Obiettivi e strategie del terrorismo nel Sahel

di Raffaele Masto

Il terrorismo jihadista è sempre più aggressivo nel Sahel, dove si confrontano le formazioni aderenti ai due grandi cartelli di al-Qaeda e Stato Islamico, che si stanno spartendo il territorio una volta quasi interamente controllato dai gruppi aderenti ad al-Qaeda. Le formazioni dello Stato Islamico stanno cercando di mettere in atto la strategia che prediligono, cioè quella di “conquistare” militarmente territorio e costituiredi , appunto, uno “Stato Islamico”.

Nei primi giorni di novembre, i movimenti di alcune formazioni del Sahel, le milizie di al-Queda e di al-Jamaat Nasr al-Islam wa al-Muslimin, quest’ultime legate al “nuovo” “Stato Islamico del Grande Sahara”, hanno inferto un mortale attacco alle forze armate maliane dislocate a Indelimane, vicino al Niger, nel Nord-est del Paese, uccidendo 49 soldati maliani e un soldato francese.

Queste stragi si sono verificate in più attacchi, tramite i quali i jihadisti sono riusciti a penetrare all’interno dei confini del Mali e a guadagnare terreno, proseguendo un “programma” di conquiste territoriali nonostante la presenza attiva delle truppe francesi dell’operazione Barkhane, dispiegate nel Mali dal 2014 e con una forza di 4500 uomini.

Alla luce di questi attacchi, il 4 novembre, il presidente Ibrahim Boubacar Keïta ha invocato, in un accorato appello, l’unione sacra della nazione affermando che «in queste circostanze particolarmente gravi in cui sono in gioco la stabilità e l’esistenza stessa del nostro Paese, la nostra unica risposta deve essere l’unione nazionale, l’unione sacra attorno al nostro esercito nazionale».

Poche ore prima del suo messaggio alla nazione, Boubacar Keïta aveva decretato tre giorni di lutto nazionale. Aveva detto che «il Mali è in guerra» e, insistendo sulla «gravità della situazione», aveva chiesto ai maliani di opporsi in tutti i modi al rischio di cadere in quella che ha definito una trappola del nemico.

Secondo fonti informative della sicurezza, gli attacchi hanno mobilitato grandi quantità di combattenti, da una parte e dall’altra, e hanno reso inefficace l’eseercito francese. L’operazione dei jihadisti era composta da un centinaio di miliziani in motocicletta e pick-up che hanno assaltato un checkpoint delle forze maliane dopo averlo martellato con mortai.

Secondo il portavoce del governo, i soldati maliani hanno rapidamente ceduto agli attacchi e sono stati messi in rotta, affermando inoltre,che «i militari si sono ritirati in Nigerp». È seguita la rivendicazione dello Stato Islamico del Grande Sahara (Isgs), dichiarazione firmata come “Provincia islamica dell’Africa occidentale”. Uno “Stato”, appunto, che mira alla conquista del territorio e alla costituzione di una “provincia”, come quella che Abu Bakr al-Baghdadi, il leader dell’Isis ucciso in Siria, aveva costituito tra Iraq e Siria.

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