Il re dell’ombra, su Netflix un film tra thriller e melodramma

di claudia

di Annamaria Gallone

Tra i film più visti in questo periodo su Netflix, IL RE DELL’OMBRA, realizzato da un regista francese, March Fouchard, è ambientato in uno dei quartieri periferici di Parigi e interamente interpretato da attori di origine africana. Un film crime cupo, tra thriller e melodramma, in cui si mescolano magia, violenza e amore in uno scontro fratricida.

Adama è la voce narrante. Quando è soltanto un ragazzino, viene investito da un’auto e in seguito alle lesioni riportate perde la vista I suoi genitori sono emigrati dall’Africa come tanti alla ricerca di una vita migliore, hanno creato un piccolo ristorante etnico di successo, ma ad un certo punto il padre ha voluto sposare una seconda moglie, contro il parere della prima (“Qui non siamo in Africa!) e l’equilibro famigliare si è rotto. Il primo figlio, Ibrahim, uscito di casa, si è unito a una banda di delinquenti, diventandone il leader.

Tutta la prima parte del film ha un ritmo serrato e una regia molto efficace: questo è l’antefatto, poi si torna al presente.

Quando il padre muore, il fragile equilibrio che l’uomo era riuscito a mantenere tra le due mogli e i tre figli, si spezza: il fratellastro, sempre in lotta con una gang rivale, vorrebbe coinvolgere Adama nei suoi loschi traffici, mentre il ragazzo desidera starne fuori e condurre una vita onesta.

Il giovane innamorato della sorella di Adama, Aissata, viene picchiato ferocemente e minacciato se le si avvicina ancora. Da quel momento è un’escalation di violenza, alla quale Adama si ribella dopo che è stato ucciso il suo fidato cane dai rivali del fratello che si sono intrufolati in casa per rubare denaro e droga.

Magicamente gli torna la vista, per il forte stress o per merito della fattucchiera in cui anche sua madre credeva? La magia è una delle componenti del film, come realtà molto presente in Africa e viene mostrata come una presenza onirica.

 Adama, su consiglio della madre, non mostra la sua guarigione, perché nessuno potrebbe fare del male a un cieco e si ricorda il consiglio del padre: “Accetta la tua debolezza e falla diventare la tua forza”.

Un mantra molte volte ripetuto, che incoraggia il ragazzo a far fronte a una serie crescente di episodi cruenti, a volte eccessivi. In questa parte del film il regista si lascia prendere la mano e diventa meno credibile, sfociando in un action movie cruento come se ne vedono fin troppi: sarebbe stato decisamente meglio se si fosse concentrato sulla situazione dei giovani africani di seconda generazione senza compiacersi troppo delle scene di violenza. Al di là del padre e dei due ragazzi, le altre figure sono tutte secondarie, mentre sarebbe stato interessante conoscere meglio, ad esempio, la personalità delle due mogli rivali e i loro stati d’animo.

Il film ha come protagonisti alcuni dei giovani attori francesi più talentuosi della loro generazione, partendo dai due protagonisti Ibrahim e Adama, interpretati da Kaaris e Alassane Diong, due star nascenti del cinema francese. Forse dialoghi più profondi avrebbero meglio mostrato il loro talento.

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