Marocco: caso “Black Friday” migranti, dopo più di un anno manca un’indagine efficace

di claudia

di Céline Camoin

Il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura ha denunciato “la mancanza di un’indagine efficace” sui fatti accaduti il 24 giugno 2022 al recinto tra Nador e Melilla, ribattezzato “Black Friday”. Lo riporta il sito marocchino Yabiladi. Quel giorno, quasi 2.000 persone tentarono di attraversare la barriera di confine al Barrio Chino, suscitando l’intervento delle autorità marocchine e spagnole.

Secondo il rapporto ufficiale, le violenze hanno provocarono almeno 23 morti e altri 77 feriti tra i migranti, oltre ad altri 140 feriti tra gli agenti mobilitati dal Marocco. Il comitato delle Nazioni Unite indica da parte sua che la morte di almeno 37 persone in questa tragedia è rimasta senza risposta. Ha quindi chiesto alle autorità spagnole di analizzare la possibile responsabilità delle loro forze di sicurezza.

Queste osservazioni sono esposte dal Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura nel suo rapporto sulla Spagna, che copre il periodo 2015-2023. Gli esperti sollecitano lo Stato parte ad indagare con tempestività e imparzialità su ogni possibile responsabilità di membri delle forze di sicurezza durante un’azione di polizia”, nonché “ad adottare tutte le misure necessarie per garantire che ‘tale crimine non si ripeta nel territorio futuro’. Citato dall’agenzia di stampa spagnola Efe, l’organismo ha ricordato che l’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica in Spagna era stata archiviata, per mancanza di prove in merito alle azioni degli agenti mobilitati sul posto dal regno iberico.

La commissione ha anche rilevato che le indagini interne alla Guardia civile sono state archiviate, “data l’impossibilità di identificare uno degli agenti che avrebbero lanciato pietre contro gli immigrati”. Ricorda, inoltre, che l’Ombudsman “ha chiuso le sue indagini sulla tragedia concludendo che i 470 ritorni sommari o a caldo effettuati quel giorno, dopo il passaggio di massa, erano illegali”, sebbene la Guardia Civile abbia difeso la legalità di queste azioni e ridotto loro a 101.

Altri eventi recenti sono analizzati nello stesso rapporto. Evidenzia in particolare il caso chiuso attorno alla tragedia di Tarajal nel 2014, in cui morirono 15 persone che tentarono di raggiungere a nuoto la costa di Ceuta, dopo che agenti della Guardia Civil spagnola le affrontarono con un ordigno antisommossa.

Riguardo a questi e ad altri casi, il comitato delle Nazioni Unite ha esortato la Spagna a “assicurare che tutte le denunce relative all’uso eccessivo della forza da parte degli agenti di sicurezza siano oggetto di indagini tempestive e imparziali”. Ha inoltre raccomandato una revisione della legislazione spagnola sull’uso della forza e delle armi da parte di queste forze di sicurezza.

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