Rapporto Idos, sono marocchini i primi imprenditori stranieri residenti in Italia

di claudia

di Maria Scaffidi

E’ il Marocco a guidare la classifica dei titolari di impresa nati all’estero maggiormente rappresentati in Italia. Secondo il Rapporto Immigrazione e Imprenditoria presentato ieri e curato dal centro Studi e Ricerche Idos, sono di origine marocchina 59.734 imprenditori attivi in Italia. Seguono Romania (52.066 imprenditori), Cina (52.066), Albania (38.007) e Bangladesh (30.569.

In Italia, dove si concentra un sesto dei lavoratori autonomi stranieri rilevati nell’Unione Europea, il Rapporto evidenzia una ininterrotta espansione dell’imprenditoria immigrata, “anche in periodi di crisi e in controtendenza con l’andamento delle imprese autoctone, tendenti al ristagno o addirittura alla contrazione”.

L’imprenditoria immigrata si conferma quindi un pilastro dell’economia italiana. In termini generali, nel periodo tra il 2011 e il 2022, mentre le imprese gestite da italiani hanno conosciuto una flessione del 5%, quelle condotte da migranti hanno registrato un aumento del 42,7%. Questo trend ha portato il numero totale di imprese gestite da migranti a 647.797 nel 2022, con una incidenza del 10,8% del totale nazionale.

Benché presenti in tutta Italia, le imprese a gestione immigrata sono concentrate soprattutto nelle regioni centro-settentrionali (77,3%) con Lombardia e Lazio che contano rispettivamente 124.000 e 81.000 imprese. Sul fronte delle tipologie, i servizi sono il fulcro principale delle attività gestite dagli immigrati, costituendo il 59% del totale. A livello di comparti primeggia il commercio con il 31,8% seguito dall’edilizia con il 23,9%.

Marcata la differenza di genere. Le donne imprenditrici immigrate incidono per il 24,6% del totale e le attività da loro condotte si concentrano nei servizi.

“Dal nostro lavoro – ha detto Luca Di Sciullo, il presidente del Centro Studi e Ricerche Idos presentando il Rapporto Immigrazione e Imprenditoria dedicato alla presenza imprenditoriale di origine straniera presente in Italia – emerge chiaramente la notevole convenienza, per l’Italia, nel promuovere e rendere quanto più solido il sistema delle imprese immigrate sul territorio, nella misura in cui costituiscono una potenziale e ‘fisiologica’ rete-ponte tra l’economia e il mercato italiani e i Paesi e le aree di origine degli imprenditori immigrati. Una rete di ponti già operante ‘in casa’, che ha dato buona prova di resilienza anche in periodi di crisi globale e che conferirebbe uno strategico respiro internazionale a un sistema interno ancora oltremodo chiuso, indebolito e bisognoso di innovazione e respiro internazionale”.

Concordando su questa prospettiva, il vicepresidente di Cna nazionale, Marco Vicentini, ha sottolineato il ruolo vitale dell’imprenditoria immigrata nel contesto europeo: “L’imprenditoria immigrata rappresenta un pilastro fondamentale per lo sviluppo sostenibile e inclusivo dell’Unione europea. La diversità e la ricchezza di prospettive che gli imprenditori immigrati portano con sé sono un catalizzatore per l’innovazione e la crescita economica. È pertanto cruciale accelerare il quadro normativo esistente per facilitare l’accesso degli immigrati ai visti lavorativi in Italia e nell’intera Europa, eliminando gli ostacoli burocratici e semplificando le procedure”.

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