Storia: le atrocità di re Leopoldo II in Congo

di AFRICA
Leopoldo II e il Congo

Alla fine dell’Ottocento il potente sovrano del Belgio s’impadronì del cuore dell’Africa e ridusse in schiavitù le popolazioni indigene, uccidendo e mutilando milioni di persone

«L’orrore! L’orrore!». Sono le ultime parole di Kurtz, uno dei grandi personaggi letterari del Novecento uscito dalla magistrale penna di Joseph Conrad nel libro Cuore di tenebra. Kurtz non è un “animo candido”; sulla palizzata davanti alla sua capanna sul grande fiume aveva conficcato le teste di alcuni indigeni uccisi, eppure di fronte a ciò che accade nella foresta pluviale del Congo non può che mormorare: «L’orrore! L’orrore!».

Falso filantropo

Leopoldo II è ancor oggi una figura controversa in Congo.

Leopoldo II è ancor oggi una figura controversa in Congo

Le terrificanti visioni che sconvolgono Kurtz sono le immagini di un genocidio poco conosciuto, quello perpetrato tra fine Ottocento e inizio Novecento da Leopoldo II del Belgio. Un sovrano subdolo e crudele, che passava per essere un filantropo e che invece fu artefice di uno dei più grandi misfatti della storia recente. Nel 1885 Leopoldo II riuscì a impossessarsi di un immenso territorio (76 volte più grande del Belgio) ricoperto di foreste nel cuore dell’Africa − il bacino idrografico del fiume Congo − grazie a un’abilissima campagna di pubbliche relazioni, nel nome della promozione di ricerche geografiche e scientifiche, della lotta ai mercanti di schiavi arabi, e della diffusione della civiltà e del progresso.

Per raggiungere i suoi scopi, reclutò il più celebre esploratore del suo tempo, Henry Morton Stanley, che percorse il fiume e stipulò centinaia di contratti ingannevoli con capitribù locali e mise le basi per la costruzione di un sistema di stazioni che facessero da collettori delle ricchezze della foresta che attraverso il fiume potevano giungere ai porti sulla foce e da qui in Europa.

Servi del caucciù

Leopoldo II e il CongoMa che cos’erano a quei tempi le ricchezze della foresta? Ce n’era una, ambitissima dall’industria dell’epoca, una resina che si ricavava incidendo la corteccia dei cosiddetti alberi della gomma e si raccoglieva in recipienti messi ai piedi del tronco. Era il caucciù, che, grazie alla scoperta del processo di vulcanizzazione, era destinato a diventare il precursore della plastica. Per ottenere il controllo di questa materia prima strategica, re Leopoldo organizzò un vero e proprio regime commercial-militare fondato consapevolmente sul terrore.

Occorreva manodopera per raccogliere il caucciù e trasportarlo fino al mare, così tutti gli africani furono obbligati a raccogliere quella resina senza alcun compenso. Ogni villaggio doveva consegnare agli emissari del re-filantropo una certa quota del prezioso prodotto vegetale: chi si rifiutava, o consegnava quantità minori di quelle richieste, era punito duramente, fino alla mutilazione: gli veniva tagliata una mano o un piede; alle donne, le mammelle. Contro i ribelli si ricorreva all’assassinio, a spedizioni punitive, distruzioni di villaggi, presa in ostaggio delle donne.

Crudeltà disumana

Schiavitu' in CongoA fare il lavoro sporco erano circa duemila agenti bianchi, disseminati nei punti più importanti del “regno” di Leopoldo: molti di essi erano malfamati in patria e malpagati in Congo. Ogni agente comandava truppe di mercenari (sedicimila in tutto) e un certo numero di nativi armati, presi da etnie diverse e dislocati nei singoli villaggi, per assicurare che la gente facesse il proprio dovere. Se la quota era inferiore a quella stabilita, si ricorreva a fustigazioni o mutilazioni. Era il metodo del terrore, tanto efficace quanto diabolico.

Tutto questo accadeva nello Stato Libero del Congo, così Leopoldo aveva chiamato il “suo” possedimento. Il risultato fu che, secondo calcoli attendibili, nell’arco di un ventennio morirono circa dieci milioni di persone, direttamente per le amputazioni o per le violenze, o indirettamente per epidemie o per fame. Sì, per fame. Perché un’altra forma di punizione per chi non riusciva a portare le quantità volute di caucciù era la distruzione dei raccolti o addirittura dei villaggi. E portare la preziosa resina nelle quantità volute diventava sempre più difficile, perché le piante adatte, visto lo sfruttamento intensivo, si trovavano sempre più lontano dal fiume e molti villaggi non riuscivano a onorare le richieste.

Testimoni coraggiosi

Edmund Morel

Il giornalista britannico Edmund D. Morel seduto alla scrivania. Figura di spicco del movimento abolizionista

Nell’agosto del 1908, poco prima di cedere ufficialmente la propria colonia personale al governo del Belgio, Leopoldo II fece bruciare per otto giorni consecutivi la maggior parte dei suoi archivi. «Regalerò ai belgi il mio Congo, ma non avranno diritto a sapere ciò che vi ho fatto», disse. E, oltre alle carte ridotte in cenere, ridusse drasticamente al silenzio i testimoni scomodi. Fu così che una parte importante della storia della dominazione europea in Africa venne cancellata.

A gridare al mondo ciò che accadeva in Congo furono un pugno di eroi – giornalisti, esploratori, missionari o diplomatici – che fecero nascere il primo movimento mondiale per la difesa dei diritti umani: Edmund Morel, reporter e politico britannico che per primo indagò su ciò che accadeva in Congo; George Washington Williams e William Sheppard, due neri americani, il primo giornalista e il secondo predicatore cristiano, che smontarono la figura da filantropo di re Leopoldo; Roger Casement, console britannico in Congo, che raccontò in patria ciò che vedeva. Senza dimenticare Alice Seeley Harris e suo marito John Harris, due missionari audaci che all’inizio del Novecento girarono la foresta congolese con la Bibbia in una mano e la macchina fotografica nell’altra. È grazie al loro coraggio se oggi possiamo pubblicare le immagini-shock di quell’epoca. Quei preziosi testimoni  denunciarono all’intero mondo il regno del terrore di Leopoldo II, fermarono la carneficina dei popoli indigeni e liberarono Kurtz dai suoi incubi.

(Raffaele Masto)

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16 commentI

Anonimo 29 Gennaio 2019 - 11:39

Non ho parole.scandallizzato.si puo interrompere la”dinnastia”?vergogna

Rey 4 Febbraio 2019 - 23:13

E perché non avete scritto della mutilazione e tortura che facevano ai congolesi?

Antonio Saltini 18 Febbraio 2019 - 08:37

Sono stato docente di storia dell’agricoltura all’Università di Milano e ho pubblicato, in inglese, una storia delle conoscenze agronomiche in sette volumi (Agrarian Sciences in the West). Conoscevo la storia di Leopoldo, ma vi pregherei di confermarmi che per la vendita dei prodotti coloniali si serviva di compagnie olandesi , al primo posto quella dei Bunge, che avrebbero partecipato alle atrocità del sire. Grazie

ADRIANA BIFFIS 19 Dicembre 2019 - 04:12

Siamo andati sulla luna, eppure siamo sempre uomini delle caverne come ci ricorda Quasimodo. L’ uomo è fra tutte le specie animali il più feroce e distruttivo che sia apparso sulla terra e la sua inevitabile cacciata dal Paradiso terrestre deve ancora avvenire

Vittorio Guarriello 9 Febbraio 2020 - 16:50

La prima volta che fu usata la mitragliatrice e se ne conobbero gli effetti devastanti avvenne nel Congo dove 50 soldati belgi ebbero ragione di 5.000 congolesi sterminandoli!

Maria Teresa 17 Febbraio 2020 - 15:46

Sono venuta a conoscenza di queste atrocità e nefandezze da un programma visto pochi giorni fa su Rai 5 che parlava di questo argomento e dell’ Africa già allora sconvolta da sfruttatori bianchi …..oltre alle terre depredate , le ricchezze sottratte anche la beffa di “” vivere ,”” si fa per dire , in miseria e malattia , se non anche arrivare alla mutilazione e morti !! Come essere umano provo VERGOGNA e inviterei i tanti tantissimi Italiani che nn conoscono la storia di informarsi e capire perché molti Africani cercano un’ altra Vita !!!! Re Leopoldo non è più qui ma in tanti fanno il suo stesso mestiere ….

nadia 17 Marzo 2020 - 16:07

Ho recentemente letto La variabile africana di Masto e sono rimasta allibita dei tanti drammi dell’Africa di cui non sapevo colpevolmente niente.

Antonella 25 Aprile 2020 - 20:26

Non sapevo fino a oggi di queste atrocità.. Si è proprio così, spesso mi vergogno di appartenere alla razza umana…. Dove spesso di umanità non c’è niente, invece di cattiveria sadismo e avidità… Tanto.

enrico napoli it 6 Maggio 2020 - 09:54

perché si parla sempre dei crimini nazisti e non di questi crimini forse che gli africani valgono meno delle altre razze umane io o ottanta anni o letto di tutto nella mia vita ma non avevo mai letto niente diquesto come mai nessun tribunale mondiale a mai processato questo essere igniobile spero che qualche persona aculturata possa quantomeno far conoscere al mondo chi sono realmente i belgi

Luca Baroni 18 Giugno 2020 - 15:27

Io come Maria Teresa ho visto quel programma .. secondo me i congolesi dovrebbero chiedere i danni ai belgi e olandesi …..una vergogna umana

Anonimo 30 Giugno 2020 - 17:51

Scusate, ma la decolonizzazione si studia sin dalle scuole medie. Mi sorprende leggere che molte persone non conoscano le sofferenze dell’ Africa causate dagli europei : belgi, francesi, tedeschi e per poco tempo, anche italiani. Tutti hanno contribuito a farne un pozzo da cui attingere a proprio piacere.

Elena 1 Luglio 2020 - 20:00

Bisogna parlarne, fare film, documentari, mostre più che si può

Maurizia Riservato 2 Aprile 2021 - 21:22

Bisogno parlarne fare film e documentary I genocidi non. Sono finiti… che vergogna

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