Guida al Safari

di claudia
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di Gianni Bauce

Vademecum per vivere la magia di una delle esperienze più emozionanti che l’Africa possa regalare. Consigli pratici e raccomandazioni preziose per chi desideri realizzare il sogno di un safari. Una guida essenziale con ciò che occorre sapere prima del viaggio: quando, dove, come e con chi vivere l’incontro ravvicinato con la natura dell’Africa

Safari è un termine della lingua swahili che significa “viaggio”. Oggi la parola è sinonimo di un’esperienza nella natura africana, alla ricerca della straordinaria fauna selvatica. Un’esperienza indelebile, da vivere al meglio seguendo alcune semplici regole. Ecco i nostri suggerimenti.

1) Scegliere il momento giusto. Il safari può essere realizzato in ogni periodo dell’anno, evitando la stagione delle piogge quando le piste diventano impraticabili e comunque insidiose. Scegliere il periodo migliore in base alla destinazione. Nelle savane dell’Africa orientale, da non perdere la Grande Migrazione degli gnu, uno dei più maestosi spettacoli della natura: da luglio a settembre, durante la stagione secca, oltre due milioni di gnu, ma anche antilopi e zebre, lasciano le praterie ingiallite del Parco Nazionale del Serengeti in Tanzania, attraversano i fiumi Grumeti e Mara infestati da feroci coccodrilli, a approdano ai pascoli più verdi della Riserva Nazionale Masai Mara in Kenya. Tra dicembre e marzo percorrono lo stesso tragitto all’inverso (raccomandati i mesi di gennaio e febbraio, quando nascono i cuccioli). In Botswana da giugno a settembre, durante l’inverno australe, il clima è favorevole, mite e secco, e l’acqua dell’Okavango richiama molti animali migratori, facendo di questi mesi il momento migliore per un safari in canoa. Il periodo, con poche precipitazioni, è ideale anche per Zambia, Zimbabwe, Malawi, Sudafrica e Namibia.

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2) Sicurezza e sostenibilità. Interagire con la fauna selvatica (o, più correttamente, “non interagire”) è un’arte difficile e complessa, che richiede anni di preparazione ed esperienza. Non è mai una buona idea improvvisare: il turista “fai da te” rischia di infilarsi in situazioni potenzialmente pericolose e comunque dannose per l’ambiente. È pertanto importante affidarsi a organizzazioni accreditate e farsi accompagnare da guide professioniste, capaci di svelare l’affascinante mondo della natura assicurando al contempo sicurezza e sostenibilità del safari. Diffidare di sedicenti guide prive di competenza come di licenze.

3) Non disturbare. Minimizzare il più possibile l’impatto della propria presenza, muovendosi con passo lieve e animo rispettoso, evitando di creare le scene indegne a cui purtroppo capita talvolta di assistere: autoveicoli all’inseguimento di leoni con autisti incitati a squarciagola dai passeggeri. Avvicinarsi eccessivamente agli animali, sostare troppo a lungo in loro presenza, indurli ad assumere posizioni per consentire uno scatto fotografico eccezionale: sono tutti comportamenti contrari all’etica del safari, e dei quali il turista “indipendente” spesso ignora le conseguenze negative. Particolarmente problematici, sotto il profilo dell’impatto umano sull’ambiente, sono i safari notturni: veicoli e proiettori di luce sono un disturbo eccessivo per prede e predatori.

4) Attenzione alla guida. Il game drive è il metodo più comune per avvistare gli animali: permette di muoversi in sicurezza a bordo di veicoli aperti condotti da autisti/guide che conoscono il territorio.In alcune aree protette, come per esempio il Kruger National Park (Sudafrica) o l’Etosha National Park (Namibia), sono consentiti i più economici safari con auto a noleggio – i cosiddetti self-drive –, tuttavia chi conduce l’automezzo deve prestare la massima attenzione ed è sempre sconsigliabile – anche laddove i regolamenti lo permettano – uscire dalle piste battute, perché così facendo si rischia di calpestare e distruggere nidi, uova, colonie di insetti, tane, ecc. In ogni caso per i self-drive, ricordarsi di rimanere sempre nel veicolo. Se non vedi animali, non vuol dire che non ci siano.

5) Non solo “Big 5”. Le aspettative del turista sono in genere concentrate sull’incontro degli animali più iconografici del continente, i cosiddetti “Big 5”: leoni, leopardi, elefanti, bufali e rinoceronti; ma spesso questo desiderio diventa un’ossessione che tende a offuscare l’incontro con altre straordinarie creature, meno imponenti ma non meno interessanti. Per godersi appieno il safari occorre lasciare a casa ogni ansia e imparare ad apprezzare ciò che l’Africa vuole mostrarci: la boscaglia e la savana non sono uno zoo in cui possiamo decidere quale animale vedere e quando vederlo. La fauna si muove libera e incontrarla è spesso una questione di fortuna, anche perché tende a evitare l’uomo, tanto più se questo si comporta come un elemento di disturbo.

6) Informarsi. Ogni animale ha abitudini e habitat diversi che determinano dove e quando si ha la possibilità di incontrarlo. Gli elefanti si muovono di giorno e di notte: è quindi facile avvistarli, specie vicino a pozze e fiumi, dove anche i bufali si recano a bere il mattino presto e la sera. Il rinoceronte bianco predilige le praterie adiacenti a boscaglie rade, dove trascorre gran parte del caldo pomeriggio per recarsi a bere mattino e sera, pascolando la notte e nel primo mattino. Il rinoceronte nero è invece molto più schivo; vive nelle boscaglie fitte e solo un colpo di fortuna o un tracker esperto possono fornire opportunità di avvistamento. Non è facile avvistare i leopardi, felini notturni, schivi e solitari, mentre i leoni si possono avvistare anche durante il giorno, sdraiati all’ombra di un albero o nei pressi di una loro preda, annunciati dalla presenza di avvoltoi e di iene. Per gli appassionati di rettili, i coccodrilli sono presenti in ogni pozza d’acqua o fiume e la fine della stagione secca è il periodo ideale per vederne l’accoppiamento.

7) Cogliere la presenza animale. Quando ci muoviamo in un ambiente naturale impariamo a usare tutti i sensi, non soltanto la vista. Spesso ci si rammarica di non aver incontrato il leone o il leopardo semplicemente perché non lo si è visto. Ma nelle notti africane, quando il ruggito del “re della foresta” scuote la savana o il rauco verso del leopardo riecheggia tra la boscaglia, non abbiamo forse ugualmente avvertito la loro presenza intorno a noi? La loro vicinanza è reale, così come quella della iena della quale abbiamo soltanto avvertito l’odore pungente fuori dalla nostra tenda.

8) Fotografare senza ossessione. Oggi sono sempre più richiesti i fuoristrada dotati di connessione wi-fi: i turisti vogliono condividere in tempo reale sui social le immagini catturate da macchine fotografiche e cellulari. Ma il desiderio di realizzare foto e video spettacolari può diventare un’ossessione che finisce per rovinare il safari. Le immagini più emozionanti sono quelle che restano impresse per sempre nei propri occhi, senza bisogno di immortalarle né pubblicarle online.

9) Birdwatching. Lo spettacolo della natura è anche nell’aria: impariamo ad alzare lo sguardo. Gli uccelli africani hanno colori meravigliosi e compiono evoluzioni incredibili. Tuttavia, molto spesso è il canto l’unica traccia di questi minuti protagonisti della boscaglia, perché le loro dimensioni e la tendenza a mascherarsi con la vegetazione li rendono difficili da avvistare. Serve pazienza e l’aiuto di una guida che faccia scoprire la magia del birdwatching e la passione per il mondo alato.

10) A piedi. Il walking safari è possibile solo in poche aree protette (lo Zimbabwe è il luogo migliore in assoluto per provarlo) ed è indispensabile che sia condotto da una guida professionista armata (capace di reagire in caso di eventuale carica da parte di qualche animale pericoloso). Il safari a piedi regala emozioni uniche, anche se spesso non si incontrano così tanti animali come in auto. Tuttavia, camminare a piedi nella boscaglia consente di arrecare meno disturbo e di percepire suoni, profumi, tracce e presenze che l’automezzo non consente di cogliere.

11) In canoa. Navigare a pelo d’acqua, sospinti dalle pagaie o dalle pertiche, scivolando tra isole galleggianti di ninfee, bambù e foglie dei papiri, è un’esperienza indelebile. Il silenzio è rotto dal canto degli uccelli palustri e dai tuffi di pesci, anfibi, piccoli e grandi mammiferi – elefanti, ippopotami, coccodrilli e bufali – che trovano ospitalità e nutrimento nei fiumi e nei laghi. Da provare lungo il corso dello Zambesi (Zambia e Zimbabwe), nel Parco di Liwonde (Malawi) o tra i canali dell’Okavango: una delle più vaste aree umide del pianeta, tra i più ricchi e sofisticati ecosistemi d’Africa.

12) In aria. Il volo della mongolfiera è magico: si galleggia nell’aria, avvolti in un silenzio irreale, come morbide nuvole, accarezzati da brezze che ci conducono alla scoperta di nuovi paesaggi e nuove prospettive di osservazione. Una magia da provare almeno una volta nella vita (prezzi da 500 euro a testa), specie in Africa, dove questi vascelli del cielo sono i mezzi più indicati per visitare parchi e riserve naturali, potendo raggiungere gli angoli più remoti, anche quelli inaccessibili ai fuoristrada, senza disturbare la fauna selvatica. In Kenya e Tanzania sono attive numerose agenzie specializzate che organizzano “safari volanti” nelle savane brulicanti di animali del Masai Mara e del Serengeti. Anche in Sudafrica (zona del Kruger National Park e aree montane del Blyde River Canyon e Drakensberg) e Namibia (sulle dune di Sossusveli nel deserto del Namib) si può spiccare il volo a bordo di una mongolfiera.

13) Coi bambini. Il safari è un’esperienza che riempie di meraviglia lo sguardo dei bambini, che dovranno essere adeguatamente preparati dai genitori e attenersi scrupolosamente alle istruzioni della guida, in particolare sulla necessità di non procurare rumori molesti, né di sporgersi o mettere le mani fuori dal finestrino, nemmeno per fare una foto, quando gli animali sono nelle vicinanze. Un piccolo cannocchiale permetterà di godersi al meglio lo spettacolo.

Questo articolo è uscito sul numero di novembre-dicembre della rivista Africa. Per acquistare una copia, clicca qui, o visita l’eshop.

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