Il 2024 è un anno importante per i Paesi golpisti

di claudia

di Andrea Spinelli Barrile

Con l’avvicinarsi del 2024 ci sono numerosi Paesi golpisti, specificatamente nell’area del Sahel, che si preparano alle elezioni per ristabilire, almeno formalmente, il potere civile. Si tratta di appuntamenti importanti, con le giunte militari di questi Paesi che hanno cercato, seppur in modi diversi, di saldare nuove alleanze internazionali, cambiare le Costituzioni, tranquillizzare i partner e gli investitori. Resta tuttavia una minaccia per i colpi di Stato nella regione, dopo i recenti allarmi in Guinea Bissau e Sierra Leone.

Il Burkina Faso ha subito due colpi di stato in otto mesi: nel gennaio 2022, il presidente Kaboré è stato estromesso dal potere dai militari e al potere si è insediato il tenente colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba, estromesso a sua volta nel settembre dello stesso anno dal capitano Ibrahim Traoré, autonominatosi presidente transitorio fino alle elezioni, previste appunto per il 2024 ma quasi sparite dal dibattito pubblico burkinabé.

Il 18 agosto 2020 un colpo di Stato guidato dal colonnello Assimi Goita ha sconvolto il Mali, golpe che ha seguito numerose manifestazioni organizzate dal movimento Raggruppamento delle forze patriottiche del 5 giugno (M5-Rpf). Bah N’Daw, colonnello in pensione ed ex ministro della Difesa, è stato quindi designato presidente della transizione, mentre il colonnello Goïta, leader del colpo di Stato, è designato vicepresidente responsabile delle questioni di difesa e sicurezza. Il 25 maggio 2021, Goïta ha deposto Bah N’Daw e ha preso il timone della presidenza. In un contesto di “riconquista della sovranità territoriale”, i leader della transizione maliana hanno promesso che organizzeranno le elezioni nella prima metà del 2024 per trasferire il potere ai civili.

Nel luglio 2023, i soldati riuniti in seno al Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria (Cnsp) hanno rovesciato Mohamed Bazoum, presidente eletto del Niger nel marzo 2021, insediando il generale Abdourahamane Tiani alla guida del Paese. Da allora la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas) ha fatto diversi tentativi di ripristinare l’ordine costituzionale, con i militari al potere propongono una transizione di tre anni prima del ritorno al potere civile.

Nel settembre 2021, un colpo di Stato militare in Guinea ha posto fine al regno del presidente Alpha Condé, al potere dal 2010. Il colpo di Stato ha insediato al potere il colonnello Mamadi Doumbouya, a capo del Comitato nazionale per la mobilitazione per lo sviluppo (Cnrd), con la promessa di tornare a un governo civile eletto entro la fine del 2024.

La morte del presidente del Ciad Idriss Déby durante un’offensiva ribelle nell’aprile 2021 ha portato a una turbolenta successione a favore di suo figlio, Mahamat Idriss Deby Itno, che ha temporaneamente preso il potere. Le tensioni sul ritorno al governo civile democratico sono fortissime da allora e il 17 dicembre scorso i ciadiani si sono recati alle urne per votare un referendum costituzionale, un passo importante verso il ritorno al potere civile: il “sì” ha vinto con una maggioranza dell’86%.

Nell’ottobre 2021, l’esercito del Sudan, guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhane e sostenuto dalle forze paramilitari del generale Mohamed Hamdane Daglo, ha estromesso i leader civili della transizione, con cui condividevano il potere dalla caduta di Omar al-Bashir nel 2019, a sua volta al potere dal 1993 in seguito ad un colpo di Stato. Col tempo i rapporti tra i due generali si sono deteriorati, con Daglo che denuncia in particolare il fallimento del golpe del 2021, che avrebbe reinstallato il “vecchio regime” di Omar al-Bashir. Dal 15 aprile 2023 è in atto un conflitto sanguinoso nell’ambito di questa lotta di potere tra Abdel Fattah al-Burhan e il suo ex comandante in seconda Mohamed Hamdane Daglo.

Il 30 agosto 2023, alti ufficiali dell’esercito del Gabon hanno annunciato di aver preso il controllo, contestando i risultati delle elezioni conclusesi poche ore prima, vinte dal presidente Ali Bongo. Il 4 settembre, il generale Brice Oligui Nguema, capo del Comitato per la transizione e il ripristino delle istituzioni (Ctri), ha prestato giuramento come presidente di una “transizione” la cui fine è prevista per il 2025 con “elezioni credibili”. 

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