Terra contesa e jihadismo, strage in Mali

di Enrico Casale
strage

Ancora una strage in Mali. Questa volta non è legata alla spartizione delle risorse e alle divisione etniche legate al jhadismo. Ma andiamo ai fatti. Oltre un centinaio di persone sono rimaste uccise in un attacco di una trentina di uomini armati nel villaggio di etnia fulani a una ventina di chilometri a sudovest di Bankass.

Secondo testimoni, il villaggio sarebbe stato completamente raso al suolo. Gli assalitori sarebbero entrati in azione alle 5 di mattina sparando «su tutto ciò che si muoveva, anziani, bambini, donne incinte». Nell’attacco al villaggio, situato circa 500 a nord-est della capitale maliana, sul confine col Burkina Faso, secondo una testimonianza sarebbero state bruciate più di 400 abitazioni e a morire sarebbero stati tutti gli abitanti di Ossagadou, tranne qualcuno riuscito a fuggire. Massacrati anche decine di animali.

Una quarantina i feriti. Gli armati che hanno attaccato il villaggio portavano «abiti tradizionali», riferisce il sito Malijet, senza precisare a quale etnia appartengano. Si presume però trattarsi di Dogon, una popolazione del Mali cui è stato attribuito un massacro di 37 Fulani a gennaio.

Gli scontri fra agricoltori dogon e fulani, etnia nomade dell’Africa occidentale, dedita alla pastorizia e al commercio e diffusa dalla Mauritania al Camerun, sono innescati da attriti per l’uso della terra. I pastori con il loro bestiame danneggiano i campi causando la reazione degli agricoltori. Scontri che coinvolgono i Fulani sono relativamente frequenti anche in Nigeria.

Tensioni tra pastori e agricoltori ci sono sempre state. Recentemente però si sono acuite. Il riscaldamento globale ha infatti asciugato le fonti e ridotti i pascoli. Le occasioni di scontro quindi aumentano. E, nel tempo, è aumentata anche la violenza. A ciò si aggiungono le tensioni legate al fondamentalismo. Generalizzando i jihadisti hanno come propria base etnica i fulani, mentre le forze armate sono più legate al gruppo etnico bambara. Da qui nascono tentativi di pulizia etnica da parte non tanto delle forze armate maliane, quanto dalle milizie ad esse collegate. Pogrom che colpiscono spesso e volentieri persone innocenti.

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