Il Ghana punta sull’acquacoltura

di Valentina Milani

È stato inaugurato in Ghana un Centro nazionale di acquacoltura e allevamenti commerciali del valore di 10 milioni di dollari per aumentare la produzione nazionale e ridurre le importazioni di pesce. Come si legge sui media locali, il Centro dovrebbe fornire formazione e supporto all’avviamento a 300 imprenditori dell’acquacoltura e produrre 50.000 tonnellate di pesce entro cinque anni.

L’azienda, che opera sotto l’egida del ministero della Pesca e dello Sviluppo dell’Acquacoltura (MoFAD) presso le Diary Farms di Amrahia, comprende anche aule e alloggi per studenti e personale, officina meccanica, magazzini per l’imballaggio, una struttura per la conservazione a freddo di prodotti chimici, un serbatoio d’acqua e una centrale elettrica.

Il ministro del settore, Mavis Hawa Koomson, ha dichiarato che il Centro utilizzerà tecnologie all’avanguardia per aumentare la produzione ittica totale annuale del sotto-settore dell’acquacoltura. “A causa del picco di raccolta dalla pesca selvatica, l’acquacoltura è ampiamente riconosciuta come un modo efficace per soddisfare la domanda di pesce di una popolazione in crescita”, ha detto.

Con oltre 600.000 tonnellate di pesce importate ogni anno in Ghana, si stima che il pescato annuale del Paese sia inferiore a 400.000 tonnellate. L’acquacoltura è stata quindi identificata come il mezzo per colmare questo divario e realizzare il programma di trasformazione della pesca.

L’acquacoltura è una delle forme di produzione ittica in più rapida crescita in Ghana, dato che circa il 90% della pratica si concentra sull’allevamento di pesci gatto e tilapia in acqua dolce. Al contrario, l’acquacoltura marina – che si riferisce alla coltivazione di specie oceaniche come ostriche, vongole, cozze, gamberi, salmone e alghe – è poco diffusa a causa della mancanza di investimenti in competenze, finanziamenti e tecnologie.

Poiché gli stock marini del Paese rischiano continuamente di esaurirsi, negli ultimi anni il MoFAD ha messo in atto strategie per arginare il fenomeno.

Attualmente il Ghana importa oltre il 60% del proprio pesce. Il MoFAD ha attribuito queste elevate importazioni all’esaurimento delle scorte del Paese e alla necessità di affrontare con urgenza il problema.

Nel frattempo, la pesca illegale – la più grande piaga che affligge il settore della pesca secondo la Environmental justice foundation (Ejf) – priva il Paese di oltre 80 milioni di dollari all’anno.

Secondo la Ejf, l’industria della pesca in Ghana apporta ogni anno oltre 500 milioni di dollari all’economia e impiega oltre 3 milioni di persone nella catena del valore.

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