Cinema | La Costa d’Avorio a Venezia con un grande film

di AFRICA
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Tra i film africani selezionati per la sezione Orizzonti della 77a Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia uno mi ha particolarmente colpito: La nuit des Rois, primo film ivoriano in concorso dopo vent’anni. Il regista, Philippe Lacôte, giunto al suo secondo film dopo Run, selezionato per la sezione Un certain regard di Cannes nel 2014, mostra una perfetta conoscenza della materia filmica e della cultura del suo Paese, riuscendo a combinare elementi fiabeschi e realistici con la capacità di creare ritmo e tensione, mentre la voce del griot ci riporta alla trasmissione orale, patrimonio dell’Africa di ieri. Interessante la dichiarazione del regista: «Con La Nuit des Rois ho voluto osservare la società ivoriana del dopoguerra attraverso il prisma della più grande prigione del Paese: Maca. Questa prigione è un luogo di cui ho ancora immagini forti e che da tempo mi affascina», ha spiegato il regista, rievocando la sua infanzia: «Da bambino, una volta alla settimana andavo in un taxi collettivo, ai margini della foresta del Banco Forest, a trovare mia madre, che lì è stata incarcerata per motivi politici. Poiché a Maca non ci sono stanze per le visite, aspettavo tra i prigionieri che circolavano liberamente in mezzo al gruppo di visitatori. Era un mondo che amavo osservare, anche se non riuscivo a decifrare del tutto. Avevo l’impressione di essere alla corte di qualche regno arcaico con tutti i suoi principi e lacchè… Il film è incentrato su questo singolare set».

Del film il regista ha detto: «All’interno della prigione, ci immergiamo in una società con le sue leggi e i suoi riti. Uno di questi riti, antico come il mondo stesso, è quello di raccontare storie di notte nel bagliore di una lampada… L’intero film si svolge nel corso di una notte di luna rossa. Il cielo, come osservato dal personaggio chiamato Lookout, assume una strana tonalità riflessa all’interno della prigione, conferendo a questa notte una dimensione speciale. Attraverso La Nuit des Rois, ci rendiamo conto che l’Africa è forse l’ultimo antico teatro di oggi, dove la tragedia e la posta in gioco del potere si dispiegano in modo crudo, frontale ed eminentemente visivo».

(Annamaria Gallone)

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