Inizia il Forum cooperazione Cina-Africa a Pechino

di AFRICA

Domani Pechino ospiterà per due giorni il Forum for Africa-China Cooperation (FOCAC) e numerosi capi di stato africani sono già arrivati nella capitale della Repubblica popolare cinese per incontrare il loro principale partner economico con l’obiettivo dichiarato di rafforzare i legami d’affari e diplomatici.

Sarà questa la direzione dell’evento come conferma anche il titolo di questa settima edizione: “China and Africa: Toward an Even Stronger Community with a Shared Future through Win-Win Cooperation.” Come ogni edizione sono previsti numerosi incontri tra i leader africani e le controparti cinesi assieme a numerosi imprenditori. Sicuramente Pechino potrebbe concedere nuovi prestiti ai paesi africani mentre potrebbero essere lanciati nuovi progetti di sviluppo infrastrutturale. Si parlerà anche della Nuova Via della Seta, il ciclopico investimento infrastrutturale intrapreso da Pechino per rilanciare il suo ruolo nei traffici globali dopo il rallentamento dell’economia cinese registrato negli ultimi due anni.

L’Africa, con le sue abbondanti risorse naturali e una disperata necessità di sviluppo infrastrutturale, è da ormai da tempo un partner molto attraente per la Cina.  Tra il 2000 e il 2014, il commercio sino-africano è passato da 10 miliardi a 220 miliardi di dollari. Nello stesso periodo, Pechino ha concesso oltre 86 miliardi di dollari in prestiti commerciali a paesi africani, circa 6 miliardi annui. Nel 2015 durante la sesta edizione del Focac in Sudafrica a Johannesburg, il presidente cinese Xi Jinping aveva promesso di rafforzare ulteriormente il ruolo cinese di grande creditore del continente. Secondo il rapporto Foresight Africa 2018, la Cina detiene oggi il 14% del debito di tutta l’Africa subsahariana.

Importante anche il dinamismo della Cina in materia di sicurezza in Africa. Stando alle stime dell’International Peace Research Institute (SIPRI) di Stoccolma tra il 2008 e il 2017, Pechino ha aumentato dell’8,1% il suo export militare nel continente e ha costruito caserme e centri d’addestramento (si pensi alla base in Gibuti), oltre ad essere sempre più partecipe nelle missioni di peacekeeping.

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