Tre marchi africani di bambole “inclusive” e sostenibili

di claudia
Sabelle Beraki

di Claudia Volonterio

Rappresentazione, educazione alla sostenibilità e inclusione: questi sono i valori di cui si fanno portatori nuovi marchi di bambole “made in Africa”, nati per colmare un vuoto rappresentativo nell’industria dei giochi, che sta piano piano cambiando. Ecco tre esempi di brand africani sostenibili in cui tutti i bambini del continente e afrodiscendenti potranno rispecchiarsi.

Cresciuti un mondo saturo di bambole dalla pelle chiara, vestite in abiti prettamente occidentali, i giovani designer provenienti da diversi Paesi del continente, o appartenenti alla diaspora, stanno lavorando oggi per rompere questa mancanza di rappresentazione. “Ogni bambino merita una bambola che lo faccia sentire rappresentato, visto e di percepire di appartenere al mondo in cui vive”: questo il pensiero che ha portato la designer eritrea Sabelle Beraki (foto di apertura), a soli 19 anni, a creare il suo marchio Bells Toys, una linea di giochi e bambole dalla pelle scura e somiglianti, anche per gli abiti, alla cultura in cui è cresciuta. “Da bambina vagavo tra i corridoi dei giocattoli, alla ricerca di una bambola che mi somigliasse, che condividesse il ricco arazzo della mia eredità e l’unicità del ricciolo dei miei capelli. Quella ricerca piantò il seme di ciò che sarebbe sbocciato in Bells Toys”, racconta la designer in un’intervista a Okay Africa.

Bells Toys non è solo un’azienda dunque, ma un impegno al cambiamento, un invito che prende la forma di un giocattolo, capace di ottenere una forte risonanza. “Ci dedichiamo alla realizzazione di bambole che fanno molto più che intrattenere. Riflettono la diversa bellezza dei bambini che li tengono, favorendo la fiducia in se stessi e un’immagine positiva di sé fin dalla giovane età. Questa missione consiste nel garantire che ogni bambino si senta incluso, apprezzato e autorizzato a sognare in grande”, si legge sul sito.

L’imprenditrice Queen Uwabuofu e le bambole del suo marchio CloveKids International

Spostandoci in Nigeria un impegno simile è portato avanti da FICO Solutions Nigeria LTD, che ha creato delle linee di bambole alla moda, pensate e create per valorizzare e rappresentare la storia e la cultura del continente. Molte di loro sono infatti somiglianti a storiche regine africane del passato e alle principesse Naija. Bambole inserite in un progetto noto come Queens of Africa. “Il programma Queens of Africa è pensato, attraverso l’uso di libri, bambole, fumetti, musica e serie di animazione, per aiutare i bambini di origine africana ad avere fiducia in se stessi e a maturare eticamente”, si legge sul sito del brand. Le bambole e i materiali sono progettati, attraverso materiali divertenti per promuovere e valorizzare l’immenso patrimonio africano di cui i bambini vengono a conoscenza semplicemente giocando. Sviluppato dall’imprenditore e filantropo Taofick Okoya, il programma ha raggiunto decine di migliaia di bambini in tutta l’Africa contribuendo in modo significativo ai programmi educativi, in particolare in Nigeria.

Rappresentazione fa anche rima con sostenibilità. Un’onda su cui viaggia CloveKids International, brand nigeriano di cui Queen Uwabuofu, imprenditrice pluripremiata, è la fondatrice e direttrice creativa. La sua azienda ha come obiettivo dal 2019 quello di produrre giocattoli, realizzati con materiali ecologici e sostenibili, pensati per i bambini del continente, capaci di promuovere la rappresentanza nera, l’inclusione, la diversità, l’educazione infantile e la sostenibilità. L’impegno di questo marchio va oltre la rappresentazione inclusiva, ma segue un obiettivo educativo ancora più ampio, a favore di una sostenibilità non solo etica, ma anche ambientale. “Produciamo bambole nelle quali ogni bambino e bambina africana o afrodiscendente possa riconoscersi, utilizzando materiali sostenibili lavabili e infrangibili. Le nostre bambole hanno capelli simili a quelli di qualsiasi tipico bambino africano con varie opzioni di acconciature locali. Le nostre bambole sono realizzate artigianalmente da donne da vari Paesi del continente e i nostri materiali sono in gran parte di provenienza locale”, spiega l’imprenditrice in un’intervista.

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