Reazioni e condanne africane sugli scontri a Gerusalemme e Gaza

di Valentina Milani

Dure reazioni africane agli incidenti che da giorni interessano Gerusalemme e i confini tra Israele e Gaza.

Il ministero degli Esteri egiziano ha dichiarato attraverso una ufficiale di condannare “fermamente” “la nuova incursione delle forze israeliane nella moschea di Al-Aqsa”. Il viceministro degli Affari esteri, Nazih al-Najari, ha incontrato l’ambasciatore israeliano al Cairo, Amira Oron, per comunicare che l’Egitto respinge e denuncia l’azione di Israele.

In Marocco, alcune decine di manifestanti si sono radunati in piazza lunedì a Rabat, la capitale, per manifestare a favore del popolo palestinese. I dimostranti hanno scandito slogan contro la normalizzazione delle relazioni tra Israele e Marocco, definendola “un tradimento”. La polizia marocchina è intervenuta per disperdere la manifestazione. In periodo di restrizioni per covid-19 i raduni sono vietati, ma alcuni commentatori sui social sostengono che la repressione sia stata dovuta agli accordi tra Marocco e Israele. Domenica, re Mohammed VI si era detto “profondamente preoccupato” per “le violazioni inaccettabili” che alimentano solo le tensioni.

L’Algeria ha condannato quelli che definisce “attacchi razzisti ed estremisti” dell’ “occupante israeliano” contro i palestinesi a al-Quds e la negazione della loro libertà religiosa nella moschea di al-Aqsa. Lo ha scritto il ministero degli Esteri in un comunicato. Algeri condanna i “ripetuti tentativi di legittimare la logica della spoliazione delle terre altrui con la forza e dell’imposizione della sovranità sulla Città Santa, in flagrante violazione delle delibere di legalità internazionale”. L’Algeria ha invitato la comunità internazionale, in particolare il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ad agire con urgenza per garantire la protezione necessaria al popolo palestinese e porre fine alla politica israeliana di occupazione dei territori palestinesi.

Il governo sudanese ha definito l’intervento israeliano a Gerusalemme contro i palestinesi come “una repressione” e “una azione coercitiva”e ha invitato il governo israeliano “ad astenersi dal prendere misure unilaterali che riducano le possibilità di riprendere i negoziati di pace”. Una posizione dura da parte di uno Stato che ha recentemente aperto relazioni diplomatiche con Israele.

In Mauritania, il presidente dell’Assemblea nazionale, sceicco Ould Ahmed Ould Bayeh, ieri ha condannato l’invasione della moschea di Al-Aqsa da parte delle forze israeliane e gli attacchi ai fedeli. In un tweet, Ould Bayeh ha descritto quanto accaduto come “una flagrante sfida ai sentimenti dei musulmani e una violazione del diritto internazionale e dei principi dei diritti umani”. “La politica degli insediamenti, la confisca della terra e lo spostamento dei proprietari della terra sono azioni che contrastano con il processo di pace”, ha detto.

La Tunisia ha invece chiesto di tenere una sessione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per discutere dell’escalation israeliana nei territori palestinesi, in particolare nella Gerusalemme est. In una dichiarazione, il ministero degli Esteri tunisino ha affermato che la richiesta di tenere una sessione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è stata coordinata con la Palestina e sostenuta dalla Cina, l’attuale presidente del consiglio, da Norvegia, Irlanda, Vietnam, Saint Vincent, Grenadine e Niger. La dichiarazione afferma che la sessione discuterà “la pericolosa escalation di Israele e le pratiche ostili nei territori palestinesi occupati, in particolare Gerusalemme, e le sue violazioni nella moschea di Al-Aqsa”. La Tunisia richiede una presa di posizione netta sugli attacchi israeliani ai palestinesi, sui suoi piani di insediamento, sulla demolizione delle case e sullo sfratto delle famiglie palestinesi dalle loro case. La Tunisia è l’unico membro arabo dei 10 membri eletti e non permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

In Sudafrica, il partito Economic Freedom Fighters ha chiesto che sia “ chiusa l’ambasciata di Israele a Pretoria” e venga richiamato l’ambasciatore sudafricano a Tel Aviv. 

(Enrico Casale)

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