La sperimentazione cinematografica di Jean-Marie Teno

di claudia

Proseguiamo la nostra rassegna dedicata ai grandi registi neri. Un posto d’onore nella cinematografia africana è occupato dal camerunese Jean-Marie Teno, autore di numerosi documentari, promotore di un cinema carico di sperimentazione, libertà e ibridazione. Uno sguardo sulla sua carriera e i suoi più importanti contributi cinematografici

di Annamaria Gallone

Buon anno ai miei lettori con l’augurio di scoprire nuovi film e registi africani.

Oggi vi parlo di un autore che ha fatto scelte estremamente originali e per queste scelte ha un posto d’onore nel panorama della cinematografia africana, quale principale documentarista. I suoi film sono stati programmati e premiati nei festival di tutto il mondo. Libertà, sperimentazione, spontaneità e ibridazione caratterizzeranno il suo cinema.

Nato in Camerun, Jean-Marie Teno è arrivato in Francia nel 1978 per frequentare la Facoltà di Comunicazione audiovisiva e da oltre venticinque anni produce con la sua casa di produzione” Les film du Rahia” e dirige film a tema sociale sulla storia coloniale e post-coloniale dell’Africa. I suoi film sono noti per il loro approccio personale e originale a una questione di razza, identità culturale, storia africana e politica contemporanea. 

Il mio primo incontro con Jean Marie, divenuto poi un caro amico, avvenne nel 1985 alla presentazione a Verona di Hommage, un commosso omaggio a suo padre in un corto che assembla diversi generi, triste e lieve nello stesso tempo. Lui era in preda a una terribile ansia perché scontento della qualità della proiezione: non erano perfette le immagini, non lo convinceva il suono e si arrovellava, come l’ho poi visto fare sempre in seguito, puntiglioso, ambizioso, perfezionista, appassionato.

Per citare solo alcuni dei suoi numerosi film, in Vacances au pays (Vacanze al paese) del2000, Teno indaga come gli ideali e le aspirazioni della modernità abbiano le loro radici nel periodo coloniale, e il suo film è caratterizzato da un forte senso di ansia legati alla fine del millennio. In Lieux saints (Luoghi Sacri) del 2009, il principio di modernità si presenta con una diversa risonanza affettiva ed è legato al piacere del consumo cinematografico a Ouagadougou, mentre Teno paragona il cinema africano al suo “fratello artistico”, il djembe. 

Un titolo come Afrique je te plumerai (Africa io ti spennerò) del 1992 parla da solo: con amara ironia il regista sceglie come sottofondo la canzone popolare Aluette. “Aluette je te plumerai, je te plumerai la tête…

Un attacco ancora più diretto viene scelto per Le malentedu colonial (Il malinteso coloniale) del 2004, Teno esplora il complesso e problematico rapporto tra l’Europa e il continente africano attraverso la storia dei missionari e dei coloni europei in Africa, mostrando attraverso documenti storici come il colonialismo abbia distrutto le credenze e le strutture sociali africane sostituendole con quelle europee come unica soluzione accettabile per la modernizzazione. Il filo conduttore del saggio storico è il centenario del genocidio perpetrato contro il popolo Herero in Namibia. E cita il professor F. Kangué Ewané: “posso perdonare gli Occidentali per avermi portato via la mia terra…ma non per avermi portato via la mia mente e la mia anima”.

Ne Le malentendu colonial (Il malinteso coloniale) del 2004, Teno esplora la complessa e problematica relazione tra l’Europa e il continente africano attraverso la storia dei missionari e colonizzatori europei in Africa. Gli evangelisti cristiani aprirono la strada al colonialismo e posero le basi per il dominio europeo in Africa. Il leitmotiv del saggio storico di Teno è il centenario del genocidio perpetrato contro il popolo Herero della Namibia. Il regista mostra come il colonialismo abbia distrutto le credenze e le strutture sociali africane, sostituendole con quelle europee come unica via accettabile per la modernizzazione. E cita il professor F. Kangué Ewané, “Posso perdonare gli occidentali per avermi portato via la terra… ma non per avermi portato via la mente e l’anima”.

Un dettaglio importante della cinematografia di Teno è la predominanza della sua voce fuori campo. “La differenza con un’illustrazione su commissione è che, oltre a riappropriarsi di una parola confiscata, afferma una voce che ne dice il nome e l’origine, una meditazione personale e soggettiva. La sua voce fuori campo non è dunque un’illustrazione ma una dinamica, un dialogo con lo spettatore, la voce di un colonizzato che la riprende e la afferma, certamente individuale ma volentieri collettiva, senza che le due volontà si scontrino. La sua ironia invita alla riflessione”, sostiene il critico francese Olivier Barlet, uno dei massimi esperti del cinema africano.

È stato recentemente pubblicato un libro con il titolo “Reel Resistance – the Cinema of Jean-Marie Teno”, nel quale Melissa Thackway e il regista stesso hanno pubblicato un’analisi completa del cinema del cineasta camerunese. “Questa pubblicazione è più che è affascinante dall’inizio alla fine, facendo appello alla profonda erudizione dell’accademica Melissa Thackway nella prima parte e nella seconda alle risposte dettagliate che il regista le dà sulla sua carriera, le sue aspirazioni e le sue scelte.

Come ci ricorda Teno nella sua prefazione, il documentario ha lottato a lungo per essere accettato come “cinema”. Fin dall’inizio, denuncia i registi borghesi che, sotto la maschera dell’indignazione, non mettono mai in discussione l’ordine sociale. Da qui la sua ricerca di un cinema politico sia nella forma che nel contenuto, ma anche come strumento di liberazione che decostruisce chiaramente i meccanismi di oppressione. In ogni sua opera identifica ed esplora i temi sociopolitici e storici in gioco come la memoria, la violenza, il potere, il genere, il trauma e l’esilio”.

Melissa Thackway, rifiutando categoricamente le opposizioni binarie tra cinema popolare ed elitario, riafferma l’intelligenza del pubblico e il suo interesse per i “soggetti seri”. Il “film-assemblaggio” dei primi tempi, che mescolava registri e forme, si è evoluto in film in cui la voce fuori campo determinava una narrazione critica, e poi in film legati alla testimonianza di una persona.

Impegno e creatività sono indissolubilmente legati, poiché Teno cerca per ogni suo film le forme adatte al suo soggetto, ispirandosi agli approcci narrativi locali e insieme dando una voce a coloro che non ne hanno una. Spesso il suo racconto va di pari passo con l’umorismo della satira, che dà ai suoi film una grande ricchezza di tono, con il suo commento stesso spesso ironico.

Per Melissa Thackway, la visione della storia di Jean-Marie Teno è una messa in discussione del presente con un occhio al futuro. L’uso degli archivi coloniali richiede un gesto di analisi postcoloniale, ma è comunque necessario averne accesso poiché la voce degli africani è assente dalle produzioni audiovisive di questo periodo. Critici nei confronti della società camerunese e volontariamente personali, i film di Jean-Marie Teno sono quindi, per Melissa Thackway, vicini al Cahier du retour au pays natal di Aimé Césaire.

La seconda metà del libro è un’intervista in forma di lezione di cinema molto vivace e istruttiva. Racconta l’infanzia movimentata di Jean Marie, la sua scoperta dell’Europa attraverso una borsa di studio per studiare dapprima ingegneria in Inghilterra, i suoi impegni di studente, la sua esperienza di giornalista radiofonico al suo ritorno in Camerun, la sua attrazione per il video e il montaggio durante i suoi studi all’Institut National de l’Audiovisuel in Francia. Ha perseguito il suo impegno politico con l’esigenza di un cinema di presa di coscienza ancorato alla realtà.

Molteplici sono state le delusioni nella sua lunga carriera, ma lui non demorde e si sposta nel mondo per portare avanti la sua battaglia. È stato ospite del Flaherty Seminar, artista in residenza presso il Pacific Film Archive dell’Università della California, Berkeley, e ha tenuto conferenze in numerose università. È stato visiting artist all’Amherst College come Copeland Fellow. Rimane il bisogno costante e urgente di trasmissione delle idee: attualmente Jean-Marie Teno gestisce una serie di laboratori di formazione in Camerun e altrove.

La sua lotta non è finita.

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