Egitto: piccioni, che passione

di claudia

Di Federico Monica

All’ombra delle piramidi e dei minareti del Cairo si tramanda la tradizione degli allevatori di colombi e piccioni viaggiatori Il Cairo è una città caotica, smisurata, difficile. Le strade sempre troppo affollate e la continua sinfonia dei clacson rapiscono la concentrazione ed esauriscono ben presto le energie. Ma alzate gli occhi e vi renderete conto che esiste un altro piano della città, nascosto e quasi inaccessibile, un regno in cui sono padroni i volatili e i loro custodi

È una giornata come tante nel cuore popolare del Cairo; le strade affollate di venditori e furgoni a tre ruote sembrano tutte uguali, sovrastate dagli alti palazzi in cemento e mattoni rossi cresciuti come funghi negli ultimi decenni. Una monotonia di forme e colori spezzata solo da una grande struttura sgargiante simile a una cisterna o a una sbilenca torre medievale che sembra appoggiata con lunghi, instabili trampoli sul tetto piatto di un edificio.

Intorno ai pilastri di legno e lungo la vertiginosa scala a pioli che sembra dover crollare da un istante all’altro si affollano gruppi di persone. D’improvviso, una di queste figure estrae due grandi bandiere rosse e si mette a sventolarle con movimenti regolari e ritmati tenendo gli occhi puntati al cielo. Non passa troppo tempo ed ecco uno stormo di uccelli che inizia a volteggiare sempre più in basso verso il tetto dell’edificio.

È una delle migliaia di gheya che punteggiano i tetti della capitale egiziana: colombaie in cui moltissimi cairoti possono dedicarsi all’allevamento dei piccioni, una passione diffusa che per alcuni è anche un’importante fonte di reddito.

Credit: Omar Zoheiry/dpa/Alamy Live News

Radici antiche

Secondo gli storici, l’amore degli egiziani per i piccioni è così antico che anche i geroglifici ne testimoniano la presenza diffusa e l’uso di offrirli in sacrificio in occasione di riti o funerali, mentre nell’epoca dei sovrani Fatimidi (X-XII secolo d.C.) è documentato l’uso dei volatili come messaggeri e animali da compagnia.

È una tradizione che non riguarda solo le città ma anche le campagne: nei villaggi del delta o più a sud lungo il corso del fiume, e nell’enorme area agricola del Fayyum, non è raro notare stormi di volatili che si affollano intorno ad alte costruzioni particolari. Le piccionaie rurali sono grandi torri coniche simili a ciminiere realizzate in fango essiccato al sole, dove fori disposti a motivi geometrici e pali di legno trasversali permettono ai colombi di poggiarsi o entrare al riparo dai predatori.

A prima vista il loro aspetto ricorda la forma dei minareti delle moschee saheliane e disegna in maniera inconfondibile i paesaggi rurali che si snodano lungo il Nilo.

E il cibo non c’entra: se è vero che questi volatili sono alla base di varie prelibatezze tipiche come il celebre hamam mahshi, piccioni ripieni di riso speziato e bulgur cotti lungamente al forno, allo stesso tempo quella dell’allevamento di uccelli è una vera e propria passione che si tramanda da generazioni. Le gare di colombi viaggiatori, per esempio, sono uno sport molto praticato: sui tetti del Cairo molti giovani e anziani trascorrono interi pomeriggi ad allenare le proprie squadriglie con le grandi bandiere che fungono da richiamo.

Foto di ARIE BOTBOL / Hans Lucas / Hans Lucas via AFP

Sfide fra i cieli

La tipologia di gara più diffusa è la velocità sulle lunghe distanze. Prevede che gli stormi vengano liberati in città lontane con un messaggio cifrato, contenuto in un involto fissato alla zampina, che viene comunicato dagli allevatori alla giuria come controprova non appena i volatili raggiungono la base. Maratone dei cieli che appassionano e diventano competizioni leggendarie, come quella che si svolge annualmente fra il Cairo e Assuan, quasi 700 chilometri di volo attraverso tutto l’Egitto.

Ma fra i passatempi legati ai piccioni non ci sono solo le corse. Altre competizioni molto diffuse prevedono vere e proprie guerre fra stormi che devono catturare o cercare di liberarsi da squadre avversarie, con in palio la proprietà dei volatili stessi e la conseguente ampiezza del proprio “esercito”.

Scesi dalle loro torri, allevatori e appassionati hanno un punto di ritrovo immancabile: il mercato degli animali che si tiene il venerdì intorno alla Al Khelaa, la lunga strada che attraversa il celebre sobborgo della “Città dei morti”. Lungo la strada si ammucchiano migliaia di gabbiette in plastica colorata da cui si affacciano volatili di tutti i tipi, dai minuscoli canarini fino agli enormi falchi immobili sui loro trespoli.

Piccioni e colombi qui sono ovviamente fra gli animali più venduti. Per un occhio non allenato questi immensi stormi si distinguono solo per il piumaggio, che va dal bianco candido al grigio scuro e al beige, eppure lo sguardo attento degli allevatori sa individuare immediatamente specie diverse con le rispettive caratteristiche e pregi, tant’è che i prezzi partono da poche decine di sterline egiziane per gli esemplari più giovani e inesperti per arrivare a diverse migliaia, più dello stipendio mensile medio di un egiziano.

Architetture da salvaguardare

Oltre agli aspetti sociali, culturali, economici e di valorizzazione degli ecosistemi, la tradizione dell’allevamento dei piccioni ha effetti anche sul paesaggio urbano e sull’aspetto della città. Le gheya infatti sono strutture inconfondibili che rendono unici i tetti del Cairo. Un castello vertiginoso di pali in legno verticali e diagonali alto anche 7-8 metri su cui è appoggiato un grande recinto realizzato con sottili assicelle di legno affiancate l’una all’altra e dipinte a colori sgargianti e con motivi decorativi geometrici.

All’interno del recinto, accessibile con scalette a pioli, lungo il perimetro sono disposte le gabbiette, mentre una grande rete di corda funge da soffitto ed evita il possibile arrivo di predatori o di stormi rivali.

Come alte e vivaci torri di guardia medievali, le piccionaie sovrastano tutta la città diventando un elemento architettonico distintivo, specialmente nei quartieri popolari dove la monotonia dei palazzi con scheletro di cemento e muri in mattoni rossi interrotti da poche sparute finestre viene ravvivata dai colori delle pareti decorate.

Nella sua crescita forsennata, la capitale egiziana (una delle metropoli più vaste del pianeta) va inesorabilmente distruggendo parti fondamentali del suo passato, come le famose awamat, le centenarie case galleggianti rimosse dalle rive del Nilo un anno fa, o come diverse tombe abitate della Città dei morti, rase al suolo per allargare superstrade e ponti.

Specialmente le aree più popolari subiscono quotidianamente demolizioni e pesanti trasformazioni in nome della mobilità, del decoro urbano e di una discutibile idea di progresso che non guarda in faccia a nessuno, nemmeno alla storia. Le piccionaie però sembrano resistere, forse grazie alla loro posizione sopraelevata e quasi nascosta, e continuano a donare colore, leggerezza e vitalità ai cieli di una città difficile ma che non smette mai di sorprendere.

Questo articolo è uscito sul numero 5/2023 della rivista Africa. Per acquistare una copia, clicca qui, o visita l’e-shop

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