Tanzania, Magufuli: «Basta allo sfruttamento indiscriminato delle nostre miniere»

di Enrico Casale
tanzanite

La Tanzania fa la voce grossa con le multinazionali che sfruttano i giacimenti di oro, tanzanite, diamanti e uranio. Il presidente John Magufuli lo aveva promesso due anni fa, subito dopo la vittoria alle urne: «Siamo circondati dalla ricchezza, dobbiamo proteggerla, non è possibile che gli stranieri vengano e ne beneficino truffandoci». Dalle parole è passato ai fatti. Il «Bulldozer africano», come è soprannominato il capo dello Stato per la sua leadership di ferro, ha deciso di aumentare le royalties dal 4% al 6%, nazionalizzare il 16% di tutte le cave del Paese, imporre l’impiego di forza lavoro locale e vietare l’esportazione di minerali grezzi. Un pugno di ferro che colpisce colossi come Anglo Gold Ashanti e Barrick Gold, che da anni lavorano nel Paese senza che venissero loro imposte regole troppo stringenti.

Il settore minerario contribuisce al 3% del Pil nazionale. Secondo Magufuli è troppo poco. Le potenzialità per ricavare maggiori risorse dal settore ci sono, è sufficiente far rispettare le regole esistenti.

La stretta è iniziata già nel marzo scorso quando la società britannica Acacia, attiva nell’estrazione dell’oro, è stata accusata da una commissione voluta proprio da Magufuli di non aver pagato negli ultimi 20 anni licenze estrattive allo Stato per 190 miliardi di dollari. Si è però voluto evitare un muro contro muro e si è intavolato un confronto che ha portato a un accordo che prevede un versamento immediato da parte della compagnia inglese di 300 milioni nelle casse tanzaniane. A cui si aggiunge l’obbligo di lavorazione dei minerali grezzi in patria con manodopera locale.

Ad agosto, Magufuli se l’è presa con la Petra Diamonds, a cui è stato sequestrato un carico di diamanti dal valore di 30 milioni di dollari pronto a prendere la via di Londra dal porto di Dar es Salaam. Secondo il ministero delle Finanze, la compagnia avrebbe volutamente sottovalutato il valore dei minerali per pagare meno imposte. Risultato: il carico è stato espropriato e nazionalizzato.

Ora nel mirino del presidente potrebbe entrare il governo russo, interessato a un programma d’estrazione in un enorme giacimento di uranio, ma vicino a far saltare il banco dopo il cambio di direzione di Magufuli che ha lanciato anche una campagna contro i minatori illegali: uomini e bambini che ogni giorno rischiano la vita per estrarre piccoli quantitativi di minerali per poi rivenderli sul mercato nero. D’ora in poi non sarà più possibile: il presidente ha dato il via alla costruzione di enormi muri protettivi in prossimità delle cave di tanzanite, la caratteristica e preziosa pietra blu della Tanzania.

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