Nel trentennale dal genocidio, il riscatto delle donne ruandesi è un esempio per l’Africa

di claudia

Di Federico PaniCentro studi AMIStaDeS APS

Tre decenni dopo il genocidio che ha devastato il Ruanda, un notevole protagonismo delle donne nel processo di ricostruzione nazionale ha preso la scena. Dall’assistenza umanitaria all’imprenditorialità, le donne ruandesi emergono oggi come importanti agenti di cambiamento.

Durante il genocidio del 1994, quasi un milione di ruandesi, nella stragrande maggioranza Tutsi, ma anche Hutu e Twa, furono uccisi nel breve arco di tre mesi.

Uno degli episodi più atroci della fine del XX secolo continua a lasciare un’impronta indelebile nella memoria collettiva. Il massacro, caratterizzato da una devastante vastità, si manifesta ancora oggi attraverso la scoperta regolare di fosse comuni, a distanza di ben tre decenni dagli eventi. Solo lo scorso aprile, nel distretto occidentale di Rusizi, sono stati scoperti ben 1.100 corpi in fosse comuni situate in una piantagione appartenente a una parrocchia cattolica. Nell’aprile del 2020 una fossa, presumibilmente contenente fino a 30.000 corpi, è stata riesumata vicino a una diga nell’est del paese. Sei mesi dopo, nel distretto di Gatsibo, altri 5.000 corpi sono stati scoperti.

Sono venuto qui (a Ngoma ndr) per vedere se potevo riconoscere qualcuno dei miei figli, magari dai vestiti che indossavano quando sono scomparsi”, dice con dolore Celestin Kambanda, un contadino di 70 anni che non ha più ritrovato nessuno dei suoi sette figli uccisi durante il genocidio. Spera presto di poter dare loro una degna sepoltura.

Le conseguenze del genocidio hanno avuto un impatto devastante per il Ruanda. Massacri e saccheggi dilaganti hanno aggravato le condizioni di vita dei sopravvissuti, di cui il 70% erano donne e spesso vittime di torture e violenze sessuali. In questo terribile scenario, di fronte alla necessità di garantire la sopravvivenza delle loro famiglie, già allora le donne non si sono tirate indietro, prodigandosi in diverse attività come l’accoglienza a bambini orfani e l’organizzazione di gruppi di sostegno per le vedove.

Oggi, a distanza di trent’anni, tante donne ruandesi emarginate all’indomani del genocidio, sono diventate protagoniste di azioni in tema di inclusione finanziaria con Women for Women Rwanda, organizzazione impegnata a promuovere la dignità, la libertà e l’uguaglianza. L’obiettivo principale è supportare le donne nella trasformazione dei loro mezzi di sussistenza attraverso l’imprenditorialità, il risparmio e gli investimenti.

È il caso di Marie Claire, che si è unita alle associazioni locali di risparmio e prestito dei villaggi (VSLA) attraverso il programma “Stronger Women, Stronger NationsSWSN di WfW-Rwanda. Con i propri risparmi ha acquistato 20 macchine da cucire per avviare un’attività di sartoria ed è riuscita ad assumere 20 donne. “Il denaro che guadagno dalla mia attività mi ha permesso di contribuire finanziariamente allo sviluppo della mia famiglia”, ha affermato. Un simile esempio viene dal distretto di Kayonza con la testimonianza di Kirungi che, dopo essersi unita ai VSLA locali, è riuscita ad avviare un’attività di allevamento di suini.

Le esperienze raccontate da Kirungi e Marie-Claire rappresentano soltanto due delle tante testimonianze di successo della missione del WfW-Rwanda, considerando l’impatto dei VLSA nelle zone rurali e il miglioramento della “salute, del benessere economico e dell’empowerment”.

Iniziative come quella di WfW-Rwanda hanno migliorato sensibilmente la vita delle donne ruandesi, incoraggiandole ad adottare pratiche imprenditoriali e insegnando loro a risparmiare, guadagnare e investire denaro. Queste donne sono riuscite così a spezzare il ciclo della povertà per se stesse e le loro famiglie, contribuendo in modo significativo alla ricostruzione delle comunità locali.

Il Ruanda, ora riconosciuto come una delle nazioni più stabili dell’Africa, ha ospitato con orgoglio la Conferenza internazionale “Women Deliver 2023 a Kigali, dal 17 al 20 luglio dello scorso anno. La partecipazione di 6 mila donne a questa convenzione ha segnato un evento storico per il continente africano. L’obiettivo principale della conferenza è stato quello di condividere progetti e iniziative virtuose al fine di promuovere un approccio femminile verso la costruzione di società più sostenibili e integrate. La Conferenza internazionale ha rappresentato un significativo punto di incontro multisettoriale per promuovere l’uguaglianza di genere e mettere in luce il ruolo cruciale delle donne nello sviluppo e nella crescita delle comunità.

Del resto, attraverso le loro esperienze e le storie di successo, le donne diventano una fonte di ispirazione non solo per il proprio paese, ma anche per altre realtà del continente africano, come il Sudafrica e il Sudan. In questi paesi, la disoccupazione femminile, che nel 2020 ha raggiunto il 34%, rimane un problema significativo. Spesso, la condizione delle donne è ancora relegata in secondo piano, nonostante i progressi in altri settori.

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