Si è aperto ieri il processo tra la Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda presso la Corte africana dei diritti dell’uomo e dei popoli ad Arusha, in Tanzania.
Kinshasa ha denunciato Kigali per le sue responsabilità nelle atrocità commesse nell’est del Paese. Il governo congolese ha accolto con favore l’avvio di questo processo, che fa parte del fronte giudiziario aperto da Kinshasa contro il suo vicino, riporta Radio Okapi.
In questa fase, ha spiegato il ministro della Giustizia e del Contenzioso Internazionale, spetta a questa Corte pronunciarsi sull’ammissibilità e sulla sua competenza a giudicare questo caso. Secondo Samuel Mbemba, dopo questa fase avrà luogo la fase sostanziale, durante la quale la Rdc presenterà le prove degli abusi subiti dalle vittime davanti alla Corte africana dei diritti dell’uomo e dei popoli. Ha assicurato di aver raccolto tutte queste prove grazie al coinvolgimento di organizzazioni congolesi per i diritti umani e di altri esperti del settore.
“Le Ong per i diritti umani con cui abbiamo tenuto una serie di incontri e seminari stanno attualmente lavorando sul campo per incoraggiare le vittime e i testimoni a fornire le informazioni in loro possesso. Perché non è più un segreto per nessuno che il Ruanda sia presente nella Rdc”, ha detto Samuel Mbemba.
Secondo l’emittente, durante questa prima udienza, il consulente legale del Ruanda ha discusso le eccezioni alla giurisdizione del tribunale. Ha chiesto che la causa venga respinta poiché non rientra nella giurisdizione della Corte, un argomento contestato dalla controparte.
Oltre al viceministro della Giustizia e del contenzioso internazionale, al processo di Arusha prendono parte numerose autorità congolesi, tra cui il coordinatore del Meccanismo nazionale di monitoraggio dell’accordo quadro di Addis Abeba, il professor Ntumba Lwaba.