In tre mesi, 40.000 burkinabé fuggiti in Mali

di claudia
somali rifugiati

Da dicembre a oggi sono oltre 40.000 i cittadini burkinabé arrivati in Mali, in fuga dalla violenza nel vicino Paese del Sahel. Lo afferma l’Alto commissario delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), che sostiene anche che ogni giorno “centinaia di persone” continuano ad arrivare in territorio maliano provenienti dal vicino Burkina Faso.

Si tratta perlopiù di donne e bambini, a un ritmo di 500 persone al giorno. Questi rifugiati provengono principalmente dalle province di Soum, Yatenga e Léraba, al confine con il Mali, e la maggior parte di loro è diretta o è arrivata già a Koro, ma anche le città e le regioni di Mopti, Bandiagara e San, e altre località del Mali centrale, sono diventati una meta per questi rifugiati. Meta certamente non definitiva: in fuga dalla violenza in Burkina Faso, in Mali la situazione non è certamente migliore visto che il territorio di entrambi questi paesi è al centro della più grande aera geografica di conflitto al mondo: il Sahel, dove gli eserciti locali combattono gruppi jihadisti, a loro volta in conflitto tra loro, e i separatisti touareg.

Il rappresentante dell’Unhcr in Mali, Mohamed Askia Touré, ha messo in guardia sulle condizioni di accoglienza di questi 40.000 nuovi rifugiati burkinabè arrivati negli ultimi tre mesi: “40.000 persone equivalgono a una città di medie dimensioni. Vengono accolti innanzitutto tra le popolazioni ospitanti, tra le famiglie. Dobbiamo sottolineare la loro grande generosità, il loro grande cuore, perché spesso le autorità non sono in grado di rispondere ai bisogni di queste popolazioni” ha detto Touré, spiegando anche che a causa dell’insicurezza l’Unhcr non ha ancora a disposizione un campo profughi e non riesce a fare fronte ai bisogni materiali di questi sfollati, acqua, riparo, cure e cibo.

La maggior parte di questi rifugiati burkinabé fuggono dagli attacchi terroristici ma altri cercano riparo dalle operazioni dell’esercito burkinabé, che ha individuato ampie aree del Paese come “teatro di guerra” mesi fa e ordinato alle popolazioni di andarsene, e dai Volontari per la difesa della patria (Vdp, ausiliari dell’esercito).

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