Tanzania, le donne dell’oro

di claudia
oro tanzania

di Andrea Spinelli Barrile – foto di Luis Tato / Afp

In Tanzania l’industria dell’estrazione mineraria, un tempo dominata dagli uomini, diventa terreno di battaglia per l’emancipazione femminile. Le miniere d’oro in Tanzania danno lavoro a un numero crescente di donne – vedove, abbandonate dal marito, spesso con figli a carico, in povertà estrema e ancora stigmatizzate dalle loro comunità di origine – più che mai determinate a conquistarsi spazi e diritti in un settore tradizionalmente dominato dagli uomini

La Tanzania è il quarto produttore d’oro in Africa, dopo Sudafrica, Ghana e Mali, e rappresenta l’1,3% della produzione totale di oro mondiale. La produzione ha raggiunto le 55,6 tonnellate nel 2021, in crescita costante negli anni nonostante la pandemia: 2,774 miliardi di dollari il totale delle sole esportazioni di questo metallo. È un’industria tradizionalmente appannaggio degli uomini, con le comunità insediate nei distretti minerari che hanno sempre scoraggiato, e bloccato, l’accesso femminile alle miniere. Le poche donne impiegate nell’estrazione venivano molestate e picchiate, l’oro che estraevano o di cui erano in possesso veniva loro sottratto con la forza dai minatori uomini. Fino a qualche anno fa, lo slancio femminile verso professioni culturalmente riservate agli uomini è stato spento, orientato verso ruoli più tradizionali, quello di casalinga e madre, facendo spesso deragliare l’autostima delle giovani donne. Eppure qualcosa sta cambiando in Tanzania, e la rivoluzione sta partendo proprio dalle miniere d’oro.

Il bluff della prima minatrice

Negli anni Novanta esplose sui media tanzaniani la storia di Pili Hussein, fuggita a 31 anni dal marito violento, la quale, travestendosi da uomo per un decennio, ingannò i suoi colleghi facendosi chiamare Mjomba Hussein (“Zio Hussein” in kiswahili), estraendo tanzanite alle falde del Kilimangiaro. Con i soldi guadagnati ha costruito case per il padre, la madre e la sorella gemella, ha acquistato strumenti e utensili per l’estrazione mineraria e iniziato ad assumere dipendenti a lavorare per lei. Fu scoperta verso la fine del decennio, quando una donna denunciò di essere stata violentata e Pili Hussein fu arrestata come sospettato: per non finire in carcere rivelò il suo segreto e fu rilasciata. I suoi colleghi maschi accettarono di essere stati ingannati solo nel 2001, quando Pili Hussein si sposò. Oggi possiede una società mineraria con 70 dipendenti.

Un’opportunità d’oro

Il Progetto Clarity – acronimo inglese per “Azione collettiva per la realizzazione dei diritti nell’industria estrattiva” – sostiene e contribuisce ad affrontare le sfide che impediscono a donne, giovani e persone con disabilità, di beneficiare in egual misura del settore estrattivo nei distretti della zona dei laghi della Tanzania. Nel cuore del distretto minerario del Paese le donne stanno riprendendosi voce e dignità. A Geita, nel nord-ovest, le donne resistono allo stigma culturale creando proprie miniere su piccola scala, dove guadagnarsi da vivere in sicurezza. Alcune lavano la sabbia in una padella alla ricerca dell’oro, altre filtrano il terreno attraverso un rumoroso macchinario di lavorazione alimentato a diesel per estrarre piccole pietruzze d’oro. Donne che non hanno alcun problema a sporcarsi le mani, lavorare nel fango svolgendo le mansioni più faticose che un lavoratore o una lavoratrice possa sopportare.

Le miniere, e l’oro, rappresentano un’opportunità per molte di loro: vedove, abbandonate dal marito, spesso con figli a carico, in povertà estrema e ancora stigmatizzate dalle loro comunità di origine, le donne delle miniere tanzaniane trovano in questo lavoro sporco e faticoso un’ancora di salvezza, un motivo nuovo di orgoglio.

Donne al comando

Una delle lacune più grandi per queste donne resta la difficoltà a perseguire posizioni di leadership. Non per niente in Tanzania esistono programmi come il Female Future Program Tanzania (Fft), organizzato dall’Associazione dei datori di lavoro, per aiutare le donne, in qualsiasi settore, a sviluppare qualità di leadership.

Da quando ha assunto l’incarico, nel 2021, la presidente tanzaniana Samia Suluhu Hassan promuove una narrazione diversa al riguardo delle donne che assumono ruoli fino a quel momento riservati agli uomini, un cambiamento che attua affidando spesso responsabilità significative a donne, che si dimostrano sempre all’altezza del compito. Attraverso la creazione di associazioni di donne minatrici e l’aiuto di progetti come Clarity, le donne della regione di Geita, e non solo, hanno gradualmente ottenuto l’accesso alle miniere potendo così beneficiare del settore minerario dal punto di vista anche economico. La Geita Women Miners Association (Gewoma) è uno dei più numerosi gruppi di minatrici del Paese. Assieme al progetto Clarity sostiene le donne nell’accesso a pari opportunità nel settore aurifero a Geita e Mara, due delle regioni tanzaniane più povere. L’iniziativa è finanziata dall’Unione Europea, che lavora con il governo e le compagnie minerarie nella protezione di questi gruppi dall’impatto dell’attività mineraria.

Più tutele e diritti

Uno dei risultati più recenti della collaborazione tra il Progetto Clarity e Gewoma riguarda la messa al bando, in molte miniere della zona, dei lavoratori minorenni. Uno dei capitoli di maggior impatto per le donne riguarda oggi proprio l’accesso alla giustizia, per tutelare sé stesse, i propri diritti e quelli dei loro figli, diritti di cui spesso non sono nemmeno a conoscenza. Attraverso la formazione continua di gruppo e individuale su diritto minerario, inclusione sociale e di genere, le minatrici sono state in grado di segnalare e seguire casi di violenza presso lo sportello di genere della polizia locale, grazie anche al sostegno di organizzazioni locali che forniscono supporto legale.

Gruppi industriali come Geta Gold Mining oggi impiegano donne non solo nell’estrazione ma anche negli uffici e in posizioni manageriali sul campo, adottando misure per colmare il divario di genere e rendere il posto di lavoro più sicuro e sano per le donne. Il gruppo ha anche una serie di programmi e iniziative per attirare più donne alla carriera nel settore minerario, promuovere l’uguaglianza di genere e garantire che le donne abbiano accesso a opportunità di formazione e sviluppo; propone corsi di formazione e si è avvalso di consulenti donne per modificare le proprie politiche interne relative alla differenza di genere.

La maggiore consapevolezza delle donne e delle comunità, le politiche e un’accresciuta responsabilità sociale delle imprese nelle grandi miniere riguardo all’inclusione e alla sicurezza delle minatrici, unitamente alla crescente sensibilità ambientale dei lavoratori e delle aziende, stanno in parte rivoluzionando il settore aurifero tanzaniano, laggiù nei cunicoli bui, tra il fango e il caldo. L’impegno di giovani e donne sembra poter rappresentare la chiave per garantire un impatto a lungo termine di questa rivoluzione.

Questo articolo è uscito sul numero 4/2023 della rivista Africa. Per acquistare una copia, clicca qui, o visita l’e-shop.

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