Buongiorno, Africa!

di claudia
africa

di Raffaele Masto

L’Africa appare in prevalenza come un continente ancora lacerato da tensioni e guerra. Ma la realtà è più complessa di così. Ciò che appare è reale, ma non è tutto. Il continente dove il 60 per cento della popolazione ha meno di quindici anni è tenace e ha una gran voglia di vivere. L’Africa è il futuro?

Ciò che appare non sempre esprime la realtà. O meglio, ciò che appare spesso è solo un aspetto parziale della realtà. Così l’Africa che appare oggi, a oltre sessant’anni dalle indipendenze, è un continente ancora lacerato da tensioni, attraversato da guerre e crisi e troppo esposto alle calamità naturali e a quelle provocate dall’uomo, cioè da dittatori spietati, inamovibili, al potere da decenni. Ma questo, appunto, è solo ciò che appare. È reale, ovviamente, ma non è tutto.

L’Africa, o meglio gli africani, hanno dimostrato di essere un continente tenace, che vuole vivere, che vuole avere una chance. E che ha da dire la sua. Faccio un esempio che riguarda la biologia, ma che può essere riportato nel sociale, come spiegherò.

Negli anni Ottanta, quando fu scoperto il virus dell’Aids, autorevoli commentatori, analisti, medici, scienziati predissero che la crescita demografica dell’Africa si sarebbe invertita, avrebbe assunto il segno negativo, e interi insediamenti umani sarebbero scomparsi. L’Africa, invece, ha smentito tutti: in trent’anni è cresciuta di oltre duecento milioni di persone, le città invece di ridimensionarsi sono diventate megalopoli nelle quali vive la maggior parte della popolazione del continente.

Ecco, questa è una sorta di metafora della situazione sociale. Di fatto l’Africa è un continente giovane: il 60 per cento dei suoi abitanti ha meno di quindici anni. È un continente che ha una formidabile voglia di vivere, formato da persone che sanno godersi ciò che il presente offre loro e per le quali il futuro è un’occasione. È un continente che sa vivere la solidarietà e respinge lo sfrenato individualismo. Lo dimostrano le famiglie allargate, i villaggi e le baraccopoli dove i bambini vengono curati e cresciuti collettivamente. È un continente coraggioso: i suoi figli sanno intraprendere viaggi infiniti, pieni di rischi e di solitudine, per conquistarsi un po’ di futuro.

La nostra vecchia Europa (e l’Occidente in genere), per molti versi, è esattamente l’opposto: la piramide delle età è il contrario di quella africana; siamo un continente di vecchi, di moderati, di timorosi incapaci di vivere con serenità il presente e per i quali il futuro è una minaccia indefinita e incombente; accumuliamo risparmi nelle banche, paghiamo assicurazioni per sentirci meno precari e poi, spesso, la vita ci getta per aria tutto. Viste così le cose, l’Africa è il futuro e l’Europa la decadenza.

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