La borsa “Ghana Must Go”, tra storia e moda

di claudia

Una delle borse africane più celebri e diffuse, tristemente conosciuta ancora oggi con il nome “Ghana Must Go” racconta una storia difficile. Nel 1983, la Nigeria, a seguito di un ordine esecutivo presidenziale, espulse due milioni di migranti privi di documenti dell’Africa occidentale, metà dei quali provenivano dal Ghana. Le robuste borse a quadretti furono utilizzate dalle persone in fuga per raccogliere i propri averi. Oggi i marchi di moda di lusso la ripropongono nelle loro collezioni.

La Ghana Must Go è oggi una delle borse più utilizzate nel continente. Dal design pratico e versatile, si presta per lo spostamento di merci, ma si è diffusa oggi anche come oggetto di moda, che si lascia spesso ispirare dagli accessori tradizionali del continente, non sempre conferendo il giusto credito, sottolinea medium.com. Poco tempo fa marchi come Balenciaga e Louis Vuitton hanno lanciato la loro linea di borse dal design simile alle must-go del Ghana. Nel novembre dell’anno scorso, anche il fotografo nigeriano Obinna Obioma, ha utilizzato creativamente le borse per l’alta moda.

Il bagaglio ottenne questo soprannome in Nigeria nel 1983, quando migliaia di immigrati privi di documenti, la maggioranza dei quali erano ghanesi, furono espulsi, costretti ad andarsene o sarebbero stati arrestati. Le persone fuggirono portando con sé i propri averi racchiusi nelle borse a quadretti, diventate poi un simbolo. L’espulsione è stato un provvedimento preso dal presidente per rispondere a un periodo di forte disoccupazione e crisi del Paese. Alcune fonti sostengono invece che si sia trattato di una ritorsione nei confronti del Ghana dopo che Kofi Abrefa Busia (primo ministro del Ghana dal 1969 al 1972) aveva prima espulso un gran numero di migranti nigeriani dal Ghana.

Se, da una parte, le borse a quadretti sono state spesso citate nella musica, nei film e nella letteratura divenendo nel tempo un simbolo di resilienza e resistenza africana, dall’altra continuano a ricordare, a partire dal nome, dei fatti drammatici, il simbolo dell’esclusione e dell’intolleranza. Un passato con cui i due Paesi devono ancora fare ancora i conti, sottolinea il Mail and Guardian.

I robusti sacchetti di plastica oggi sono ancora spesso usati dagli africani che viaggiano per grandi distanze. Quando tornano nel Paese d’origine usano spesso borsa per trasportare bagagli pesanti. All’inizio di dicembre l’Ethiopian Airlines in Nigeria le ha bandite dai suoi voli, riporta la Bbc. In una nota l’Etiopia Airlines ha affermato che il divieto è stato introdotto a causa “del frequente verificarsi di danni ai nastri trasportatori in vari aeroporti, con conseguenti costi significativi sostenuti dalle compagnie aeree coinvolte”.

Nel alcuni paesi del continente questa borsa oggi è chiamata anche “borsa Mashangaan” o”Khonz’ekhaya”. In Kenya la borsa è comunemente conosciuta come Osuofia Bag”.

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