Cartoline dal futuro

di claudia

L’artista nigeriano Olalekan Jeyifous immagina la città di Lagos nel 2050. La capitale economica della Nigeria è anche la metropoli più grande d’Africa nonché il luogo simbolo delle lacerazioni e dei contrasti creati da un’urbanizzazione selvaggia. Ecco come potrebbe diventare

testo di Marco Trovato – foto di Olalekan Jeyifous

Gli edifici paiono navicelle spaziali, le strade sopraelevate ricordano le montagne russe. Pare un luogo uscito dalla saga cinematografica di Guerre stellari. O un luna park fantastico plasmato dalla mente di Tim Burton. Invece è la città di Lagos immaginata nel 2050 da Olalekan Jeyifous, architetto/artista nigeriano lucido e visionario, che da anni vive a Brooklyn, New York. Una metropoli futuristica assemblata con lamiere zincate, ferraglie arrugginite, grovigli di cavi e piloni, bancali di legno, materiali di risulta.

Lagos nel 2050 come immaginata da Olalekan Jeyifous. «Volevo creare qualcosa di interessante che fornisse una visione alternativa del futuro», ha spiegato l’artista nigeriano, che vive a Brooklyn 
Enormi baracche di latta sovrastano le lussuose aree immobiliari di Lagos. La città è diventata molto popolare negli Usa dopo l’ultimo film di Capitan America, ambientato proprio in una fantascientifica metropoli nigeriana

Città di lamiera

L’opera fa parte di una serie denominata Shanty Megastructures, realizzata da Jeyifous con l’ausilio di software che gli hanno permesso di assemblare e rielaborare foto reali per creare immagini digitali, dove l’artista immagina i centri delle metropoli del futuro sopraffatti e inglobati dalle periferie, fantasticando un mondo urbano caratterizzato da armoniosi contrasti. «Lagos è una megacittà in rapida crescita, un terreno estremamente affascinante e fertile per architetti e urbanisti», spiega Jeyifous.

Ma è anche una terra di conquista per speculatori e impresari edili. «Con le mie opere ho invitato a guardare con occhi diversi le sue sterminate periferie di baracche, destinate a crescere sempre più. I bassifondi sono spesso visti come sgradevoli, quartieri brutti e fastidiosi che vengono periodicamente abbattuti dai bulldozer, facendo dei loro abitanti degli sfollati. Ma gli slum sono luoghi pieni di energia, vitalità, dove il senso di comunità è temprato dal fragile destino comune».

Le cartoline futuristiche di Lagos sono state realizzate da Jeyifous, architetto/artista eclettico e visionario, con l’ausilio di software che gli hanno permesso di assemblare e rielaborare foto reali per creare immagini digitali

Contrasti stridenti

Un destino di precarietà, malessere sociale, ambizioni di riscatto. Nelle cartoline di Jeyifous, enormi baracche di latta torreggiano sulle lussuose aree immobiliari della città. Dalle immagini non traspare alcun senso di allarme o assedio. La realtà, in effetti, è più inquietante. E non riguarda solo Lagos. Oltre metà della popolazione urbana dell’Africa vive in bidonville. E questa enorme massa di persone, costrette a vivere ai margini della vita sociale ed economica delle città, è destinata a triplicare nei prossimi 50 anni.

Secondo uno studio dell’Onu pubblicato nelle scorse settimane, le condizioni abitative generali nei Paesi dell’Africa subsahariana sono migliorate dal 2000, ma in questo arco di tempo si sono anche allargate le differenze di tenore di vita tra ricchi e poveri. Il divario appare sempre più evidente nelle megalopoli, dove decine di milioni di residenti vivono ammassati l’uno sull’altro in baracche di lamiere o insediamenti informali, senza accesso all’acqua, alla corrente, e ai servizi di base.

Fantasia o realtà?

Luogo simbolo di questa emergenza abitativa, o meglio di questa bomba sociale destinata a esplodere, è senz’altro Lagos, capitale economica della Nigeria: la metropoli più grande d’Africa. Si stima che a Lagos vivano ventidue milioni di persone, ma nessuno sa davvero in quanti siano ammassati nei vasti slum che assediano i quartieri residenziali. Ogni settimana si contano diecimila nuovi arrivi. Contadini yoruba e ibo lasciano i loro villaggi inseguendo un sogno. Famiglie hausa e fulani fuggono Boko Haram che semina il terrore nel Nord. Nessuno si preoccupa di gestire questo afflusso. Non c’è vera pianificazione, solo lottizzazione abusiva e urbanizzazione selvaggia.

Gli ultimi arrivati tirano su fragili catapecchie a ridosso delle discariche, circondati da un mare di melma e rifiuti. Due terzi della popolazione di Lagos finisce a vivere in shanty town, città di baracche, sotto la minaccia quotidiana degli sgomberi. Negli ultimi anni, almeno quaranta comunità sono state sfrattate con l’uso della forza, per aprire cantieri destinati a una ristretta élite di uomini d’affari, esponenti dell’establishment politico e finanziario.

Nelle opere di Jeyifous i diseredati sembrano prendersi la rivincita. E conquistano gli spazi, al punto di espugnare – soggiogare – i benestanti dei quartieri residenziali del centro città. Sono immagini fantastiche, certo, ma sono anche chiari ammonimenti: se l’Africa non lenirà i suoi contrasti sociali, se la forbice tra ricchi e poveri continuerà ad allargarsi, l’illusione dei cittadini facoltosi di poter vivere ancora a lungo in quartieri esclusivi e blindati svanirà. E la realtà supererà la fantasia.

La capitale economica della Nigeria ospita oggi circa 20 milioni di abitanti, la maggior parte dei quali è costretta a vivere in abitazioni precarie e informali

(testo di Marco Trovato – foto di Olalekan Jeyifous)

Questo articolo è uscito sul numero 4/2019. Per acquistare una copia della rivista, clicca qui, o visita l’e-shop.

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