Obesità, la malattia accelera anche in Africa

di claudia

L’obesità è una malattia in accelerazione in Africa. La tendenza si inserisce nella scia di un trend mondiale che ha registrato il superamento della soglia del miliardo di persone colpite nel mondo, secondo una stima pubblicata sulla rivista medica britannica The Lancet ed effettuata in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in occasione della Giornata mondiale dell’obesità, che ricorre oggi.

Non mangiare abbastanza, ma anche mangiare male, contribuisce allo sviluppo dell’obesità in molti Paesi a basso e medio reddito stanno sperimentando il “doppio fardello” della denutrizione e dell’obesità, in particolare in Africa. Mentre una parte della popolazione non ha ancora accesso ad un numero sufficiente di calorie, un’altra parte non ha più questo problema ma la sua dieta è di scarsa qualità.

Nel 2022,ricorda Rfi, uno studio dell’Oms, che metteva in guardia da questa “bomba a orologeria” per la salute pubblica, ha individuato dieci Paesi particolarmente colpiti, la maggior parte dei quali nell’Africa meridionale: Botswana, Eswatini, Lesotho, Mauritius, Namibia, Seychelles e Sud Africa. Ma anche, più a nord: Gabon, Mauritania e Algeria, che detiene il record di numero di obesi nel continente.

Nel 2021, la Fao ha indicato che in Gabon, mentre il 18% dei bambini sotto i 5 anni soffre di malnutrizione cronica, il 40% degli adulti è in sovrappeso. Secondo uno studio del 2022 dell’Unicef ​​e del ministero della Salute, il 35% degli studenti nelle principali città del Gabon soffriva di obesità

Malattia cronica complessa e multifattoriale, l’obesità si accompagna ad un aumento della mortalità dovuta ad altre patologie, malattie cardiovascolari, diabete e alcuni tumori. La pandemia di Covid-19, in cui il sovrappeso rappresentava un fattore di rischio, ne è un esempio. L’obesità, con tutti i disturbi endocrini che ne conseguono, è ance un fattore di rischio significativo per il cancro.

L’obesità colpisce soprattutto i residenti delle aree urbane, anche se le aree rurali non sono oggi risparmiate. Vengono messi in evidenza il cibo spazzatura e lo stile di vita sedentario. Tra le cause, Colette Azandjeme, professoressa di sanità pubblica e nutrizionista presso l’ospedale materno infantile di Cotonou, in Benin, spiega a Rfi che “il modo di vivere è cambiato e si è occidentalizzato. Stiamo passando da una dieta molto più tradizionale a una dieta europeizzata e ad alto contenuto energetico. Siamo esposti a cibi sempre più trasformati e ultra-processati”. Allo stesso tempo, lo stile di vita è diventato più sedentario: “c’è pochissima attività fisica per compensare”, commenta. Col tempo abbiamo perso l’abitudine di camminare molto. Ci sono più moto, più automobili. Restiamo seduti più a lungo davanti alla televisione. Adottiamo attività piuttosto burocratiche: nelle vendite, nel commercio dove stiamo seduti più a lungo. A ciò si aggiungono la mancanza di sonno e l’aumento dello stress.

L’Oms raccomanda una serie di provvedimenti, come tassare le bevande zuccherate, sovvenzionare i cibi sani, limitare la commercializzazione di cibi nocivi ai bambini, incoraggiare l’attività fisica. 

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