Africa, quando credere in Dio è pericoloso

di Enrico Casale
Detenuto per motivi religiosi in Eritrea
Un eritreo arrestato per motivi religiosi

Un eritreo arrestato per motivi religiosi

La libertà religiosa sta diminuendo in tutto il mondo e in Africa in particolare. A denunciarlo è il «Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo» presentato ieri, 15 novembre, da «Aiuto alla Chiesa che Soffre» (Acs), una fondazione pontificia che sostiene chi è perseguitato per motivi religiosi. «Dei 196 Paesi analizzati – spiegano i ricercatori di Acs -, 38 mostrano indiscutibili prove di violazioni alla libertà religiosa. Di queste 38, 15 nazioni vivono un regime di discriminazione normalmente perpetrato dallo Stato, 23 nazioni conoscono invece vere persecuzioni che sfociano in campagne di violenza e soggiogazione da parte di gruppi e milizie terroristici. Nel periodo intercorso dall’ultima edizione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo (2014), il rispetto della libertà religiosa è peggiorato in 14 Paesi (37%), mentre in altri 21 (55%), non è stato riscontrato alcun segno di cambiamento.

Per quanto riguarda l’Africa, la situazione è particolarmente critica in Eritrea, Kenya, Libia, Niger, Nigeria, Somalia, Sudan e Tanzania. Con alcune differenze. In Eritrea, per esempio, è lo Stato che discrimina chi appartiene ad alcune confessioni religiose. Ultimamente, denuncia il rapporto, 85 testimoni di Geova sono stati incarcerati perché si sono rifiutati di entrare nell’esercito, a molti di loro sono stati inoltre negati incarichi governativi. Nel Paese vi sono inoltre almeno tremila cristiani tra i credenti imprigionati a causa della loro religione.

Altrove, invece, la discriminazione è legata al fondamentalismo islamico. In Somalia, la piccola comunità cristiana (ma anche quella musulmana sufi) è perseguitata dalle milizia al Shabaab. I miliziani jihadisti colpiscono anche il Kenya (basti pensare alle 148 persone uccise nella strage all’Università di Garissa e le 67 vittime nell’attacco al centro commerciale di Nairobi) e la Tanzania (dove però i musulmani moderati si oppongono agli islamisti). In Nigeria, 2,5 milioni di persone sono sfollate a causa delle violenze jihadiste di Boko Haram. 219 delle 279 ragazze rapite nel 2014 risultano ancora scomparse dopo due anni. Il fondamentalismo islamico, in particolare quello rappresentato da Boko Haram, tocca anche altri Paesi dell’Africa occidentale: Burkina Faso, Costa d’Avorio e Niger.

Suora

Una suora invita a pregare per la libertà religiosa

La libertà religiosa è vittima anche dell’anarchia libica. In Libia infatti, oltre alla decapitazione di 21 copti da parte dello Stato islamico, si registra il divieto di proselitismo e l’aumento del numero di omicidi ai danni delle minoranze religiose.

In Africa, l’unico caso in cui si è registrato un miglioramento è l’Egitto. «Il giro di vite da parte dello Stato contro gli attacchi ai copti e alle altre minoranze – osservano i ricercatori – hanno dato una svolta alla situazione. Ma permane la proibizione del culto al di fuori delle chiese e si sono registrati sporadici attacchi islamisti ai danni di cristiani e di altri credenti oltre che danneggiamento di edifici religiosi, rapimenti e omicidi».

 

 

 

Condividi

Altre letture correlate:

Lascia un commento

Accetto la Privacy Policy

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.