Responsabilità visibili e invisibili

di claudia

Con scrittura onesta e scorrevole, Abdoulaye Thiam racconta il percorso di tre giovani uomini dal Sahel all’Italia, portando il lettore dentro le dinamiche presenti nel Senegal contemporaneo. Non c’è “solo” il viaggio verso l’Europa, con le sue insidie, e la fatica legata al costruirsi, in un nuovo territorio – spesso ostile e ottuso –, una nuova dimensione.

In Lo sciopero degli invisibili (che è il terzo romanzo di Thiam ed è stato autopubblicato con Youcanprint, pp. 136, € 13,00) troviamo il Senegal reale, con le sue ferite aperte: le scuole coraniche abbandonate a sé stesse che troppo spesso sfornano migliaia di talibé privi di una formazione, candidati ideali ai viaggi della speranza attraverso il mare e il deserto, lasciati ai margini pur facendo parte anche loro, e a pieno titolo, della gioventù senegalese; l’assenza di prospettive per i giovani e la distanza siderale tra i loro problemi e la politica cosiddetta alta; il peculiare intreccio tra modernità e tradizione. C’è anche, seppur solo accennato, il conflitto rimosso della Casamance, ingoiato dai nuovi equilibri geopolitici della regione. 

Quando, lo scorso anno, le migrazioni irregolari dal Senegal all’Europa sono riprese con nuova intensità, Thiam – che ha una laurea in Fisica ma in Italia ha studiato da infermiere e oggi lavora in un ospedale nella bergamasca – ha deciso di affrettare la scrittura del nuovo libro. Per parlare al lettore italiano ma – si augura – raggiungere anche i giovani del suo Paese d’origine. E per indicare una strada: senza minimizzare o rimuovere le responsabilità storiche dell’Occidente, «è tempo di girare pagina e guardare quelle della politica africana – ci ha detto –. Perché è solo con la responsabilità che ci si può affrancare dal neocolonialismo».

(Stefania Ragusa)

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