di Andrea Spinelli Barrile
Stop ai blackout: diciassette governi africani hanno presentato a New York i loro piani per rafforzare le reti elettriche, attrarre investimenti e portare energia a milioni di cittadini entro il 2030.
Sono 17 i Paesi africani che si sono impegnati ad attuare riforme per ampliare l’accesso all’elettricità nell’ambito della Mission 300. Si tratta precisamente di Benin, Botswana, Burundi, Camerun, Comore, Repubblica del Congo, Etiopia, Gambia, Ghana, Guinea, Kenya, Lesotho, Mozambico, Namibia, Sao Tomé e Príncipe, Sierra Leone e Togo, che nei giorni scorsi hanno adottato i loro Patti energetici nazionali in occasione del Bloomberg philanthropies global forum, che si è svolto a New York a margine dell’Assemblea generale dell’Onu. Questa iniziativa, guidata dalla Banca mondiale e dalla Banca africana di sviluppo, mira a fornire elettricità a 300 milioni di persone in Africa entro il 2030.
Secondo una dichiarazione congiunta dei due istituti finanziari, questi piani generali contribuiranno a orientare la spesa pubblica, a promuovere le riforme e ad attrarre capitali privati: “L’elettricità è la base per posti di lavoro, opportunità e crescita economica” ha detto il presidente del gruppo della Banca mondiale, Ajay Banga, “ecco perché la Mission 300 è più di un obiettivo: è un’iniziativa per riforme sostenibili che riducano i costi, rafforzino le compagnie elettriche e mobilitino gli investimenti privati”.
Dal lancio della Mission 300, 30 milioni di persone ne hanno già beneficiato e si prevede che presto ne seguiranno più di 100 milioni. Da parte sua, il presidente del gruppo della Banca africana di sviluppo, Sidi Ould Tah, ha detto che “un’energia affidabile e conveniente è il modo più rapido per far crescere le piccole e medie imprese, il settore agroalimentare, il lavoro digitale e il valore aggiunto industriale”.

I Patti energetici nazionali sono il cuore della Mission 300: sviluppati e adottati dai governi con il supporto tecnico dei loro partner per lo sviluppo, sono adattati al contesto di ciascun Paese. Si tratta di piani d’azione concreti incentrati su tre aree fondamentali: infrastrutture, finanziamenti e politiche pubbliche. Un primo gruppo di Paesi aveva già presentato i propri patti energetici all’inizio di quest’anno: Costa d’Avorio, Repubblica democratica del Congo, Liberia, Madagascar, Malawi, Mauritania, Niger, Nigeria, Senegal, Tanzania e Zambia. Insieme, queste roadmap contengono oltre 400 misure volte a rafforzare i servizi elettrici, ridurre i rischi per gli investitori ed eliminare i colli di bottiglia.
Alla cerimonia di adozione erano presenti diversi super ospiti africani: il presidente del Botswana Duma Boko ha definito il patto “un impegno condiviso per soddisfare i bisogni umani fondamentali, trasformare la nostra economia e creare posti di lavoro” mentre il presidente camerunense Paul Biya ha detto che il suo governo è “risolutamente impegnato a favore delle energie rinnovabili, promuovendo un accesso universale inclusivo e uno sviluppo sostenibile basato su partnership e riforme ambiziose”.
Il presidente della Repubblica del Congo, Denis Sassou Nguesso, ha ricordato che il suo Paese ha “un potenziale idroelettrico di circa 27.000 Mw certificati e di oltre 100.000 Mw attualmente in fase di studio” evideniando che “lo sviluppo di questa energia rinnovabile e sostenibile coprirà più di un terzo del fabbisogno elettrico dell’Africa”. Il presidente del Ghana, John Dramani Mahama, ha detto che “l’accesso universale all’energia è essenziale per consentire alle aziende di avere successo, ridurre la povertà e promuovere pari opportunità”.
Per unire gli sforzi per elettrificare l’Africa, La Banca mondiale e la Banca africana di sviluppo stanno collaborando con diversi partner, tra cui la Fondazione Rockefeller, la Global energy for people and planet (Geapp) alliance, l’iniziativa Sustainable energy for all (Seforall) e il Fondo fiduciario del programma di assistenza alla gestione del settore energetico (Esmap) della Banca mondiale. Molti partner per lo sviluppo e istituzioni finanziarie per lo sviluppo sostengono anche i progetti della Mission 300 attraverso cofinanziamenti e assistenza tecnica.


