Sahara Occidentale, il Fronte Polisario insorge contro la nuova risoluzione Onu

di claudia
Polisario Sahara occidentale

Il popolo sahrawi continuerà e intensificherà la sua legittima lotta armata per difendere la loro sovranità e il diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza. Lo ha affermato il Fronte Polisario, in reazione alla risoluzione 2602 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite adottata venerdì sul Sahara occidentale. Non ci sarà un nuovo cessate il fuoco “finché lo stato occupante del Marocco persisterà, impunemente, nei suoi tentativi di imporre con la forza un fatto compiuto coloniale nei territori occupati della Repubblica Saharawi e di ostacolare il referendum per l’autodeterminazione del popolo del Sahara occidentale”, ha dichiarato Brahim Ghali, a capo del movimento

In un comunicato, pubblicato dalla Sahara Press Service, il Polisario denuncia “l’inazione e il deplorevole silenzio del Consiglio di Sicurezza, in particolare di alcuni membri influenti, che si manifestano sia nella lettera che nello spirito della sua nuova risoluzione, che rappresenta un grave passo indietro che avrà dure conseguenze sulla pace e stabilità in tutta la regione”.

Ha inoltre ritenuto che, non avendo adottato una risoluzione equilibrata e neutrale, “il Consiglio di sicurezza ha già condannato al fallimento la missione del nuovo inviato personale del Segretario generale delle Nazioni Unite per il Sahara occidentale, Staffan de Mistura, compromettendo gravemente le prospettive per riattivare il processo di pace, perpetuare lo stallo prevalente e lasciare la porta spalancata per un’ulteriore escalation e tensione nella regione”. È proprio oggi, e in questo contesto teso, che l’italo-svedese inaugura il suo mandato.

Il 29 ottobre, il Consiglio di sicurezza ha adottato la risoluzione 2602 (2021) con la quale ha prorogato il mandato della Missione delle Nazioni Unite per il referendum nel Sahara occidentale (Minurso) fino al 31 ottobre 2022. Come negli anni precedenti, la risoluzione “sottolinea che deve essere raggiunta una soluzione politica realistica, pragmatica e duratura” alla questione del Sahara occidentale, che si basa sul compromesso, e che è importante adattare l’azione strategica della Minurso e allocare risorse delle Nazioni unite per questo scopo. Inoltre, il Consiglio afferma di sostenere pienamente gli sforzi del Segretario generale e del suo inviato personale per facilitare i negoziati al fine di raggiungere una soluzione della questione del Sahara occidentale. Osserva che l’ex inviato personale intendeva invitare il Marocco, il Fronte Polisario, l’Algeria e la Mauritania a incontrarsi nuovamente alle stesse condizioni.

La Federazione russa, che si è astenuta anche quest’anno, ha deplorato che i suoi contributi non siano stati presi in considerazione. Per Mosca, il testo adottato non rispecchia il quadro oggettivo della soluzione della questione del Sahara occidentale “e senza dubbio non contribuirà” agli sforzi dell’inviato speciale per i negoziati diretti tra le due parti per trovare una soluzione reciprocamente accettabile. Per la Russia, “il problema principale è rimasto irrisolto per diversi anni”. Il suo rappresentante ha denunciato i termini usati “approcci realistici” e “compromesso”, sostenendo che “prolungano l’ambiguità” e minano il lavoro del Consiglio di sicurezza danneggiando le prospettive di un dialogo diretto.

Secondo il Fronte Polisario – il “Frente Popular de Liberación de Saguía el Hamra y Río de Oro”, movimento che lotta politicamente e militarmente per l’autodeterminazione del popolo sahrawi e contro il dominio marocchino sul Sahara Occidentale, e che gode del sostegno dell’Algeria – “l’adozione di questa risoluzione costituisce anche un infelice ritorno alla politica del business as usual perché ignora completamente lo stato di guerra in corso nel territorio dal 13 novembre 2020 a seguito della grave violazione da parte dello stato occupante del Marocco del cessate il fuoco del 1991 e relativi accordi militari”. Denuncia che la risoluzione è incapace di fornire misure pratiche per garantire la piena attuazione del mandato per il quale la Minurso è stata istituita nel 1991, e di “contrastare con forza i tentativi dello Stato occupante del Marocco di legittimare il fatto compiuto coloniale imposto con la forza nei territori occupati dai sahrawi”. Accusa il Marocco di “intransigenza, ostruzionismo e politica aggressiva” contro quella che definisce la sua legittima lotta per difendere la sovranità del proprio paese e garantire l’esercizio del loro diritto inalienabile e non negoziabile all’autodeterminazione e all’indipendenza.

Il Fronte Polisario riafferma che l’unico modo realistico e praticabile per raggiungere una soluzione pacifica, giusta e duratura alla “decolonizzazione” del Sahara occidentale è consentire al popolo sahrawi di esercitare liberamente e democraticamente il suo diritto inalienabile e non negoziabile.

Il movimento guidato da Brahim Ghali dichiara quindi chiaramente che non ci sarà un nuovo cessate il fuoco “finché lo stato occupante del Marocco persisterà, impunemente, nei suoi tentativi di imporre con la forza un fatto compiuto coloniale nei territori occupati della Repubblica Saharawi e di ostacolare il referendum per l’autodeterminazione del popolo del Sahara occidentale”.

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