Influencer, stiliste e cantanti contro il fat shaming

di Stefania Ragusa

Si intitola Fière d’être moi-même, ossia ‘fiera di essere me stessa’ il libro che Gaëlle Prudencio sta per portare in libreria (Edizioni Leduc, uscita prevista il 26 gennaio). È un lungo racconto autobiografico in cui la stilista e influencer, nata e cresciuta a Dakar da genitori del Benin, racconta il suo viaggio verso l’autoaccettazione e l’impegno per portare nel rigidissimo mondo della moda la libertà di essere in sovrappeso. «Un viaggio verso la libertà ritrovata», lo ha definito.

Gaëlle Prudencio è considerata una delle pioniere del movimento body positive e vanta oltre 55mila follower su Instagram. La sua idea è che un brand che non prenda in considerazione taglie superiori alla 54 non possa essere considerato inclusivo. Non per niente Ibilola, la sua linea di abiti in wax (il cotone stampato a cera che è considerato la stoffa africana per antonomasia) realizzata a Cotonou arriva alla 62. Quando presentò la sua prima collezione on line, tre anni fa, in 15 minuti fece il tutto esaurito. Questo dimostra che la necessità di rivedere taglie ed estetiche non riguarda solo una nicchia di persone. Non è un problema occidentale o solo dei bianchi, ma riguarda la società trasversalmente.
Prudencio ha cominciato la sua carriera di attivista del fashion dieci anni fa, con un blog in cui parlava di se stessa e dava spazio alle sue soluzioni creative ed eleganti per ragazze oversize. Lei rientra nella categoria. Ha incominciato a prendere peso a 12 anni, in seguito al suicidio di una sorella ed è stata vittima del cosiddetto fat shaming e del bullismo da parte dei coetanei. Spesso si pensa che tra gli africani essere grassi non costituisca un problema. La verità, afferma Prudencio, è che la grassezza è consentita, quasi apprezzata, nelle donne di una certa età e che hanno avuto figli. Le ragazze giovani devono essere filiformi. Non è un caso che i disturbi del comportamento alimentare siano in aumento anche sul continente.

In questa battaglia Gaëlle Prudencio non è sola. Contro la dittatura della taglia 40 si batte anche Yasmine Agbantou, designer franco-beninese di stanza a Londra, creatrice del brand Mimine AG, che proprio quest’anno, con l’arrivo della collezione Rebellion, si è posizionato a pieno titolo tra quelli plus size. Sta facendo discutere i videoclip della cantante e modella di origine camerunese Yseult Onguenet, conosciuta semplicemente come Yseult, videoclip in cui l’artista 26enne si mostra nuda e trasgressiva in tutta la sua imponenza. L’esempio dell’americana Lizzo può averla influenzata, ma Yseult, che ha una voce meravigliosa e cantanta brani bellissimi, ha in realtà sempre dichiarato di essere molto orgogliosa del suo corpo. La tendenza in ogni caso viene da lontano. È stato nel 2013 che l’imprenditrice di origine congolese Blanche Kazi ha dato vita alla Pulp Fashion Week, il primo evento di moda dedicato in Francia alle taglie forti.

(Stefania Ragusa)

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