Lotta all’Hiv, in Africa ci sono esempi da seguire

di claudia

Nella lotta all’Hiv ci sono alcuni Paesi che meglio di altri hanno attuato politiche efficaci nel contenere i contagi e nel curare i malati di Aids: Botswana, Ruanda, Eswatini, Tanzania e Zimbabwe sono citati come esempi da Unaids, il Programma delle Nazioni unite per l’Hiv e l’Aids per accelerare, intensificare e coordinare l’azione globale contro questa malattia.

Questi Paesi africani infatti anno già raggiunto i cosiddetti obiettivi “95-95-95”: il 95% delle persone che vivono con l’Hiv conosce il proprio stato, il 95% di queste persone è in trattamento antiretrovirale e il 95% delle persone in trattamento ha un carica virale soppressa (e quindi non trasmette più il virus). Altri 16 paesi, di cui otto in Africa sub-sahariana, regione in cui vive il 65% delle persone sieropositive del mondo, sono sulla buona strada per raggiungere questo obiettivo. Lo riporta un report di Unaids chiamato “La via per porre fine all’Aids”.

Nel 2022, ogni giorno, circa 3.600 persone sono state contagiate dall’Hiv e la metà di loro vive in Africa sub-sahariana: il continente sopporta ancora il fardello più pesante di fronte all’epidemia, ma è anche il luogo dove i progressi sono maggiori. Dal 2010 il numero di infezioni è diminuito del 60% in Africa meridionale e della metà in Africa occidentale.

I programmi di sensibilizzazione nei Paesi africani “modello” sono basati sulle comunità e non stigmatizzano le popolazioni più a rischio, come omosessuali, sex-worker o tossicodipendenti. I governi di questi paesi hanno anche programmi che affrontano le disuguaglianze e che, soprattutto, beneficiano di finanziamenti adeguati. Nel 2022 sono stati spesi in tutto il mondo 20,8 miliardi di dollari, il 2,6% in meno rispetto al 2021. 

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