Nigeria, i contraccolpi della chiusura dei campi sfollati

di Valentina Milani
rifugiati

Dopo che le autorità del nord-est della Nigeria hanno chiuso una dozzina di campi per sfollati a causa del conflitto jihadista nella regione, gli altri campi sono sempre più sovraccarichi. A mettere in luce la problematica è Africanews ricordando che l’anno scorso le autorità dello Stato di Borno hanno chiuso i campi, affermando di aver messo in sicurezza la campagna e le zone rurali. Sebbene il numero di attacchi sia diminuito negli ultimi anni, i militanti rimangono attivi nella regione e le persone sono state costrette a trovare rifugio altrove.

Migliaia di persone sono fuggite nella capitale dello Stato di Borno, Maiduguri. Il campo ufficiale Gsss è stato costruito per ospitare 25.000 persone, ma ora ne ospita 100.000, secondo le Nazioni Unite.

Per Aisha Usman, 40 anni, sfamare la sua famiglia sta diventando sempre più difficile. “Se il mio villaggio fosse pacifico, non passerei un giorno in più qui. Uomini e donne ora passano il tempo sotto gli alberi senza fare nulla a causa della guerra”, ha raccontato Aisha ad Africanews. “Prima di questa violenza, non trovavi mai nessuna ragazza adulta a casa, ma nella boscaglia a lavorare per guadagnarsi da vivere. Ma ora siamo stati ammassati tutti in un unico posto, facendo affidamento sugli aiuti, siamo come in una prigione”.

Secondo le Nazioni Unite, nel nord-est della Nigeria circa 4,4 milioni di persone soffrono di insicurezza alimentare. Di conseguenza, molte persone rischiano quotidianamente di lasciare la città per la sua periferia, per raccogliere legna o metalli al fine di poterli vendere.

A metà giugno, 11 contadini sono stati uccisi in un villaggio a soli 15 chilometri da Maiduguri, sulla strada per Damboa.

Nonostante ciò, le autorità dello Stato di Borno prevedono di chiudere tutti i campi rimasti nella regione entro il 2026, incoraggiando la popolazione a tornare ai propri villaggi e ai terreni agricoli.

Condividi

Altre letture correlate: