Etiopia, il conflitto in Tigray si allarga alla regione Afar: 54mila gli sfollati

di claudia

Altre decine di migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case a causa dei combattimenti che dalla regione del Tigray hanno investito negli ultimi giorni la vicina regione Afar, nel Nord dell’Etiopia. Secondo quanto riferito da un portavoce del governo Afar, Ahmed Kalayota, sono oltre 54.000 gli sfollati per l’avanzata delle forze dell’ex partito Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf),  designato dal governo di Addis Abeba come organizzazione terroristica. Il conflitto iniziato a novembre nel Tigray aveva già causato più di 2 milioni di sfollati.

I combattimenti nella regione Afar sono iniziati la scorsa settimana, quando le forze del Tplf, che a fine giugno hanno ripreso il controllo del Tigray, hanno oltrepassato il confine.  “Non siamo interessati a conquiste territoriali in Afar – ha spiegato alla Reuters il portavoce del Tplf, Getachew Reda – vogliamo ridurre le capacità di combattimento del nemico”. Interpellato da Bloomberg, il portavoce Afar ha spiegato: “I distretti di Yalo, Golina e Awra sono stati conquistati dal Tplf e più di 54.000 persone hanno lasciato queste zone. Il governo locale sta cercando di sistemarle”. Ahmed ha quindi riferito di una controffensiva lanciata dalle forze federali, dalle forze speciali regionali e da milizie.

La regione Afar riveste un’importanza cruciale per il Paese, perché è qui che passano i collegamenti stradali e ferroviari che collegano Addis Abeba al porto di Gibuti, il principale accesso al mare dell’Etiopia.

Gli scontri nella regione Afar stanno anche compromettendo l’invio degli aiuti umanitari nel Tigray. Il 18 luglio scorso, 10 veicoli del Programma alimentare mondiale sono stati attaccati a circa 115 chilometri dal capoluogo Afar, Semera, costringendo l’agenzia Onu a sospendere le operazioni dalla regione fino a quando non saranno nuovamente garantite condizioni di sicurezza. Sono circa cinque milioni, su sei milioni di abitanti, le persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria nel Tigray, di cui 400.000 sono a rischio fame, secondo l’Onu.

A fine giugno, il governo etiopico ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale nel Tigray, ritirando le forze armate, anche per facilitare l’invio degli aiuti alimentare e consentire alla popolazione di tornare all’attività agricola, a fronte dell’emergenza alimentare. Il Tplf non ha però accettato la tregua, facendo anzi avanzare le proprie forze nelle zone meridionali della regione, contese con la vicina regione Amhara, le cui truppe hanno combattuto nei mesi scorsi al fianco del governo. Domenica scorsa il premier etiopico Abiy Ahmed ha così annunciato l’intenzione di “respingerle”, sollecitando l’intervento delle forze di tutte le altre regioni contro il Tplf. Sono 10 gli Stati regionali etiopici, ognuno dei quali ha le proprie forze speciali, spesso reclutate su base etnica, oltre a gruppi di milizie. All’appello di Abiy hanno risposto finora le regioni Oromia, Sidama, Afar, la regione dei Somali e quella delle Nazioni, Nazionalità e Popoli del Sud.

Melisew Dejene, docente all’università etiopica di Hawassa, nella regione Sidama, ha detto di non essere sorpreso “di vedere forze diverse provenienti da diverse regioni unirsi per difendere l’interesse nazionale”. “Il Tplf è stato designato come un’organizzazione terroristica e ora è diventato una minaccia per la nazione”, ha aggiunto in un’intervista alla Deutsche Welle, giudicando “un segnale positivo” il fatto che “le persone si uniscano sotto un’unica bandiera per difendere la propria nazione, l’Etiopia”. 

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