La Colombia muove i primi passi verso l’Africa

di claudia
Francia Márquez

Di Carmen ForlenzaCentro studi AMIStaDeS APS

Il governo colombiano ha lanciato quest’anno l’iniziativa “Colombia in Africa 2024, collegando culture con la cooperazione”, con la visita a tre Paesi africani: Ghana, Kenya e Camerun, tra lo scorso 15 e 20 aprile. La Colombia muove così i primi passi di una cooperazione Sud-Sud che conferma l’intenzione di mettere l’Africa al centro della sua politica estera.

Tra il 15 e il 20 aprile una missione dell’Agenzia di Cooperazione Colombiana o APC, presieduta da Eleonora Betancur, ha avuto sede in Ghana, Kenya e Camerun, per lanciare iniziative congiunte. Il motto del viaggio è stato“collegando culture con la cooperazione”. La delegazione ha preso parte a incontri con autorità governative, enti accademici e organizzazioni della società civile, per esplorare opportunità di collaborazione in settori chiave per lo sviluppo dei Paesi coinvolti.

Focus degli incontri sono stati turismo, agricoltura sostenibile e rafforzamento della filiera del cacao in Ghana, il lancio del progetto “Making Inclusive Data the Norm” in Kenya e il Programma di Cooperazione Sud-Sud per la costruzione di pace denominato “De la Colombia al mundo” in Camerun.

La visita fa parte della più ampia “Strategia per l’Africa 2022-2026”, inclusa nel Piano di Sviluppo della Colombia dell’attuale presidenza. In quest’ ultimo si legge: “La Colombia opererà un avvicinamento senza precedenti verso l’Africa, attraverso l’approfondimento delle relazioni con i suoi attuali partner e l’aumento della sua presenza in questo continente”, puntando ad una maggiore rappresentanza diplomatica, con l’apertura di nuove ambasciate e consolati, e con il consolidamento delle relazioni politiche, economiche e culturali.

Si tratta di un prosieguo della missione diplomatica della vicepresidente Francia Márquez (foto di apertura), del maggio 2023, in Sudafrica, Kenya ed Etiopia. è la prima visita colombiana di alto livello nel continente dopo trent’anni, risultante nella firma di 17 accordi di cooperazione e seguita a settembre dalla partecipazione di Márquez al primo Vertice Africano sul Clima a Nairobi e da un primo incontro bilaterale in Ghana.

Alla vigilia della missione di aprile Márquez, attivista afrocolombiana originaria della regione del Cauca, che durante la campagna elettorale del 2022 ha lanciato lo slogan “Soy porque somos”, in italiano “Sono perché siamo”, tratto dalla filosofia sudafricana Ubuntu, ha dichiarato “L’Africa rappresenta un continente ricco di grandi opportunità per la Colombia. Per questo motivo, ci stiamo concentrando sulla creazione di strategie di promozione dello sviluppo congiunto nelle due regioni”.

La Colombia, un Paese che tradizionalmente in politica estera ha puntato quasi esclusivamente sui legami con gli Stati Uniti, l’Europa e i vicini latinoamericani, a partire dall’elezione nel 2022 di Gustavo Petro, sta vivendo un’attenzione inedita e crescente per il continente africano. Il Paese probabilmente per la prima volta ha promosso una discussione in Parlamento, nelle università e nello spazio pubblico, sulle necessità e l’importanza di una relazione con il continente africano e sul ruolo dei Paesi africani sulla scena internazionale.

Inoltre la Colombia si considera oggi strettamente legata al Continente, essendo il terzo Paese al mondo per numero di afrodiscendenti, che costituiscono quasi il 10% della popolazione nazionale. Si tratta di una parte significativa della diaspora africana, denominata “Sesta Regione” dall’Unione Africana, (dopo Africa settentrionale, occidentale, centrale, orientale e meridionale), per l’importanza politica, economica e culturale nonchè per il potenziale ruolo nello sviluppo del continente. È emersa quindi da parte dell’attuale governo colombiano la volontà di avere un ruolo più attivo nel continente, tenendo conto sia delle radici comuni sia riconoscimento del ruolo cruciale che l’Africa giocherà nei prossimi anni nelle sfide globali.

Ma cosa è successo nel corso dell’evento?

In Ghana l’APC ha promosso diverse iniziative durante la sua visita. Tra queste, è stato sottoscritto un Memorandum d’Intesa tra Ministeri di turismo e cultura per un piano d’azione destinato a promuovere progetti di ‘turismo di pace’ nei territori settentrionali, che hanno vissuto violenti conflitti etnici. Questo piano prevede percorsi turistici legati al caffè e all’organizzazione di eventi per favorire la memoria e la riparazione storica. Inoltre è stato firmato anche un Memorandum con il Ministero dell’Istruzione per lo scambio di buone pratiche e per promuovere il bilinguismo, includendo l’insegnamento dello spagnolo come lingua straniera, e promuovendo un dialogo per dar vita a un gruppo di lavorofinalizzato all’inclusione finanziaria di donne produttrici di cacao nei due Paesi, con il coinvolgimento di istituzioni locali. Tra le altre iniziative, è stata fortemente sostenuta la promozione di alleanze per rafforzare la produzione di caffè, cacao e cotone, con il supporto della FAO regionale.

In Kenya è stato lanciato in collaborazione con la Global Partnership for Sustainable Development Data, il programma “Make Inclusive Data the Norm”, traducibile in italiano con “Rendere i dati inclusivi la norma”, che mira a portare Colombia, Kenya e Ghana ad avanzare negli obiettivi di inclusione, coerenti con il principio del “Non lasciare indietro nessuno” (Leave no one behind) dell’Agenda 2030 dell’ONU per lo Sviluppo Sostenibile. Generare e gestire dati inclusivi , che tengano conto e catturino i vari fattori che creano discriminazione ed esclusione nei cittadini, è infatti fondamentale per politiche pubbliche tese al raggiungimento degli SDGs. Il progetto, di durata biennale, e finanziato dall’Agenzia di cooperazione colombiana, prevede webinar, casi studio, laboratori presenziali e pubblicazioni congiunte per favorire lo scambio di conoscenze ed esperienze tra i tre Paesi coinvolti e rafforzare i rispettivi istituti di statistica.

Anche in Kenya si prospettano con la FAO progetti di cooperazione a supporto delle filiere di caffè e cotone, ma anche incentrati sulla gestione del carbonio blu, che viene immagazzinato negli ecosistemi costieri e marini, sulla scorta dell’esperienza del progetto colombiano “Vida Manglar” per la protezione degli ecosistemi costieri di mangrovie e della mitigazione del cambiamento climatico.

In Camerun è stato lanciato un programma di cooperazione Sud-Sud per il peacebuilding, che promuove buone pratiche e lezioni apprese dalla Colombia nei processi di costruzione della pace tra Stato e gruppi armati che hanno insanguinato il Paese per decenni, attraverso una partnership tra il Comitato Nazionale per Disarmo, Smobilitazione e Reintegrazione (CNDDR) camerunense e l’Agenzia per la Reincorporazione e la Mobilitazione (ARN) colombiana.

Il Comitato è nato nel 2018 per disarmare e reintegrare nella società centinaia di ex combattenti separatisti delle regioni anglofone del Nord-Ovest ed ex membri di Boko Haram, protagonista di attacchi omicidi e sequestri nella regione dell’Estremo Nord, che hanno abbandonato le armi, includendo più di 1.000 minorenni, nati da genitori appartenenti a gruppi armati o rapiti dalle proprie famiglie.

Il programma, che coinvolge anche L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e alcuni Paesi vicini come la Nigeria e la Repubblica Democratica del Congo, ma anche le Filippine, prevede un’assistenza tecnica e un’azione comune per l’elaborazione di un programma di cooperazione per il peacebuilding in Africa, la condivisione di buone pratiche e l’implementazione di piani d’azione nazionali.

Anche in Camerun si sono discusse possibilità di scambi istituzionali di buone pratiche per promuovere l’autonomia economica delle donne, e promozione di agricoltura e turismo sostenibile.

La cooperazione Sud-Sud promossa dalla Colombia sembra basarsi su una visione innovativa e più ampia, andando oltre settori d’intervento tradizionali. Se da un lato questa cooperazione fa leva su turismo, agricoltura e inclusione finanziaria, dall’altro abbraccia anche questioni come il peacebuilding, la mitigazione del cambiamento climatico e la gestione dei dati, ambiti più innovativi. Questi settori rappresentano sfide globali cruciali e richiedono una condivisione di conoscenze ed esperienze che speriamo possano portare a nuovi modelli e pratiche, con una maggiore indipendenza da teorie e sperimentazioni realizzate in Europa o negli Stati Uniti, che dominano da decenni le organizzazioni multilaterali.

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