Il coinvolgimento dell’Eritrea nel conflitto nel Tigray ĆØ al centro di frenetici contatti diplomatici tra Asmara e gli altri Paesi della regione. Il capo della diplomazia eritrea si ĆØ recato in Egitto e Sudan, due Paesi che guardano con attenzione e apprensione alla crisi etiope, anche in funzione dei negoziati con lāEtiopia sulla Diga del Rinascimento. Negoziati, tuttavia, che non hanno ancora sciolto i principali nodi che contrappongono i tre Paesi.
Conflitto di interessi
Il ministro degli Esteri eritreo Osman Saleh (in foto) ha effettuato una visita a Il Cairo dove ĆØ stato ricevuto dall’omologo egiziano Sameh Shoukry. Nel corso del colloquio, come riferito dal ministro dell’Informazione eritreo Yemane Meskel, le due parti hanno discusso della situazione nel Corno dāAfrica e dei mezzi per affrontare le sfide connesse, a tutti i livelli. Inoltre, i colloqui si sono incentrati sul commercio bilaterale e sugli investimenti, oltre che sui colloqui in corso sulla Grande diga della rinascita etiope (Gerd) e sulla situazione attuale in Etiopia. Oltre che da Saleh, la delegazione eritrea era composta anche dal consigliere presidenziale Yemane Ghebreab. In precedenza la stessa delegazione eritrea era stata ricevuta a Khartoum dalle autoritĆ di transizioni sudanesi, vale a dire il presidente del Consiglio sovrano Abdel-Fattah al Burhan e il primo ministro Abdullah Hamdok: colloqui anch’essi incentrati sugli sviluppi in Etiopia. Le due visite non cadono casualmente: Egitto e Sudan sono infatti due attori immediatamente interessati al conflitto nel Tigray: sia Il Cairo che Khartoum, infatti, sono fortemente influenzate dallāandamento dei colloqui sulla Diga della Rinascita e tutti e due avrebbero da guadagnare da un possibile protrarsi del conflitto al fine di ostacolare le trattative sul dossier Gerd, tuttavia non hanno la garanzia che una eventuale destabilizzazione dellāEtiopia porti con sĆ© una effettiva rinegoziazione del dossier da parte di Addis Abeba. Il protrarsi del conflitto, dunque, e un suo possibile allargamento non fanno presagire nulla di buono per lāintera regione. Sul conflitto, inoltre, sono puntati gli occhi anche delle potenze internazionali che hanno le loro basi militari nel Corno dāAfrica.
Mistero droni
Gli esperti si interrogano, infatti, sul presunto utilizzo di droni degli Emirati a sostegno dell’offensiva delle truppe etiopi nel Tigray dopo che il portavoce del Tplf (Fronte Popolare di Liberazione del TigrĆØ) Getachew Ruda ha accusato su Twitter le forze federali etiopi di fare ricorso a droni forniti dagli Emirati. Lāinformazione, rilanciata per prima dal sito specializzato Military Africa, non ha per ora trovato riscontri ufficiali, anche se alcuni indizi farebbero quanto meno sollevare degli interrogativi: ĆØ il caso, ad esempio, della notizia diffusa dallāemittente Bbc Africa di presunti bombardamenti aerei avvenuti in una zona montuosa alla periferia di MacallĆ© e di cui non si conosce ancora la paternitĆ . Al netto di un flusso di notizie il cui groviglio ĆØ difficile da districare (dallāinizio dellāoffensiva, lo scorso 4 novembre, sono stati infatti tagliati i servizi internet e le reti telefoniche), quel che appare certo ĆØ lāinteresse da parte di diverse potenze regionali ā e non solo ā per il conflitto nel Tigray, il che rende lāipotesi di un utilizzo di droni emiratini non improbabile, per quanto al momento non confermabile. Non ĆØ un mistero, del resto, che gli Emirati dispongano di una base militare nellāaeroporto di Assab, in Eritrea, cittĆ strategica situata lungo la costa occidentale del mar Rosso. La base, realizzata inizialmente per sostenere le operazioni militari attraverso il mar Rosso nello Yemen, dispone di diversi veicoli aerei da combattimento senza pilota Wing Loong II acquisiti dalla Cina, come messo in luce nellāagosto 2018 da immagini satellitari pubblicate dalla piattaforma DigitalGlobe, specializzata in immagini geospaziali. Sarebbe proprio da Assab, secondo le accuse dei tigrini, che i droni emiratini condurrebbero i raid contro le postazioni del Tplf. Tuttavia, stando al sito investigativo Bellingcat, specializzato nella verifica dei fatti attraverso il reperimento di materiale open source, un utilizzo di droni emiratini per sostenere lāoffensiva dellāEtiopia nel TigrĆØ appare al momento plausibile, ma non probabile. Un vero groviglio, per giunta inestricabile.