Il caso di un giovane medico egiziano che ha eseguito un’appendicectomia d’emergenza senza l’ausilio di una Tac, rotta in un ospedale pubblico de Il Cairo, ha acceso i riflettori sulle difficoltà che il personale sanitario affronta quotidianamente. “È stato un rischio calcolato”, ha dichiarato il medico, aggiungendo che sotto la nuova proposta di legge sulla malpratica non avrebbe agito nello stesso modo, riferisce Reuters. “Avrei dimesso il paziente, anche se questo significava un’eventuale perforazione dell’appendice”.
La proposta di legge, pensata per tutelare i pazienti e penalizzare i medici che forniscono cure inadeguate, sta suscitando un acceso dibattito in Egitto. Da un lato, il governo sottolinea che il provvedimento punta a migliorare il rapporto medico-paziente e a modernizzare il sistema. Dall’altro, molti medici temono che la nuova normativa possa esacerbare le già difficili condizioni di lavoro, accelerando l’esodo di professionisti verso l’estero.
La carenza cronica di risorse negli ospedali pubblici egiziani è al centro delle critiche. “Molte strutture mancano di strumenti essenziali che all’estero sono dati per scontati”, ha dichiarato a Reuters Hisham Ezzat, anestesista emigrato in Germania. I medici spesso si trovano a dover acquistare di tasca propria materiali di base come guanti e suture.
Secondo il sindacato dei medici, la situazione è aggravata dall’insufficienza di personale: il Paese registra solo 12,8 medici ogni 10.000 abitanti, un dato ben al di sotto della media globale di 17,2. La fuga di cervelli è preoccupante: ogni giorno, circa 12 medici lasciano il sistema sanitario egiziano.
Il sindacato dei medici ha espresso timori che la nuova legge possa aumentare il conflitto tra medici e pazienti. “Piuttosto che migliorare il sistema, questa legge creerà rivalità e sfiducia”, ha dichiarato un portavoce del sindacato.
Il primo ministro Mostafa Madbouly ha affermato che il disegno di legge cerca di bilanciare i diritti di medici e pazienti, evitando che i medici siano processati secondo il codice penale, strumento considerato inadeguato per trattare errori medici. Tuttavia, l’annuncio del voto parlamentare sulla legge è stato rinviato per evitare proteste, in coincidenza con il 14° anniversario della rivolta del 25 gennaio.
Con stipendi tra i più bassi al mondo – 12.000 sterline egiziane (circa 237 dollari) al mese per un consulente – molti medici scelgono di emigrare. “Guadagno 27 volte di più in Arabia Saudita”, ha dichiarato un gastroenterologo a Reuters.
Molti medici rimasti in Egitto si stanno orientando verso specializzazioni a basso rischio, come la patologia clinica, per evitare complicazioni legali.
La legge sulla malpratica medica in discussione è, nello specifico, un disegno di legge proposto dal governo egiziano che mira a regolare la responsabilità dei medici in caso di errori professionali, introducendo nuove misure di tutela per i pazienti e prevedendo sanzioni per i medici che forniscono cure considerate inadeguate o negligenti.
Attualmente, i medici in Egitto sono giudicati secondo il codice penale, che non distingue tra errori medici, complicazioni prevedibili e negligenza grave. La nuova legge creerebbe un sistema legislativo specifico per i casi di malpratica, separandoli dal codice penale e introducendo sanzioni che includono multe pecuniarie e, in casi di negligenza grave, anche la detenzione per i medici ritenuti colpevoli. Tuttavia, i dettagli su cosa costituisca “negligenza grave” e come verranno distinte le responsabilità non sono ancora completamente chiari.
La normativa prevede anche una compensazione finanziaria per i pazienti vittime di errori medici, ma non è specificato come queste risorse saranno gestite o assegnate.
I medici temono che la legge possa esporli a denunce penali anche per complicazioni inevitabili o errori minori, aggravando ulteriormente le loro condizioni di lavoro. Il dibattito si inserisce in un contesto di forte carenza di risorse nel sistema sanitario egiziano, con medici che operano in condizioni difficili e spesso senza strumenti adeguati.