Senegal, destinazione Casamance

di Valentina Milani

Per quando si potrà tornare a viaggiare è bene sapere che nel sud del Senegal si trova un luogo davvero interessante. Stretta tra Gambia e Guinea-Bissau, la regione della Casamance è infatti costellata di foreste di mangrovie, villaggi pittoreschi, spiagge di finissima sabbia bianca. Un paradiso per chi desideri coniugare relax e natura, immergendosi senza finzioni né filtri alla magia dell’Africa.

Ai turisti vengono offerti i campements intégréa (“campeggi integrati”), complessi di bungalow costruiti dagli abitanti locali secondo i metodi e coi materiali tradizionali: legno e argilla per i muri, foglie di palma per il tetto. I campeggi integrati sono un tentativo serio di portare turismo e sviluppo in una regione rimasta a lungo ai margini della vita economica del Senegal. Gli alloggi hanno stanze semplici e comfort rudimentali. Niente piscine né aria condizionata o Netflix in camera da letto. A tavola si gustano i sapori genuini della cucina regionale, ricca di pesce e crostacei. Sorti a metà degli anni Settanta, i campements integrés costituiscono una soluzione di compromesso tra i benefici del turismo e i suoi atteggiamenti troppo spesso distruttivi, sia sul piano ecologico che su quello sociale e culturale. Essi si inseriscono nel contesto di uno sviluppo autogestito ecosostenibile e sono amministrati dalla comunità locale che ne utilizza i guadagni per opere di interesse collettivo. Con le attività di ricezione, si finanziano scuole, magazzini agricoli o per la pesca, dispensari, progetti di salvaguardia ambientale.

Il turista che decide di soggiornare in uno di questi complessi ha la possibilità di immergersi nella vita dei Diola, popolo ospitale che ha preservato gli usi e i costumi della tradizione, respingendo ogni tentativo d’islamizzazione (circa il 92% dei senegalesi è musulmano). Il ritmo delle giornate nei villaggi è cadenzato dalle donne che, a colpi di pestello, macinano la farina nei mortai di legno. Le ragazze più giovani lavorano nelle risaie e nei campi di miglio e arachidi. I ragazzi si occupano di “spillare” il vino di palma, una bevanda che viene prodotta intagliando i rami superiori delle piante. Gli uomini vanno a pesca: all’alba partono sulle piroghe, equipaggiati di gris-gris, potenti talismani-portafortuna. Alla sera, il suono del djembé anima le feste dei villaggi, mentre i racconti dei griots, i cantastorie tradizionali, accompagnano i riti propiziatori. Il tutto, lontano anni luce dalle chiassose mete del turismo di massa.

Il periodo migliore per visitare la Casamance è la stagione secca, da novembre a giugno, quando la temperatura media oscilla intorno ai 25 gradi e non c’è molta umidità. Il consiglio è di fermarsi almeno una quindicina di giorni, per esempio nei villaggi di Oussouye, Elinkine, Affinian, Koubalan, Thionk-Essyl, Baila, Abéné, Kafountine, Seleki e Emanpore (in questi due ultimi villaggi si può dormire nelle famose case “a impluvium”). Ogni giorno i traghetti collegano la capitale Dakar al capoluogo Ziguinchor. Da qui si prosegue in taxi o a bordo di pulmini. L’agenzia di turismo responsabile “Casamance au présent” organizza viaggi per un numero di persone che va da due a dodici. casamanceaupresent.com.

Per maggiori informazioni sulla regione, le sue attrattive e opportunità: Ufficio del turismo della Casamance. officetourismecasamance.wordpress.com

(Marco Trovato)

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