Fumetti e musica rap. Così l’Unesco informa sull’immigrazione

di Marco Trovato

Il progetto mira a rafforzare le capacità di giornalisti (e artisti) africani, uomini e donne, nel trattare la tematica migratoria attraverso un’informazione di qualità su vari aspetti della migrazione, compreso quella della legalità.

Anche in Africa sono diffusi i cliché e i pregiudizi sui migranti… sulle milioni di persone che per varie ragioni – economiche, sociali, di instabilità o di insicurezza – decidono di lasciare il proprio Paese di origine per cercare rifugio altrove…. Restando nel continente africano. Anche loro – migranti interni dell’Africa – sono vittime di stereotipi e intolleranza figlia dell’ignoranza. E il web diffonde ogni giorno fake news e propaganda che minano la convivenza e la conoscenza tra popoli e culture diverse. Specie tra i giovani.

Per queste ragioni, l’Unesco Dakar ha lanciato una campagna d’informazione digitale per sensibilizzare le popolazioni locali – soprattutto i giovani – di 8 paesi dell’Africa dell’Ovest e del Centro – Camerun, Costa d’Avorio, Ghana, Guinea, Mali, Niger, Nigeria e Senegal – sulla relazione tra media, informazione e migrazione, e sui rischi di stigmatizzazione di cui sono vittime le persone migranti, uomini e donne, nell’ambito dell’attuale pandemia. Una campagna che coinvolge disegnatori, fumettisti, cantanti rap.

“E’ una campagna a tutto campo – ci spiega Joshua Massarenti, coordinatore del progetto presso l’ufficio regionale dell’Unesco per l’Africa dell’Ovest a Dakar -. Riguarda i cittadini, i migranti stessi, gli operatori dell’informazione, soprattutto giovani. Questo è un aspetto fondamentale del nostro progetto. Un modo per contrastare le false notizie e gli stereotipi. Spesso capita, infatti, che l’informazione, quando si parla di migranti li si associ alla parola irregolari, senza, magari, andare alle radici del fenomeno”.

L’iniziativa fa parte del progetto “Empowering Young People in Africa through Media and Communication”, implementato dall’Unesco, grazie al supporto di Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ed è proprio tesa a far comprendere quali sono gli aspetti, anche problematici, di un approccio al fenomeno che non sia “olistico”, ma preconcetto, cioè poco attento ai veri protagonisti che sono sempre persone, con un nome e un cognome, dei volti, delle storie. Spesso ancor più vulnerabili degli stessi abitanti dei paesi in cui approdano. In Africa come in Europa.

L’informazione è dunque fondamentale. “Uno degli obiettivi – sostiene Michel Kenmoe, consigliere regionale per la comunicazione e l’informazione presso l’ufficio dell’Unesco a Dakar  – è proprio quello di rafforzare la capacità degli operatori dell’informazione, dei giornalisti africani all’interno della regione dell’Africa dell’Ovest, per una migliore copertura dell’informazione sulla migrazione, sia tra i paesi dell’Africa dell’Ovest e centrale, che verso l’Europa, consentendo ai giovani della sottoregione di accedere ad un’informazione di qualità su questa complessa tematica. Occorre sondare il fenomeno, comprenderlo, vederlo nelle sue diverse sfaccettare per poter fare un’informazione corretta”. Spesso capita, per esempio, che un giovane che ha mille euro con i quali può aprire un piccolo negozietto, viene spinto dalla famiglia a spenderli per intraprendere il viaggio della speranza attraverso il Mediterraneo, anziché a mettersi in gioco dove vive.  Tra i protagonisti di questa campagna – che ha visto la diffusione in francese, inglese e lingue nazionali di messaggi audio, visuals, vignette e clip video – c’è il noto vignettista franco-burkinabé, Damien Glez, che attraverso un cartoon – in questo caso in inglese, francese e Yoruba – illustra le difficoltà per i media africani a produrre un’informazione indipendente sulla tematica migratoria. I messaggi, poi, sono stati tradotti in 20 lingue nazionali: Beti (Camerun); Agni, Bété, Guéré, Baoulé (Costa d’Avorio); Fanti, Asante (Ghana); Soussou, Malinké (Guinea-Conakry); Bambara, Peul, Songhay (Mali); Haoussa, Djerma (Niger); Igbo, Yoruba et Pidgin (Nigeria); Mandingo, Serer et Wolof (Senegal).

Un video da due rapper – Xuman e Mamy Victory – dell’associazione culturale senegalese Africulturban, nell’ambito del progetto “Empowering Young People in Africa through Media and Communication”. Implementato dall’UNESCO in 8 paesi dell’Africa con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo

Ai cartoon si affiancano anche artisti come i rapper e slammer senegalesi e nigerini, che hanno molta presa tra la popolazione, soprattutto quella più giovane. Tra loro, Xuman, Matador, ISS 814, Mamy Victory, MC MO, Eve Crazy, il gruppo Sould MDM o ancora Athless. Il video “Prévenue” (“Lo sapevi”) ha totalizzato 175mila visualizzazioni su YouTube in appena quattro giorni.

Una campagna dell’Unesco, dunque. Questa agenzia dell’Onu, però, nell’immaginario comune è associata alla cultura, ai patrimoni mondiali, insomma non ci si aspetta che tratti argomenti come quello dell’immigrazione.  “Nella percezione collettiva, questa cosa può sorprendere – spiega Joshua Massarenti -.

Ma è bene ricordare che non si tratta di un progetto sulla migrazione, ma sulla copertura dell’informazione sulla tematica migratoria. Ora l’Unesco ha il mandato Onu su tutto ciò che riguarda la comunicazione e l’informazione, su temi quali l’accesso universale all’informazione, la libertà di espressione o ancora la sicurezza dei giornalisti. Così come stiamo rafforzando le capacità dei giornalisti per produrre news di qualità sulla migrazione, lo facciamo su altre tematiche”. Di fatti, sta per partire un altro progetto dell’Unesco nel Liptako-Gourma, un’area transfrontaliera tra Niger-Mali e Burkina Faso afflitta dal terrorismo e dalla povertà estrema, in cui saranno coinvolte le radio comunitarie per promuovere la pace e la sicurezza, e lottare contro l’estremismo violento.

(Angelo Ferrari)

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