Territorio e urbanizzazione a cura di Federico Monica
di Federico Monica e Lorenzo Maccotta
Non conosce flessioni il fenomeno delle “megachiese” in Africa Occidentale. Rimane la Nigeria il Paese al mondo con le megachurches più immense al mondo. Un solo edificio-capannone, per esempio, ha le dimensioni dell’intero Vaticano. Dentro vi si tengono esaltanti e poliedriche celebrazioni. Ma anche in Ghana non si scherza. E i pastori che guidano questi imperi della fede sono ricchi e potenti
Il colpo d’occhio mette i brividi. In quello che sembra uno sterminato edificio industriale dismesso, una moltitudine infinita di persone con i palmi delle mani levati verso il cielo si perde all’orizzonte. Chi urla preghiere, chi intona inni a occhi chiusi, chi si agita come in stato di trance, chi, sopraffatto dalla calca e dall’enfasi mistica, finisce per svenire ed essere portato all’aria aperta da un solerte servizio d’ordine.
Siamo nell’estrema periferia di Lagos, l’immensa megalopoli cuore economico della Nigeria – ma anche cuore spirituale, almeno a livello di numeri: qui si concentrano infatti le maggiori megachurches del Paese e forse del mondo intero. Con questo termine si è soliti designare quelle confraternite protestanti, principalmente pentecostali, che contano un numero di fedeli superiore ai diecimila e che arrivano a realizzare strutture enormi per potervi celebrare funzioni di massa. Nate negli Stati Uniti, si sono rapidamente diffuse in tutto il pianeta, dal Brasile alla Corea del Sud, passando appunto per la Nigeria.
Architetture insolite
Nonostante la loro funzione prevalentemente religiosa, il termine “megachiese” è però fuorviante. Gli edifici di culto consueti si basano infatti su tipologie architettoniche ben riconoscibili, come le strutture a pianta longitudinale derivate dalle antiche basiliche romane, o quelle a pianta centrale ispirate alle tombe dei primi martiri. Al di là degli stili, la distribuzione degli spazi interni è codificata da secoli, in modo che gli sguardi – e le orazioni – dei fedeli convergano verso un’abside, solitamente orientata a est, in cui è posto l’altare sovrastato dal crocifisso o da immagini sacre.
In queste megastrutture, no: come in immensi palazzetti dello sport i fedeli sono disposti su gradinate o a cerchi concentrici mentre il posto della croce e dell’altare è occupato da un enorme palcoscenico su cui si esibisce il pastore e leader carismatico della comunità. La nuova chiesa della Living Faith Church, in costruzione alla periferia nord-ovest di Lagos, ha la struttura di uno stadio con gradinate e un palco al posto del campo, mentre la Deeper Christian Life ha una pianta semicircolare come quella di un teatro.
Riti o show?
Un’architettura da show, più che da rituale religioso, e in effetti le assemblee domenicali, rilanciate a ciclo continuo su canali televisivi di proprietà delle stesse Chiese, hanno tutte le caratteristiche di un vero e proprio spettacolo. Potenti riflettori illuminano questi palchi su cui il pastore si muove come in un one man show: urla dal microfono, impartisce benedizioni, scaccia demoni, si prostra in stato di trance per lunghi minuti o siede su enormi troni dorati che sembrano usciti da improbabili film d’epoca. Centinaia di maxischermi e montagne di amplificatori rimandano le immagini e le voci di chi occupa il palco fino agli angoli più lontani dell’edificio o negli spazi esterni, dove spesso si affollano gruppi di persone che non hanno trovato un posto al coperto. A intervallare i sermoni e scandire i tempi delle celebrazioni ci pensano concerti di band sempre diverse, che intonano spiritual o travolgenti gospel mentre la gente intona cori e danza ritmicamente.
Numeri da capogiro
Come suggerisce il nome stesso megachurches, l’elemento che contraddistingue tali edifici non è tanto l’architettura, variegata e con stili a dir poco discutibili, quanto le dimensioni da Guinness.
La storia dell’architettura stabilisce che la chiesa più grande al mondo è, neanche a dirlo, la basilica di San Pietro: 15.000 metri quadrati calpestabili che diventano circa 50.000 aggiungendovi la piazza del celebre colonnato del Bernini. Seconde classificate, il duomo di Milano e Nossa Senhora de Aparecida in Brasile, circa 12.000 metri quadrati.
Il confronto fra questi gioielli dell’arte e le megachiese nigeriane è impietoso. Cinque anni fa la Living Faith Church ha iniziato la costruzione di un nuovo edificio per sostituire il Faith Tabernacle, i cui 24.000 metri quadrati non erano più sufficienti ad accogliere i fedeli. La nuova The Ark, quasi completata, avrà un’area quasi doppia: oltre 40.000 metri quadrati. E non si tratta di casi isolati: ad Abuja, la Dunamys Church misura 36.000 metri quadrati mentre la Mountain of Fire Church, sempre in NIgeria, a Lagos, sfiora i centomila. Dieci volte il duomo di Milano.
La chiesa più grande del mondo
Lo storico edificio della Redeemed Christian Church of God, edificato a partire dagli anni Ottanta nella cittadina di Mowe, all’estrema periferia nord di Lagos, non si distingue certo per la qualità dell’architettura: una serie di lunghissimi hangar affiancati l’uno all’altro, come un deposito industriale con semplici strutture metalliche a sorreggere le coperture. Niente pareti né decorazioni, solo un’immensa spianata coperta di oltre 450.000 metri quadrati. San Pietro al confronto sembra una cappella di montagna: questo mostro di acciaio è venti volte più grande e potrebbe coprire l’intera Città del Vaticano. Eppure nemmeno questo sterminato edificio basta a contenere i fedeli del carismatico pastore Enoch Adeboye, un ex professore di matematica oggi ottantenne alla guida della confraternita dai primi anni Ottanta. Quella che era una delle innumerevoli chiese pentecostali sparse per la Nigeria è diventata in quarant’anni la più grande del Paese e il 2015, a pochi chilometri di distanza da Mowe inizia la costruzione di una nuova chiesa. La struttura è simile alla precedente: decine di hangar metallici affiancati, ma le dimensioni sono ancora più folli: in alcuni punti l’edificio supera il chilometro di lunghezza e la superficie complessiva è di oltre un milione di metri quadrati. Molto probabilmente è già oggi il più grande edificio coperto del pianeta, ma a quanto pare il progetto non è ancora terminato e verrà ulteriormente ampliato. Ogni domenica sotto le grandi coperture in lamiera verde decine di migliaia di persone si assiepano per assistere a un lunghissimo e variegato show che comprende danze, intensi momenti di preghiera personale e collettiva, concerti di musica spiritual, benedizioni ed esorcismi, ma soprattutto una serie di sermoni che culminano nell’intervento di Adeboye.
Città nelle città
Le megachiese non si limitano a essere luoghi di culto: costituiscono vere e proprie parti di città. Non solo a causa delle loro dimensioni – intorno alla Redeemed Church si estende infatti il Redemption Camp, un’area urbana di oltre 2.500 ettari in cui vivono più di 15.000 fedeli e che comprende scuole, università, auditorium, centri commerciali e di servizi, un parco divertimenti per bambini e addirittura una centrale elettrica dedicata, per alimentare questa parte di territorio in autonomia dall’instabile rete pubblica nigeriana.
Canaanland, città satellite della Living Faith Church, ha sviluppato nel tempo un complesso di oltre 20 chilometri quadrati in cui si concentrano scuole, università e strutture ricettive ma anche vere e proprie industrie di proprietà della congregazione, come case editrici o impianti di imbottigliamento di acqua potabile, che impiegano oltre duemila persone.
Nel caos inimmaginabile di Lagos anche le chiese pentecostali diventano attori della pianificazione urbana, disegnando e creando dal nulla interi pezzi di città o, meglio, vere e proprie città nelle città, con ampi gradi di autonomia non solo nella trasformazione del territorio ma anche nella sua gestione. Il Redemption Camp, per esempio, ha una sua forza di polizia, così come un ufficio appositamente dedicato alla viabilità.
Nuovi equilibri urbani
La nuova struttura della Redeemed Church può arrivare ad ospitare oltre 500.000 persone ogni domenica; non è un caso, quindi, che sulla homepage della confraternita, appena sotto i banner che invitano alla preghiera e i link ai podcast con i sermoni del pastore Adeboye, una sezione specifica sia riservata agli aggiornamenti in tempo reale sul traffico.
Per superare gli oltre 40 chilometri che la separano dall’isola di Ikoyi, il cuore pulsante di Lagos, potrebbero volerci ore: si tratta di attraversare una delle città più congestionate del pianeta; così molti fedeli partono a notte inoltrata o addirittura raggiungono la chiesa il sabato, pernottando nelle numerose guest house di proprietà della confraternita.
Ogni domenica sono decine di migliaia le persone che raggiungono questi luoghi da ogni angolo della città o del Paese, e fin dalle prime luci dell’alba le superstrade della megalopoli sono intasate da centinaia di autobus organizzati dalle Chiese stesse per trasportare i fedeli sprovvisti di auto. Solo Canaanland ha un servizio di oltre 350 mezzi in partenza dalle stazioni di tutta la città, a cui andrebbero aggiunti gli innumerevoli taxi informali.
Potere spirituale e potere temporale
Le cifre da capogiro non riguardano soltanto il numero di fedeli ma anche i conti in banca dei fondatori e leader delle varie Chiese, che vantano patrimoni da decine di milioni di dollari e parchi macchine di lusso. Secondo Forbes, il predicatore più ricco del mondo è proprio il pastore David Oyedebo della Living Faith Church, che oltre a un patrimonio di 150 milioni di dollari possederebbe addirittura quattro jet privati. E il fenomeno delle mega-chiese non riguarda solo la Nigeria. Restando in Africa occidentale non si può non citare il caso del Ghana, dove i pastori cristiani – autoproclamati profeti – si contendono i fedeli a suo di proclami salvifici e promessi miracolose.
Alcuni di loro hanno creato dei veri e propri imperi: è il caso del vescovo Dag Heward-Mills che ha fondato nel 1988 la Lighthouse Chapel International, con sede nella capitale Accra. È una delle principali chiese carismatiche pentecostali del Ghana e ha oltre 3.000 filiali in oltre 50 paesi in Africa, Europa, Asia, Caraibi, Australia, Medio Oriente e Americhe. Il suo fondatore è considerato tra i gli uomini più ricchi del Ghana. Puntualmente, inchieste e reportage sollevano dubbi sulla provenienza e la gestione di questi fondi e sulle commistioni fra esponenti politici e leader di alcune congregazioni in grado di indirizzare percentuali considerevoli di elettori in cambio di possibili favori. Scandali che non sembrano scalfire la popolarità e l’appeal che queste confraternite esercitano sui fedeli, in crescita costante: The Ark, la nuova megachiesa nigeriana di Oyedebo, potrà ospitare 100.000 fedeli, e nel dubbio che qualcuno possa restare escluso sono in previsione grandi spazi coperti tutt’intorno all’edificio. Un cartello appeso a una parete cita le Scritture: «Dove due o tre si riuniscono nel mio nome, io sono là in mezzo a loro». Migliaia e migliaia di teste si confondono fino a diventare puntini all’orizzonte. «Ascoltate lo Spirito che scende, è fra noi!», urla nel microfono il pastore. La folla è scossa da un fremito, impossibile non credergli.
Questo articolo è uscito sul numero 3/2024 della rivista Africa. Clicca qui per acquistare una copia.
Foto di apertura: Bruno Zanzottera