Uganda: Kampala si visita in moto!

di Valentina Milani

Da dove deriva il nome Kampala? A spiegarlo a noi di Africa, direttamente nel cuore della grande città, è Solomon Busobozi, trent’anni, viso gioviale, professione: boda boda (pilota di moto taxi).

Nato e vissuto nella capitale ugandese, Solomon ha due figlie piccole e un grande sogno: diventare un operatore turistico. «Ho sempre desiderato lavorare nel turismo. Avrei voluto studiare all’università, ma sono riuscito a fare solo le scuole superiori, poi mi sono dovuto fermare: mio padre è morto e io ho iniziato a occuparmi della nostra famiglia al suo posto».

Così Solomon, per guadagnarsi da vivere, una decina di anni fa, ha  incominciato a guidare i moto taxi, come tantissimi altri ragazzi a Kampala. Ma non ha mai perso di vista i propri obiettivi: nel 2014 ha aperto la ‘Keefa Motorbike City Tours’, una compagnia di boda boda che organizza visite guidate della capitale ugandese. «Non è stato facile, ho risparmiato molto per farcela. Anche perchè avevo anche la moto da pagare un po’ per volta. Quando si decide di fare il boda boda si investe infatti sul mezzo: lo si prende immediatamente, ma il più delle volte ci vogliono almeno un paio di anni per pagarlo con i proventi dell’attività da mototaxi», dice con tono pacato Busobozi.

Cicerone e driver al tempo stesso, Solomon ha uno scopo ben preciso: «voglio mostrare le bellezze di Kampala a tutti gli stranieri. I pochi turisti che vengono in Uganda si concentrano nelle riserve naturali e sulle montagne, a far visita ai gorilla. Kampala è solo un luogo di passaggio per loro, perchè è considerata una città caotica, dove polvere e baracche sono le protagoniste indiscusse». Ma non è così, e noi di Africa lo scopriamo molto presto.

La Keefa Motorbike City Tours mette a disposizione tanti driver quanti sono i turisti partecipanti al tour. Così, Solomon e un altro boda boda si presentano puntuali nel luogo d’ncontro da noi stabilito, armati di casco integrale per loro stessi e per i passeggeri. Dopo una presentazione generale del tour e dopo essersi assicurati che siamo ben saldi in sella, mettono in moto: iniziamo così ad addentrarci nelle meraviglie di Kampala.

Una visita al quartiere degli affari, dove Parlamento e Ministero dell’ Industria e del Commercio svettano maestosi in mezzo ad alti palazzi e a strade percorse da businessmen con ventiquattrore e completo elegante, per poi buttarsi nella via delle botteghe e dei negozi dove tutto si può trovare. Dal vortice di colori, rumori, voci, musica, oggetti, persone, macchine, moto, veniamo piacevolmente catapultati nell’ovattato silenzio del tempio Indù che si erge nel centro del caos e che mette un po’ di ordine alle emozioni.

Dopo una sosta in un locale con terrazza e vista panoramica sulla città, ci muoviamo verso la Moschea Nazionale di Gheddafi, una delle più grandi d’Africa. «Al di là della religione in cui ognuno di noi crede, ritengo che sia giusto apprezzare e visitare le bellezze di tutti i luoghi di culto, senza distinzioni. La cultura e la curiosità uniscono le persone, facendo apprezzare le differenze. E questo credo che sia di fondamentale importanza, soprattutto adesso», dice Solomon.

Fattasi ora di pranzo, davanti a un buon piatto di tipico cibo ugandese, la nostra guida introduce le visite del pomeriggio: ammireremo un tempio Bahá’ì e il palazzo dove visse il Re del Buganda, ci tufferemo nella storia politica dell’Uganda addentrandoci all’interno delle prigioni volute dal folle dittatore Idi Amin Dada e scambieremo due chiacchiere con i pescatori del lago Vittoria. «Questo è solo uno dei tanti itinerari possibili», ci tiene a precisare Solomon.

Il nostro tour si conclude su una delle sette colline di Kampala, a goderci il tramonto e a riflettere sull’ammirevole determinazione del giovane boda boda ugandese, che, della passione per la propria città natia, ha fatto un mestiere. Il significato di ‘Kampala’? Noi non lo abbiamo dimenticato, ma se volete saperlo, chiedetelo a Solomon!

Per partecipare al tour: www.keefamotortours.com/tours.php

(Testo e foto di Valentina Giulia Milani)

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