La battaglia per la terra delle donne camerunesi

di claudia

“Sono una donna e non posso possedere la terra”, “Da quando mio marito è morto, tutti i beni, comprese le terre che coltivavo per nutrire i miei figli, sono stati sequestrati”: sono alcune testimonianze di donne camerunesi che alzano la voce contro un diritto consuetudinario non ufficiale, che impedirebbe loro di esercitare di fatto il diritto fondiario. Nonostante la legge le tuteli, la proprietà della terra da parte delle donne nel paese rimane un tabù. Le donne in Camerun costituiscono circa il 70% della popolazione, ma solo l’1% di loro possiede la terra.

C’è una lotta silenziosa che vede protagoniste le donne camerunesi, limitate nei fatti ad esercitare il loro diritto a possedere un appezzamento di terra, importante veicolo di autonomia e autosufficienza. Non è la legge di Stato il problema, che garantisce a uomini e donne pari accesso alla proprietà della terra, bensì quella consuetudinaria, che esclude le donne privandole di un bene fondamentale. Ne approfondisce la questione il giornale locale FairPlanet, mostrando questa problematica come un dibattito aperto, che negli anni ha però mostrato dei mutamenti.

Il Codice Penale del Camerun prevede il carcere e multe per aver privato le donne del diritto di possedere la terra, ma si tratta secondo le denunce della società civile di una realtà su carta e di fatto le donne sono private del loro l’empowerment economico.

Le donne stesse si stanno facendo sentire per far valere un diritto sancito per legge. La loro forza sono quelle che ce l’hanno fatta: una di loro è Awaho Talla (foto di apertura) che nel 2018 è diventata la prima donna della sua famiglia a possedere una terra. Da questa vittoria ha deciso di costruirvi una casa da poter affittare per integrare le sue entrate e provvedere alla sua indipendenza. Tra i Mbororo, di cui la donna fa parte, lo status socioeconomico è spesso determinato dal numero di capi di bestiame posseduti e le donne raramente possiedono proprietà o hanno potere decisionale in famiglia. Ma la sua storia è un segno che qualcosa sta cambiando.

Awaho Talla vive nella città di Yoko, nella regione centrale del Camerun. La città è parte del “progetto Gender Road”, implementato da UN Women con il sostegno finanziario della Banca per lo sviluppo degli Stati dell’Africa centrale, nato per garantire autonomia alle donne che vivono lungo una strada di 250 Km che il governo camerunese ha costruito. Una volta completata, la strada ha il potenziale di collegare le donne agricoltrici e imprenditrici ai mercati e ai servizi, e il progetto fornirà loro competenze e faciliterà i diritti fondiari e l’accesso al capitale. Una via di emancipazione economica che passa anche dal possesso della terra che le rimette al centro dei propri diritti.

“Insegnerò alle mie figlie l’importanza di far valere il diritto di possedere un appezzamento di terra che porti il loro nome” è la promessa e la speranza verso il futuro che Talla rivolge a se stessa e alle giovani donne del futuro.


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