Libia | Ue in campo contro il traffico di armi

di Enrico Casale

Si chiama Irini, che in greco significa pace, la nuova task force a guida europea che sovrintenderà l’embargo di armamenti verso la Libia disposto dalle Nazioni Unite. Le navi da guerra che ne faranno parte saranno dispiegate sulla parte orientale della costa libica, tra Egitto e Grecia. È su questa rotta che transitano i cargo che portano armi sulla costa libica. La missione avrà il compito che quanto disposto dall’Onu, ovvero l’embargo sulle armi verso la Libia, sia rispettato. Tra i compiti secondari ci sono il monitoraggio sulle esportazioni illecite dalla Libia di petrolio, greggio e prodotti petroliferi raffinati; il rafforzamento delle capacità e alla formazione della Guardia costiera libica e della Marina militare nelle attività di contrasto in mare; dare un contributo alla lotta alle reti di trafficanti di esseri umani attraverso la raccolta di informazioni e il pattugliamento aereo.

La crisi della Libia, nel cui sottosuolo sono custodite grandi riserve di petrolio e gas, è iniziata nel 2011 con la caduta del regime di Muammar Gheddafi. Il crollo del regime, fortemente voluto da Francia, Regno Unito e Stati Uniti che hanno sostenuto la ribellione contro il raiss, ha gettato il Paese nel caos. Da allora, la nazione non ha ritrovato una propria stabilità politica e le amministrazioni che si sono succedute non sono riuscite a controllare le numerose milizie del Paese, che hanno iniziato a esercitare il potere reale in Libia. Le armi hanno cominciato a proliferare nonostante l’embargo. La violenza si è intensificata nel 2014 e dopo le contestate elezioni di quell’anno il Paese si è diviso tra due amministrazioni: quella di Fayez al-Serraj, che ha assunto la guida del Governo di accordo nazionale (Gna) basato a Tripoli ed è sostenuto da Turchia e Qatar; e quella guidata dal generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica, che ha trovato solidi alleati nei governi di Francia, Russia, Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Proprio Khalifa Haftar ha lanciato nei mesi scorsi un’offensiva militare che prosegue e che lo ha portato al controllo di grandi parti della nazione. La stabilizzazione della Libia «rimane una priorità assoluta per l’Unione europea», ha sottolineato l’Alto rappresentante per le politiche di sicurezza e gli Affari esteri dell’Ue, Josep Borell. La missione si avvarrà di grandi risorse marittime, satellitari e aeree.

In questo contesto particolarmente fragile, la Libia ha annunciato il suo primo decesso per coronavirus. Secondo quanto riporta la pagina Facebook del Centro nazionale di lotta alle malattie, si tratta di una donna di 85 anni. Il centro l’altro ieri aveva segnalato la rilevazione di dieci casi di Covid-19 del Paese in piena guerra civile e per questo molto male attrezzato per far fronte alla pandemia.

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