Nessuna “invasione”, la presenza straniera in Italia rimane invariata

di claudia
lavoro migranti

di Mario Ghirardi

E’ stato pubblicato nei giorni scorsi il Dossier Statistico annuale dell’immigrazione 2023, dal quale emergono numeri e statistiche sulla situazione degli immigrati residenti in Italia. Per quanto riguarda la presenza africana, i marocchini continuano ad essere in testa alla classifica delle comunità più numerose di stranieri africani residenti in Italia. Centrale, contrariamente all’emergenza sbarchi che ci riportano i media main stream, il fatto che la presenza straniera nel complesso non abbia subito alcun incremento negli ultimi quattro anni.

I marocchini continuano a costituire la comunità più numerosa di stranieri africani residenti in Italia, africani che a loro volta rappresentano circa un quarto del totale degli immigrati. Lo afferma il Dossier Statistico annuale dell’immigrazione 2023 presentato nei giorni scorsi dal Centro Studi e Ricerche Idos di Roma, in collaborazione con l’Istituto di studi politici S. Pio V e la Chiesa valdese.

Contrariamente a quanto il pubblico sembra percepire dalle pagine dei quotidiani e dalle notizie televisive riguardo all’intensificarsi a ritmi elevatissimi di sbarchi di migranti sulle nostre coste, i dati forniti in via ufficiale da Istat, Ministero dell’Interno e Miur – Ufficio di Statistica, e rielaborati dall’Idos, segnalano che la presenza straniera in Italia nel suo complesso non ha subito incrementi di rilievo negli ultimi quattro anni. Infatti i residenti stranieri nel 2022 hanno raggiunto il numero totale di 5 milioni e 50 mila unità, superiore di sole 11 mila unità rispetto a quanto rilevato nel 2019, la qual cosa, sul totale dei residenti, porta il loro numero a corrispondere all’8,6 per cento del totale contro il precedente 8,4.

Scendendo nel dettaglio, i numeri ci dicono che le donne straniere raggiungono il 51 per cento e i minori il 20,8 per cento sul totale degli stranieri, mentre i nati stranieri nel 2022 sono addirittura scesi di numero, per l’esattezza a 55mila 445 contro i 62 mila 918 del 2019. I titolari di permesso di soggiorno sono invece cresciuti di 110 mila elementi circa, raggiungendo il numero di 3 milioni 727mila 706; 133 mila sono state le acquisizioni di cittadinanza nell’ultimo anno, raggiungendo l’apice dopo il crollo del 2021 dovuto anche alla pandemia. Il tutto tenendo nel dovuto conto che, quando si parla di stranieri residenti nel nostro Paese, ben il 47,7 per cento, ovvero quasi la metà di loro, proviene da altre nazioni europee. Gli africani sono infatti il 22,6 per cento, poco più degli asiatici, con i marocchini che, nella top five delle collettività di residenti, la fanno da padroni con 420 mila presenze, alle spalle di 1 milione 83 mila rumeni. Gli albanesi sono 419 mila, i cinesi 300 mila, gli ucraini, caso a sé per evidenti ragioni di ricollocazione più o meno temporanea, 225 mila.

La statistica dunque indica come del tutto fuori luogo le voci allarmistiche di ‘invasione’, messe in circolo da chi percepisce gli stranieri in casa esclusivamente come una minaccia al lavoro degli italiani e alla sicurezza sociale. Anzi al contrario la loro presenza è anche economicamente positiva sul bilancio totale (34,7 miliardi di entrate contro 28,2 miliardi di uscite), in quanto versano più contributi previdenziali obbligatori e pagano più Irpef di quanto non ricevano in termini globali di sovvenzioni. Due i motivi: la ripresa post pandemia e la loro occupazione in settori in cui la stessa ripresa è stata più forte, ad esempio l’edilizia.

Spulciando i numeri, si ricava infatti che i soli contributi versati dai lavoratori stranieri ammontano nel 2021, ultimi dati statistici disponibili, a 18,3 miliardi di euro, con un incremento percentuale del 17,2 rispetto all’anno precedente. Analoga situazione per l’Irpef valutata in 6,3 miliardi, in crescita di un miliardo. Nota importante: gli stranieri contribuiscono al gettito totale Irpef assai meno rispetto alla quota dei contributi obbligatori da essi versati, a causa della progressività dell’Irpef stessa, che colpisce con aliquote mediamente basse i redditi degli stranieri rispetto a quelli degli italiani, in virtù del minor reddito dei primi. I contributi invece sono sostanzialmente proporzionali. Una curiosità: l’Irpef media annua più alta tra gli africani è quella pagata dai tunisini, con 1 milione 657 mila euro totali nel 2021.

Come pesano gli africani in questo contesto di tasse? Prendendo in considerazione i 25 gruppi più numerosi di stranieri, europei compresi, non mancano le sorprese; sono i contribuenti nigeriani con il 51,4 per cento a guidare la classifica di chi sta versando tasse con variazioni più elevate del passato: in valore assoluto sono 61 milioni di euro annui. Dopo di loro crescono gli albanesi con il 29,6 per cento e poi ancora africani: i senegalesi con il 22,1, i marocchini con il 17,3, gli egiziani con l’11,7, in coda i tunisini con il 6,9 (con un gettito annuo per lo Stato però di 122 milioni, a fronte per esempio dei 90 dei senegalesi). Nel mezzo stanno moldavi, ucraini, macedoni, peruviani, pakistani e indiani.
Per chi ama le statistiche diremo ancora che i gettiti annui per il Fisco ascrivibili agli stranieri nella loro totalità sono di 2,2 miliardi per le accise su benzina e tabacchi, 760 milioni per la Tassa rifiuti, 610 per i giochi, 150 per il canone Rai, più altre imposte indirette per 620 milioni.

Immagine di Drazen Zigic su Freepik

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