Marocco e Rasd, insieme nell’Unione Africana?

di Enrico Casale
Congresso del Polisario
Brahim Ghali

Brahim Ghali

Dakhla (Rasd) – I saharawi eleggono un nuovo leader. Il Marocco chiede di rientrare nell’Unione Africana. Si consuma al Summit di Kigali, in Ruanda, l’ultimo capitolo della querelle sul Sahara occidentale. «Finché il Marocco continuerà a occupare il nostro territorio – ha dichiarato netto Brahim Ghali – l’opzione militare resterà sul tavolo».

Sessantasei anni, nato a Smara, nell’allora Sahara spagnolo, Ghali è stato eletto nuovo segretario del Frente Polisario lo scorso 8 luglio. Succede allo scomparso Mohamed Abdelaziz anche alla Presidenza della Republica Arabe Saharaui Democratica (Rasd). L’ultima colonia d’Africa, secondo gli organismi internazionali. Un Paese che non c’è, a detta della diplomazia di Rabat. Eppure, proprio sul Sahara Occidentale si è consumata la frattura tra Marocco e Unione africana, durata 32 anni.

Oggi, sua maestà Mohamed VI ha deciso che è tempo di ricucire lo strappo. Il messaggio inviato al Presidente del Ciad, Idriss Déby, attualmente capo dell’assemblea dell’Ua, è di quelli che fanno rumore: «Che si corregga un errore storico – le parole del sovrano – che il Marocco possa riprendere il suo posto naturale all’interno della famiglia africana. E che si adotti un atteggiamento di costruttiva neutralità sul Sahara occidentale». Parallelamente, una mozione firmata da 28 Paesi (quasi tutti i francofoni più la Somalia, l’Eritrea, la Libia) chiedeva la sospensione della Rasd dall’Unione.
Il tutto mentre l’assemblea riunita a Kigali decretava lunghi applausi alla memoria dello storico Presidente della Rasd, Abdelaziz, scomparso lo scorso 31 maggio, dopo una lunga malattia.

La domanda è intrigante: come farà il Marocco a reintegrarsi in seno ad un organismo che aveva abbandonato nel 1984, proprio perché l’Unione aveva deciso di riconoscere la Rasd al suo interno? Fautore di quella decisione fu l’allora presidente della Repubblica di Nigeria, Muhammadu Buhari. Lo stesso che, a distanza di oltre 30 anni, è tornato a sedere sulla poltrona più alta di Abuja. Per il capo di Stato nigeriano non ci sono dubbi: «La Rasd esiste e ha diritto a considerarsi membro dell’Unione continentale. Per i nigeriani questo non è un tema negoziabile». Un problema non da poco per Rabat, che male ha digerito la scelta di Abuja, di nominare l’ambasciatore saharawi Ubbi Bachraya Bachir, come capo della delegazione diplomatica. Una decisione simbolica che la dice lunga sul rapporto tra i due colossi d’Africa in merito alla questione del Sahara Occidentale.

Dakhla

Dakhla

Al momento la Rasd è membro dell’Ua ed è riconosciuta, nel continente, da 20 Paesi su 53. Vi sono ambasciate residenti in Nigeria, Algeria, Sudafrica, Etiopia, Tanzania, Mozambico, Angola, Kenya e Uganda. L’Onu chiede da decenni che vengano rese possibili le condizioni affinché si tenga il referendum per l’autodeterminazione del popolo saharawi. «Quella del Marocco è un’occupazione», ha detto senza mezzi termini il segretario Ban Ki Moon, durante la sua storica visita ai territori liberati della Rasd, lo scorso marzo. Per tutta risposta, Rabat ha espulso parte del personale civile della Minurso da Al Aaiun. «I saharawi hanno chiaro il loro diritto – dice Brahim Ghali, fresco di insediamento – è un diritto sancito dagli organismi internazionali. Siamo determinati a raggiungerlo. Per una via o per l’altra».
Testo e foto: Gilberto Mastromatteo

Condividi

Altre letture correlate:

Lascia un commento

Accetto la Privacy Policy

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.