Nelle scorse ore, un acceso confronto ha avuto luogo alla Casa Bianca tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, incentrato sulle tensioni riguardanti la riforma agraria in Sudafrica e le accuse di discriminazione nei confronti degli agricoltori bianchi.
Durante l’incontro nello Studio Ovale, Trump ha presentato a Ramaphosa una serie di video e articoli che, secondo lui, documentano violenze e omicidi ai danni di agricoltori bianchi in Sudafrica. Il presidente sudafricano ha respinto con fermezza queste accuse, definendole infondate e frutto di disinformazione. Il confronto si inserisce in un contesto di crescenti tensioni tra i due paesi.
A febbraio, Trump aveva firmato un ordine esecutivo per sospendere gli aiuti finanziari al Sudafrica, citando come motivazioni la nuova legge sudafricana sull’esproprio di terreni senza compenso e la posizione del paese africano nella causa per genocidio intentata contro Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia.
In risposta, Ramaphosa ha sottolineato che la riforma agraria mira a correggere le disuguaglianze storiche nella distribuzione della terra e non rappresenta una discriminazione razziale. Ha inoltre espresso preoccupazione per l’uso della “diplomazia del megafono” da parte degli Stati Uniti, auspicando un dialogo costruttivo e basato sul rispetto reciproco.
La situazione evidenzia le profonde divergenze tra Washington e Pretoria su temi sensibili come la giustizia sociale e la politica estera, con possibili ripercussioni sulle relazioni bilaterali già deterioratisi dopo la decisione di Trump di inasprire i rapporti economici in seguito alla legge sudafricana sulla riforma terriera che mira a sanare le profonde ingiustizie ereditate dell’apartheid che vedono ancora oggi la minoranza bianca, pari al 7% della popolazione sudafricana, possedere l’80% delle terre produttive della Nazione dell’arcobaleno.