Riquadri di bellezza

di claudia
Kuba

di Claudia Volonterio

Kuba, un tessuto prodotto in Repubblica Democratica del Congo da centinaia di anni, sopravvive ancora oggi grazie al talento e alla maestria di artigiani locali che ne mantengono viva la tradizione. Le sue origini sono rintracciabili nel XVII secolo, quando cominciò ad essere realizzato nell’allora regno di Kuba.

La tecnica, molto elaborata e complessa, è un insieme di segreti che si tramanda di generazione in generazione. La parola kuba significa “illuminazione” e rimanda alle lame un tempo usate dai guerrieri. La tessitura è un’arte di grande importanza per i popoli kuba e questo prezioso intreccio composto da una fibra estratta dalla palma di rafia era in origine destinato all’abito cerimoniale per i reali. Con il tempo, ha cominciato a esprimere lo status sociale e di ricchezza di chi lo indossava. La bellezza di questi tessuti è data anche dalle decorazioni applicate in fase finale, come ricami, conchiglie e disegni.

Le stoffe kuba sono tradizionalmente realizzate dagli uomini, i quali tessono le fibre su un piccolo telaio a mano, dando forma a unità quadrate. Prima di essere lavorate sul telaio le fibre di rafia vengono ammorbidite e colorate con pigmenti naturali, assumendo sfumature rosse, avorio o blu. Dopo la tessitura, in un secondo momento intervengono le donne, che si occupano del ricamo. Il completamento dei quadrati è un processo molto lungo che può richiedere fino a tre mesi e, insieme alle decorazioni, garantisce un risultato basato su forme geometriche o astratte. Oltre a essere usati come abiti cerimoniali, questi tessuti antichi hanno assunto la funzione di stuoie, coperte, copricapo, o di merce di scambio.

La potenza estetica e simbolica della stoffa kuba è sopravvissuta nei secoli fino a colpire l’attenzione del pittore francese Henri Matisse, che ne acquistò diverse quantità per decorare le pareti del suo studio. Si dice che queste trame siano state una fonte di ispirazione per la sua arte.

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