Stile europeo: la versione di Hamadou

di Stefania Ragusa

“Nostro stile di vita”. Lo stile di vita europeo che il neo-commissario Margaritis Schinas è chiamato a difendere ovviamente, lo sappiamo tutti, non esiste. Basta provare ad attraversare fuori dalle strisce pedonali a Barcellona o a farlo sulle zebre a Lubiana. Basta andare a prendere il sole nudi, e perfettamente in regola, all’Englischen Garten di Monaco e arrischiarsi a farlo al Parco Sempione di Milano. Basta cronometrare la tempistica richiesta per avere un documento a Tallinn e uno a Roma. Basta mettersi in fila nelle diverse capitali europee o cercare di comprare un biglietto dei mezzi pubblici a Lione anziché a Torino, Roma, Milano. Basta girare per Parigi o per Copenaghen.

Lo stile europeo tirato fuori dalla presidenza Von Der Leyen è come l’araba fenice (che ci sia ciascuno – o quasi – lo dice, dove sia, però, è un alro discorso…), ma è anche l’ennesimo rilevatore dell’ossessione verso i migranti che attanaglia l’Europa. Il Vecchio Continente vuole difendersi, innalzando sospetti e abbracciando paure, basati su presunte differenze noi/loro, ancor prima di muri e decreti sicurezza. Un’ossessione che riguarda destre e sinistre, qualunque cosa oggigiorno queste distinzioni vogliano dire.

Nelle stesse ore in cui Schinas veniva investito del suo compito, a Milano Hamdou Bilget (nella foto), nato in Camerun nel 1993, mostrava la decina di attestati conseguiti in Italia, dal corso di alfabetizzazione a quello di formazione personale, un percorso per lui faticoso che lo ha portato in due anni ad avere un contratto di lavoro a tempo indeterminato in uno dei templi della ristorazione milanese e mondiale. «Quando hai lasciato il tuo Paese?», gli chiedono in un’intervista. «Io non ho lasciato il mio Paese, io sono scappato», risponde prima di iniziare a raccontare, dal lavoro nei campi con la famiglia agli attacchi di Boko Haram ai campi libici e via via fino a questo lavoro che gli consente di avere una casa e il sogno di sposare una certa ragazza “bionda” con la quale già pensa di fare questo bambino “ciocco latte”.

A pochi metri sfilava intanto una manifestazione religiosa musulmana: uomini, donne e bambini, in abiti tradizionali, cantano e pregano tra sguardi torvi. Ma se si chiede loro un’informazione qualsiasi, la tensione si stempera e iniziano a raccontare con passione. Bilget, che un tempo indossava invece camicie colorate stile Nelson Mandela, adesso preferisce altri outfit, un altro stile: «Ho cambiato cultura, mangio italiano come mangiano gli italiani, bevo italiano come bevono gli italiani e vesto italiano. Amo la pasta e la pizza: prima non li conoscevo, da noi si mangiava solo riso».

Sui giornali intanto si continua a parlare di porti aperti e porti chiusi. Sbarchi. Ricollocazione Le parole simbolo del leghista Matteo Salvini, l’ex Ministro dell’Interno autoesiliatosi all’opposizione, rimangono il vocabolario anche del nuovo corso politico che così dichiara, senza lasciare dubbi, la propria ristretta visione sull’oggi che viviamo.

(Lorella Beretta)

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