Niger, la libertà di informare sotto attacco

di claudia

di Céline Camoin

Un mese dopo il colpo di stato in Niger, la situazione è molto preoccupante per quanto riguarda gli attacchi alla libertà di stampa. Riuniti da Reporter Senza Frontiere (Rsf), i professionisti africani dell’informazione hanno pubblicato un appello rivolto al Consiglio Nazionale per la Salvaguardia della Patria (Csnp). I firmatari chiedono il rispetto della libertà di stampa nel Paese.

La comunità africana della libertà di stampa al capezzale dei giornalisti nigerini, alle prese con una grave crisi dopo il colpo di stato del 26 luglio. L’iniziativa, lanciata da Rsf, è sostenuta da importanti dirigenti dei media del Niger, come il direttore editoriale dell’Evénement, Moussa Aksar, e dell’Africa, come il direttore editoriale del quotidiano camerunese Le Jour, Haman Mana.

L’elenco dei firmatari comprende organizzazioni che difendono i diritti dei giornalisti, come la Maison de la presse du Niger, la Federazione dei giornalisti africani (Faj) la Media Foundation for West Africa (Mfwa) e il centro Norbert Zongo per il giornalismo investigativo in Occidente Africa (Cenozo).

“Dal 26 luglio, data del colpo di stato, i giornalisti locali e internazionali sono stati attaccati fisicamente e molestati online. I mezzi d’informazione sono stati sospesi. Sono la libertà di stampa e il pluralismo dell’informazione ad essere direttamente colpiti. Il diritto di informare e il diritto di essere informati non può essere messo in discussione in questo contesto di instabilità politica che sta attraversando il Niger. Da Niamey a Gibuti e da N’Djamena ad Antananarivo, giornalisti e organizzazioni si uniscono e chiedono alla giunta del Niger di rispettare il diritto fondamentale all’affidabilità e un’informazione plurale e non ostacolare il lavoro dei professionisti dell’informazione”, si legge nel comunicato di Rsf, che riprende la dichiarazione di Sadibou Marong, direttore del desk Africa sub-sahariana di Rsf

Numerosi fatti testimoniano l’aumento degli attacchi alla libertà di stampa dopo il colpo di Stato, denuncia il comunicato. Il direttore del quotidiano Le Temoin de l’Histoire, Soufiane Maman Hassan, ha riferito a Rsf che, il 28 luglio, individui non identificati lo hanno minacciato per strada vicino a casa sua, intimandogli di prestare attenzione alle informazioni pubblicate sui suoi media e sui suoi social network. Pochi giorni dopo, la blogger e giornalista Samira Sabou è stata arrestata da un soldato, che l’ha contattata telefonicamente, accusandola di uno dei suoi post sui social network. La giornalista aveva condiviso un messaggio del presidente deposto Mohamed Bazoum.

Minacce e intimidazioni colpiscono anche i giornalisti stranieri. Sabato 19 agosto, giornalisti indipendenti, residenti a Niamey e corrispondenti di diversi media internazionali, Amaury Hauchard e Stanislas Poyet, sono stati aggrediti verbalmente e fisicamente mentre seguivano un raduno per il reclutamento di volontari della giunta. Sono stati rubati il ​​passaporto di Stanislas Poyet, nonché le sue apparecchiature fotografiche e radiofoniche. Entrambi hanno ricevuto numerosi colpi, che hanno fruttato ad Amaury Hauchard due punti di sutura sul labbro. Alcuni giorni prima, la corrispondente del canale internazionale francofono TV5 Monde, Anne-Fleur Lespiaut, era stata vittima di una campagna di cyberbullismo da parte dei sostenitori della giunta, alcuni chiedendo che fosse dichiarata “persona non grata”. I media di RFI e France 24 sono nel frattempo sospesi fino a nuovo avviso dal 3 agosto.

I firmatari chiedono al Cnsp di rispettare il lavoro dei professionisti dell’informazione locali e internazionali presenti nel Paese. La giunta deve inoltre porre fine agli attacchi verbali e alle minacce contro i giornalisti, anche da parte di membri del Cnsp, e condannare pubblicamente tali attacchi quando si verificano all’interno delle loro fila. Le minacce e gli attacchi contro i giornalisti devono essere sistematicamente oggetto di indagini penali in modo che i loro autori siano identificati e perseguiti e che tali violazioni del diritto di informazione cessino. 

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