Street food

di claudia

di Raffaele Masto

Célestin è un venditore ambulante di frittelle a Kinshasa. Come superare la precarietà e far crescere la sua attività? Ritratto di un giovane imprenditore in erba che sogna in grande per poter mantenere la sua numerosa famiglia

Farina di manioca, uova, olio di palma. Sono gli ingredienti delle migliori frittelle di Kinshasa, almeno questo è quello che sostiene Célestin, che con le frittelle ci deve vivere. La sua è un’attività avviata. Chi vuole sa dove trovarlo: il suo baracchino è sulla strada che porta al beach fluviale dal quale partono i battelli che attraversano lo Stanley Pool diretti alla città dirimpettaia sul fiume Congo, Brazzaville.

Célestin è un imprenditore accorto. Tutti i giorni investe in uova, farina e olio una parte del denaro che ha guadagnato il giorno precedente. A volte, quando va male, il denaro guadagnato il giorno precedente è sufficiente appena all’investimento del giorno successivo e all’acquisto del cibo per la cena della sua numerosa famiglia: una gallina, del riso, dei fagioli, un po’ di carbone vegetale.

Quando va proprio male, la cena di moglie e figli di Célestin consiste in un piatto unico: le frittelle che sono rimaste invendute.

È chiaro che la sua attività avrebbe bisogno di un impulso. Non che vada male, se si fa il confronto con buona parte della popolazione di una megalopoli come Kinshasa, ma Célestin vorrebbe trovare un sistema per uscire dalla precarietà e per evitare, quelle poche volte che accade, di far mangiare frittelle anche alla sua famiglia. Certo, lui ne è convinto, sono le migliori della città, ma questo può raccontarlo ai suoi clienti, non ai suoi figli. Così i pensieri di Célestin si concentrano spesso sulla ricerca di un sistema per avere la sicurezza di vendere un congruo numero di frittelle tutti i giorni.

Ha pensato di tutto: ha proposto alla pasticceria sul corso di acquistarne tutti i giorni una certa quantità da esporre in vetrina, ha cercato di mettersi in società con un suo collega venditore che ha il permesso di commerciare sui battelli che fanno la spola tra Kinshasa e Brazzaville, metà del guadagno per ognuno, in modo da allargare il raggio di potenziali clienti. Niente da fare, almeno per il momento.

Ma la mente fervida di Célestin è ancora al lavoro. Per ora ha trovato solo un modo per rendere chiaro, prima di tutto a se stesso, che le sue frittelle non vogliono conoscere limiti e che sono, senza ombra di dubbio, le migliori di tutta la regione. Un giorno che aveva venduto abbastanza frittelle, invece di comprare una gallina per la sua famiglia, ha investito in un telo e un po’ di vernice. L’ispirazione gli è venuta dall’insegna che sta di fianco alla sua bancarella e che segnala che all’interno del negozio, con tanto di tende e aria condizionata, ha sede una sezione della famosa organizzazione umanitaria Medici senza Frontiere.

Célestin ha scritto con la vernice sul suo telo: frittelle senza frontiere. Ha cercato anche di copiare i caratteri con i quali è scritta l’insegna dei suoi vicini, così che la bancarella sembri, in qualche modo, legata a quell’importante organizzazione. Un risultato lo ha ottenuto: i cooperanti che lavorano all’interno del negozio hanno preso l’abitudine di fare colazione con le sue frittelle. Chissà se per l’ineguagliabile bontà delle frittelle o per simpatia?

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