Oromo, una festa tranquilla

di Enrico Casale
oromo

Centinaia di migliaia di oromo, membri del più grande gruppo etnico dell’Etiopia, hanno celebrato ieri, 5 ottobre, ad Addis Abeba l’annuale Festival del Ringraziamento. La sicurezza era alta per questa manifestazione, che il popolo Oromo organizza in occasione dell’inizio della stagione del raccolto.

Venerdì e sabato migliaia di persone vestite con i tradizionali costumi bianchi sono arrivate in autobus, in auto e a piedi da tutta l’Oromia, la regione di origine, per festeggiare per le strade della capitale ballando, cantando e sventolando la bandiera.

«Questa festività è il simbolo di un passaggio dall’oscurità alla luce», ha detto Zewidu Megrarobi, 65 anni, un contadino di Yeka, un villaggio situato nella periferia di Addis Abeba, che era presente nel 2016, quando la festa degenerò in dure manifestazioni antigovernative (alla fine rimasero sul terreno 50 vittime).

Quest’anno non si sono registrati incidenti. Le forze di sicurezza, inclusi i cecchini, erano presenti in massa. E il comando della polizia federale etiopica ha dichiarato che nove persone sono state arrestate alla vigilia della festa con l’accusa di aver tentato di contrabbandare armi nella capitale.

«Questa volta si è svolto tutto in modo tranquillo. Siamo tutti felici perché questa festa rappresenta l’unità degli oromo», ha detto Megrarobi dopo aver eseguito il rito del ringraziamento che prevede l’immersione in acqua di fiori gialli ed erba.

Il festival si tiene di solito a Bishoftu, una città situata nella regione di Oromia, a circa 40 km a Sud di Addis Abeba. Le celebrazioni, che sono tornate nella capitale dopo 150 anni, saranno seguite da un evento più ampio che si terrà oggi, domenica 6 ottobre, proprio a Bishoftu.

Gli Oromo, che costituiscono un terzo della popolazione dell’Etiopia, hanno a lungo protestato per le condizioni di emarginazione in cui sono stati tenuti per decenni dai governi guidati da altri gruppi etnici (amhara e tigrini).

Il primo ministro Abiy, di etnia oromo, ha perseguito una strategia di riconciliazione da quando ha preso il potere nell’aprile 2018. Ha attuato una serie di riforme economiche e politiche radicali, tra cui il rilascio di prigionieri politici e il ripristino delle relazioni con la vicina Eritrea.

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