Sempre più lavoratori agricoli in Italia provengono dai Paesi africani

di claudia

di Mario Ghirardi

Il 2023 ha segnato una svolta nel flusso dei lavoratori extracomunitari in agricoltura grazie al nuovo Dpcm triennale varato nel settembre scorso per la programmazione dei flussi 2023-2025. Sono 82250 infatti gli assunti nell’anno rispetto ai 42mila previsti dal decreto precedente. Si tratta di un buon passo avanti, anche se ancora lontano dal soddisfare le circa 150 mila istanze di ingresso registrate nel marzo scorso. La Coldiretti si è comunque dichiarata soddisfatta di questo numero quasi doppio del precedente, considerando anche che tra due anni le quote d’ingresso annue passeranno a 90 mila circa. Nel contempo raddoppiano anche le quote riservate alle associazioni agricole di categoria, che passano da 22 mila a 44 mila unità.

Le statistiche che entrano nel dettaglio dei flussi migratori dividendoli per nazionalità di provenienza dei lavoratori sono però aggiornate solo al 2022. Secondo quanto pubblicato dal sempre affidabile ‘Dossier statistico dell’immigrazione’ edito annualmente del Centro studi e ricerche romano dell’Idos, tra i primi 17 Paesi che forniscono manodopera agricola all’Italia quasi la metà di loro sono Paesi africani, con oltre 95 mila braccianti totali, tra uomini e donne.

Se pur al primo posto troviamo i rumeni con oltre 78 mila presenze, notiamo che i loro numeri sono decisamente al ribasso, non tanto per i 2800 in meno rispetto all’anno precedente 2021, ma piuttosto perché il loro totale è in discesa costante, passato dai 120 mila del 2016 ai neppure 80 mila di oggi. Trend totalmente opposto lo fanno registrare invece i marocchini, collocati al secondo posto di questa speciale classifica: in 7 anni sono passati da 31 mila a 38 mila, con una crescita di 1143 unità nel solo 2022. I marocchini, detentori del titolo africano, sono anche largamente più numerosi di tutti gli altri lavoratori provenienti da Maghreb e Sahel, che nell’ordine sono senegalesi (comunque ben 16.229, rispetto ai 9526 di 7 anni prima), tunisini (14.071, non lontani dai 12.671 iniziali), nigeriani (11.894, quadruplicati dal 2016). Dal Mali sono arrivati in 8123 (erano 3654 nel 2016) e dal Gambia 7107 (erano 1493). Numeri importanti, anche se rispetto all’anno precedente però le loro presenze sono tutte in calo, eccetto come detto, per marocchini, e anche tunisini (più 490).

Per completezza d’informazione diciamo poi che nell’anno 2022 gli stranieri totali occupati in agricoltura risultano 361.820, in lieve crescita rispetto ai dodici mesi precedenti: tra loro sono gli indiani (39 mila lavoratori) e gli albanesi (35.500) a fare la parte del leone, insieme ai pachistani (15.100), seguiti da immigrati dal Bangladesh e dall’Ucraina. Nel complesso le giornate lavorate in allevamento e in agricoltura da italiani e non in un anno sono passate da 122 milioni 174 mila a 131 milioni 710 mila, con un contemporaneo calo dei contratti a tempo determinato in favore di quelli a tempo indeterminato. Di queste 131 milioni, il 31,7 per cento (41 milioni 738 mila) sono ascrivibili a giornate lavorate da extracomunitari: la tendenza è in aumento costante di un punto per cento annuo dal 2016, quando infatti la percentuale raggiungeva solo il 25,6 per cento. Gli stagionali stranieri sono invece raddoppiati in un anno raggiungendo 4 mila unità (1,1 per cento del totale).

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